Cari Fratelli e Sorelle,
prendo spunto dalla seconda lettura della Parola di Dio che abbiamo ascoltato per offrire una riflessione sull’importanza della Pasqua di Gesù e un messaggio di speranza e di serenità nel tempo che stiamo vivendo.
San Paolo usa un esempio di vita quotidiana che tutti capivano perché in ogni casa si impastava e si cuoceva il pane. Era indispensabile il lievito che, però, se era vecchio intossicava tutta la pasta e rovinava il pane. Ai suoi cristiani l’apostolo ricorda che prima di convertirsi e ricevere il battesimo erano come la pasta rovinata da un lievito tossico: il lievito «della malizia e della perversità». La malizia è il piacere di essere disonesti, di trarre in inganno mostrandosi per quello che non si è, di approfittare subdolamente dell’altro, La perversità è il gusto di soddisfare i vizi quali la lussuria, l’avarizia, l’ira, la gola. Tutti erano intossicati da questo lievito rancido che deteriorava la via personale e sociale.
Nella prima lettura san Pietro presenta Gesù come colui che è venuto da Dio per introdurre tra gli uomini un lievito nuovo e buono. È passato tra la gente, di paese in paese, «beneficando e risanando coloro che stavano sotto il potere del diavolo». Risanava i cuori delle persone dalla malizia e dalla perversità (sentimenti del diavolo). Questo era il lievito nuovo che si chiamava misericordia, perdono, amore di Dio.
Ma la malizia e la perversità non hanno sopportato Gesù e lo hanno eliminato appendendolo ad una croce; così il suo lievito buono sarebbe andato disperso. Quando Maria, sua madre, Giuseppe d’Arimatea e le donne lo chiusero pietosamente nel sepolcro sembrava che, alla fine, avesse vinto ancora il male. A questo si erano rassegnati gli apostoli come anche noi rischiamo spesso di rassegnarci, senza tanta speranza per un futuro migliore.
Ma il mattino di Pasqua, le stesse donne che avevano partecipato alla sepoltura di Gesù trovarono l’ingresso del sepolcro spalancato e all’interno un angelo il quale le informava che non dovevano cercare lì i resti mortali del loro Maestro. Gesù era uscito risorto distruggendo quella malizia e perversità che si erano accanite su di lui fino alla morte in croce. Il lievito buono dell’amore di Dio che riempiva il suo cuore aveva risanato il suo corpo dal male, per noi incurabile, della morte ed era risorto con le ferite della passione di dolore e di amore che aveva subito.
Se le donne volevano ritrovare Gesù non dovevano cercarlo nella tomba ma in mezzo ai suoi apostoli che subito egli era andato a visitare. Egli era andato a trasmettere anche a loro la stessa risurrezione dalla morte che lui aveva vissuto per primo. Nei loro cuori infuse, col dono dello Spirito Santo, il lievito del suo stesso amore e li risanò dalla malizia e dalla perversità. Attraverso gli apostoli diffuse questo lievito non solo in Palestina ma in tutto il mondo. Da questa trasformazione dei cuori sono sorti i martiri e i santi in tutti i secoli e in tutti i continenti.
La risurrezione di Gesù si è propagata in tutto il mondo perché i santi sono persone veramente guarite e risorte dal male mortale della malizia e della perversità e vivono di serena speranza e diffondono speranza.
Di questa risurrezione il mondo ha bisogno anche oggi. Ce lo fa toccare con mano la pandemia perché sta portando allo scoperto la perversità di chi cerca i propri interessi anche in mezzo alla disgrazia, la malizia che comunque continua i suoi giochi di potere, la paura che chiude i cuori in se stessi, la fragilità delle nostre speranze.
Abbiamo bisogno di accogliere il lievito buono del suo amore che ha la forza di trasformare la vita nostra come è la sua. Abbiamo bisogno di santi che vivono la risurrezione di Gesù disintossicando il cuore dalla malizia e dalla perversità e impastandolo di amore e di sincerità.
In ognuno di noi può avvenire questa risurrezione dentro la nostra vita quotidiana; così porteremo la Pasqua in famiglia, nel lavoro, in mezzo alla gente. Questa è la speranza che abbiamo bisogno di respirare. Buona Pasqua!