(2 Corinzi 4,14-5,1; Giovanni 6,37-40)
D. Giuseppe Jaculin ha espresso il desiderio di tornare nella sua terra per ricevere l’ultimo saluto cristiano e, specialmente, la preghiera di suffragio dei suoi Vescovi, dei confratelli sacerdoti e della comunità cristiana.
La morte di una persona che ci è stata vicina fa nascere nel cuore uno spontaneo sentimento di pietà che, per coloro che hanno speranza, si manifesta nella preghiera, ultimo atto di amore e di solidarietà vera verso i nostri defunti.
Viviamo gli anni di vita terrena, che il Signore ci assegna, presi da tanti impegni, tra gioie e dolori, con tensioni e preoccupazioni che ci portano a confrontarci e, a volte, a scontrarci con le persone che ci sono accanto. La morte ferma tutto e stende come un velo di silenzio che ci porta alla meditazione sul senso della esistenza umana.
Davanti ad una persona cara che è avvolta dal silenzio della morte riconosciamo vere le parole del salmo 38: ‘Vedi, in pochi palmi hai misurato i miei giorni e la mia esistenza davanti a te è un nulla. Solo un soffio è ogni uomo che vive, come ombra è l’uomo che passa, solo un soffio che si agita, accumula ricchezze e non sa chi le raccolga’.
Anche la vita di d. Giuseppe Jaculin, che pure è durata 90 anni, ci sembra ora un soffio che alla fine si consegna a Dio a cui appartiene il soffio divino che Egli ha messo in ognuno di noi. Egli mette ora nelle mani di Dio tutto ciò che ha vissuto nei giorni passati, comunque, in fretta.
D. Giuseppe Jaculin porta ora davanti al suo Signore la sua esistenza di uomo, di cristiano e di sacerdote; pochi giorni fa aveva ricordato il 66° anniversario della sua ordinazione sacerdotale. La sua è stata un’esistenza divisa, quasi, tra un forte attaccamento alla sua terra natale e un’apertura alla missione della Chiesa.
Non ha mai abbandonato le Valli del Natisone dove era nato a S. Leonardo. Per le popolazioni di queste valli, specialmente nei primi anni di sacerdozio e assieme ad altri confratelli, si era impegnato a fondo perché arrivassero le strade, l’energia elettrica e quei servizi che avevano i territori vicini. Si era appassionato alla cultura e alle tradizioni particolari della sua gente studiando e scrivendo, spesso con forte vivacità come era proprio del suo temperamento, a volte anche fin troppo battagliero.
Accanto all’attaccamento alle sue radici umane e culturali, d. Giuseppe ha sviluppato per anni un impegno di predicazione, in diocesi e fuori, dai tratti missionari.
L’incontro con p. Lombardi e con ‘Mondo migliore’ lo ha coinvolto profondamente e, confortato dal Vescovo mons. Zaffonato, si è dedicato con entusiasmo e generosità al ministero della parola tra i giovani nei collegi, tra le famiglie, nelle comunità cristiane.
In questo ministero è stato da molti apprezzato e varie persone hanno continuato a frequentarlo come consigliere spirituale anche negli anni della sua vecchiaia.
Negli ultimi tempi le forze sono venute meno progressivamente e nella debolezza è cresciuta in lui anche una pacificazione interiore e l’intenzione spirituale di offrire le sue sofferenze per i sacerdoti e per la Chiesa.
Ora è completamente nelle mani di Gesù risorto. Sono mani sicure anche per d. Giuseppe perché anche per lui sono le parole di Gesù che abbiamo ascoltato nel Vangelo: ‘E questa è la volontà di colui che mi ha mandato, che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma lo risusciti nell’ultimo giorno’.
Per 66 anni d. Giuseppe Jaculin ha avuto quotidianamente Gesù tra le mani nella celebrazione eucaristica e, dopo aver fatto lui per primo la comunione con il Corpo del Signore, lo ha donato ai fratelli in quello che è il servizio più alto che un sacerdote offre nella Chiesa.
Ora è nelle mani del Signore Gesù, al quale si è consacrato totalmente nel sacerdozio, e noi preghiamo perché lo risusciti nell’ultimo giorno. Mentre il corpo, provato da tante vicende della vita, viene disfatto, d. Giuseppe riceva una dimora eterna, non costruita da mani d’uomo, nei cieli nella quale attende anche noi nella comunione dei santi.