Omelia in occasione delle esequie di don Massimiliano Zanandrea (15 luglio 2020)

15-07-2020

FUNERALE DI DON MASSIMILIANO ZANANDREA  2 Cor 4,14-5,1; Gv 12,23-26

Cari Fratelli e Sorelle,

tra le carte di don Massimiliano abbiamo trovato un foglio senza data nel quale egli aveva iniziato a scrivere il suo testamento spirituale. Anche se il testo è incompleto, credo don Massimiliano abbia piacere se lo ascoltiamo assieme mentre gli stiamo dando l’ultimo saluto cristiano con la Santa Messa di esequie. È lui che ci parla per l’ultima volta con tutta la sincerità del suo cuore: «È giunto il momento anche per me di sciogliere gli ormeggi, di tendere le vele, di salpare sul mare della mia vita verso la meta che il Signore mi indica. “Ho combattuto la buona battaglia, sono giunto al termine della mia corsa, ho conservato la fede”. Non voglio leggere a ritroso la mia vita, mi riempirebbe di sofferenza per la mia pochezza; mi richiamerebbe la mia povertà umana; mi rinfaccerebbe tanta grazia e tanti doni di Dio da parte mia non corrisposti, né utilizzati al meglio. Non sempre ho saputo sfruttare il vento favorevole, né ho avuto coraggio di affrontare il mare in burrasca; e non sempre mi sono ricordato che al timone della barca c’era Colui che mi ha chiamato. Nella mia vita ho amato, ho sofferto, sono caduto, ma non ti ho mai abbandonato. Ho conosciuto la mia debolezza ma non ho perso speranza nella tua misericordia».

Con poche ed essenziali parole don Massimiliano riassume davanti a Dio e davanti a noi la sua vita di sacerdote.

«Nella mia vita ho amato»: tutti noi in questo momento siamo pronti a confermare che questo è vero. Con il suo carattere pieno di sua umanità ricca e genuina e col suo cuore di vero pastore don Massimiliano ha amato. Ne è testimonianza l’affetto spontaneo e profondo che tanti parrocchiani hanno mostrato verso di lui in questi mesi del suo calvario. Sento doveroso spendere, in particolare, una parola di riconoscenza per i familiari di don Massimiliano (la sorella e i nipoti) che gli sono stati tanto vicini, per i confratelli sacerdoti sia diocesani che della comunità di Don Orione, per il personale sanitario e per tutti i parrocchiani e le altre persone amiche che lo hanno assistito  fino alla fine. È stato circondato di affetto perché lui, per primo, aveva amato con cuore fedele e delicato.

«Ho sofferto»: non sono mancate certamente le prove e le sofferenze lungo i 51 anni di ministero sacerdotale di don Massimiliano. È lungo l’elenco delle tante parrocchie che egli ha servito. Dopo una breve esperienza di vicerettore del seminario, è stato cappellano di Osoppo dove, poi, è stato nominato parroco ad appena 35 anni. È stato, successivamente, inviato a Cisterna; poi, a Bertiolo, Pozzecco e Virco. È giunto, quindi, a Gonars e Ontagnano, man mano, la guida pastorale di Fauglis e, nel 2018, anche delle parrocchie dei comuni di Bicinicco e Santa Maria La Longa. Tanti cambiamenti e tante situazioni nuove da affrontare hanno portato inevitabilmente con sé anche sofferenze e fatiche con momenti di prova.

«Ho conosciuto la mia debolezza»: quando don Massimiliano scriveva queste parole non poteva immaginare fin a che punto la volontà di Dio gli avrebbe chiesto di conoscere la debolezza. Quando alcuni anni fa gli è stata diagnosticata la malattia del parkinson è stato per lui un momento di grande prova. Per quanto ho potuto intuire, ha affrontato una sofferta lotta interiore dalla quale l’ho visto uscire con rinnovata e quasi commovente disponibilità a continuare a fare il parroco e, anzi, ad assumersi il carico di altre parrocchie. Alla fine, in questi ultimi mesi, Dio, nei suoi misteriosi progetti, gli ha chiesto anche di vivere il calvario di una debolezza estrema. 

Nel suo breve scritto, don Massimiliano aggiunge anche altre parole che sono ancora più importanti perché ci mostrano il profondo del suo cuore: «Sono caduto, ma non ti ho mai abbandonato; ho conosciuto la debolezza ma non ho perso la speranza nella tua misericordia». Qui sta veramente il suo segreto che oggi ci rivela e che ci lascia come suo testamento più prezioso. Nei momenti belli e brutti, facili e difficili della sua vita, don Massimiliano ha avuto un punto fisso che si chiama Gesù: «Non ti ho mai abbandonato e non ho perso la speranza nella tua misericordia». Gesù lo aveva unito a sé nel battesimo e lo aveva chiamato ad essere suo sacerdote ed egli ha risposto tenendolo sempre al centro del cuore, unica sicurezza e speranza della sua vita.

Ora don Massimiliano sta incontrando il suo Signore che mai ha abbandonato e noi lo accompagniamo con la nostra commossa e riconoscente preghiera. Le parole di san Paolo che abbiamo ascoltato nella prima lettura sembrano scritte anche per «Per questo non ci scoraggiamo; ma se anche il nostro corpo esteriore si va disfacendo, quello interiore invece si rinnova di giorno in giorno. Infatti, il momentaneo, leggero peso della nostra tribolazione, ci procura una quantità smisurata, eterna di gloria». 

Dopo che ha conosciuto il peso della tribolazione con il corpo che si andava disfacendo, ora riceva la gloria che Gesù riserva ai suoi servi fedeli e contini ad intercedere per noi. 

Gonars, 15 luglio 2020