Omelia in occasione della Giornata mondiale della pace (1° gennaio 2021)

01-01-2021

Cari Fratelli e Sorelle, 

l’antica benedizione di Mosè sul popolo ebraico, riportata nella prima lettura biblica, ci ha introdotto nel nuovo anno civile: «Ti benedica il Signore e ti custodisca. Il Signore faccia risplendere su di te il suo volto e ti faccia grazia. Il Signore rivolga su di te il suo volto e ti conceda la pace». In queste parole di consolazione, si rivela non un Dio lontano e anonimo, ma un Dio con un volto di padre e di madre che si prende cura dei suoi figli che ha voluto e creato. 

Questo è il Volto di Dio che ci ripropone anche Papa Francesco nel suo messaggio per il primo dell’anno 2021, 54ma Giornata mondiale della Pace, dal titolo: «La cultura della cura come percorso di pace». Scrive al p. 3: «La Sacra Scrittura presenta Dio, oltre che come Creatore, come Colui che si prende cura delle sue creature, in particolare di Adamo, di Eva e dei loro figli»; cioè, dell’umanità. Questo è il punto di partenza dell’importante riflessione che il Santo Padre offre alla nostra meditazione dedicata alla “cultura della cura” come condizione della pace. 

Mi limito ad alcune sottolineature lasciando l’intero testo alla lettura personale; ne vale la pena.

Dio si è rivelato con cuore di Padre. Così lo ha presentato anche Gesù: «Siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti» (Mt 5,45). Egli ci ha creati a sua immagine e noi uomini possiamo accorgerci di portare la sua impronta dal fatto che, a nostra volta, siamo predisposti a prenderci cura gli uni degli altri e del creato, il giardino nel quale vivere bene tutti assieme. 

Prendersi cura del prossimo e della natura non è, quindi, un di più a cui qualche animo generoso può dedicarsi, ma è la condizione per vivere e per vivere bene assieme. Questa è la nostra vocazione di figli di Dio ed è la condizione indispensabile per una pace vera e duratura in questo mondo. 

Purtroppo, dobbiamo constatare che nell’uomo esiste anche la forte tentazione a venir meno a questa vocazione. La Bibbia la mostra presente già in Caino il quale, a Dio che gli chiede conto della vita di Abele, dichiara in modo arrogante: «Sono forse io il custode di Mio fratello?» (Gen 4,9). In quel momento, però, Caino aveva cancellato nel suo cuore l’immagine di Dio e si era consegnato a Satana, l’Avversario di Dio e degli uomini. La conseguenza fu che divenne omicida e andò errando ramingo come uno che non ha più requie nel suo animo. 

Già dal libro della Genesi, la Sacra Scrittura ci mostra con chiarezza incontrovertibile quella che il Papa definisce “la bussola” con la quale orientarsi nella vita personale e sociale per creare un mondo di pace. Ogni volta che questa bussola impazzisce, l’umanità va incontro alle conseguenze già descritte nella vicenda di Caino. Se non ha più come punto di riferimento l’imperativo di prendersi cura del fratello, l’uomo genera immediatamente ingiustizie, trasforma i più deboli in materiale di scarto e rovina l’armonia tra sé e la natura. 

Non mi soffermo su esempi che possiamo trovare accennati nel messaggio pontificio e che credo siano evidenti a tutti noi. Piuttosto, accenno al riferimento alla pandemia per Covid-19 con cui il Papa apre la sua riflessione. Dopo aver fatto un breve elenco di alcune gravi conseguenze che tutti tocchiamo con mano, scrive: «Questi e altri eventi, che hanno segnato il cammino dell’umanità nell’anno trascorso, ci insegnano l’importanza di prendersi cura gli uni degli altri e del creato, per costruire una società fondata su rapporti di fratellanza». 

Questo è il compito concreto che ci sta consegnando l’inedita e grave crisi sanitaria di cui ancora non riusciamo a misurare le conseguenze. Essa ci ripropone il compito che Dio aveva affidato fin dall’inizio all’uomo e che il Papa così riassume: «Promuovere la cultura della cura come percorso di pace. Cultura della cura per debellare la cultura dell’indifferenza, dello scarto e dello scontro, oggi spesso prevalente». 

Lo Spirito di Dio ci ispiri tutti per resistere alla tentazione di approfittare anche della pandemia per ricavarne vantaggi a scapito di chi è più debole; tentazione che vediamo già serpeggiante qua e là. 

Illumini, invece, la nostra coscienza per vedere e seguire la bussola giusta che ci porterà fuori della bufera in cui ci troviamo: la bussola della cultura della cura, ognuno per la parte che la Provvidenza gli ha assegnato.