OMELIA NELLA SANTA MESSA DI MEZZANOTTE DI NATALE

25-12-2010


 


Care sorelle e fratelli,


dedichiamo qualche minuto per tornare con il nostro pensiero al brano del Vangelo di Luca che abbiamo appena ascoltato. L’evangelista racconta come nacque Gesù, in mezzo a quali circostanze e avvenimenti. Per noi non è certamente un racconto nuovo; tutti lo conosciamo fin da bambini e lo abbiamo rappresentato nel presepio. Ma è anche un racconto nuovo perché siamo diversi noi che lo abbiamo ascoltato. Forse anche lo scorso anno siamo venuti alla S. Messa di mezzanotte però nessuno di noi è nella identica situazione personale, familiare, sociale e, forse, economica.


Per questo suggerisco a tutti un momento di meditazione sul racconto evangelico della nascita di Gesù per chiederci: come risuona quest’anno nel mio animo? Quali  parole  mi restano maggiormente impresse?


Nella notte del Natale, un angelo rompe il silenzio che avvolgeva tutte le cose e gli uomini. Si rivolge a dei pastori che vegliavano il gregge: ‘Vi annuncio una grande gioia, che sarà per tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore’.


Il mio compito, cari cristiani che mi ascoltate, è quello di continuare a portare a Udine, come a Betlemme, l’identico annuncio dell’angelo: ‘Dio ci ha dato il Salvatore che dona la vera gioia e si chiama Gesù Cristo Signore’. Per questo sono stato consacrato Vescovo 10 anni fa e per questo ho accettato di venire nella terra friulana, che sto sempre più conoscendo e apprezzando.


Altri erano gli interessi e gli argomenti di conversazione a Gerusalemme nei giorni in cui l’angelo scese dal cielo per portare il suo annuncio. Si parlava dell’imperatore romano e del censimento che aveva decretato per sapere su quanti sudditi poteva contare. L’imperatore Cesare Augusto sembrava l’autorità che determinava le sorti dei popoli. Da lui e dalle sue decisioni poteva venire una salvezza.


Sono simili le preoccupazioni e i temi di conversazione che ci occupano in questo Natale: le vicende politiche, l’andamento della crisi economica, le decisioni di coloro che in questo momento hanno il potere di legiferare determinando la vita del popolo. Da loro sembra dipendere la salvezza o la rovina della vita quotidiana della gente.


L’angelo, però, non invita a guardare verso l’imperatore per trovare un salvatore ma verso una mangiatoia dove è stato appena posto il primogenito di due giovani genitori che venivano da Nazaret. E’ lui il Salvatore perché non è un semplice uomo che si è conquistato il potere con mezzi umani; viene da Dio. E’ il Figlio di Dio venuto tra gli uomini per essere per loro via, verità e vita.


Non trova, l’angelo, molti ascoltatori interessati, soli alcuni poveri pastori che andarono dal bambino e, per primi, si inginocchiarono davanti a lui facendo un atto di fede e di adorazione. Ma da quei pastori l’annuncio dell’angelo si diffuse in tutto il mondo fino a giungere anche alle nostre terre e alla città di Aquileia.


Forse neppure il mio annuncio trova molti ascoltatori attenti. Trova, però, voi che siete venuti alla S. Messa e che siete molti di più dei pastori.


A voi ‘ e prima di tutto a me ‘ ripeto: non cerchiamo il salvatore nei potenti di turno. Non sono loro che hanno la forza di salvare la nostra vita. Al massimo potranno orientare un po’ il bene comune della società.


Un Salvatore può venire solo dal cielo ed è venuto ed è per sempre in mezzo a noi. Per incontrarlo, però, è necessario ascoltare anche la Parola che viene da Dio e non solo le chiacchiere degli uomini. E’ necessario muoversi ed andare a inginocchiarsi davanti a Lui e adorarlo. E’ necessario, almeno a Natale, spogliarci delle nostre presunzioni e sentirci poveri come i pastori perché questa è la nostra verità che ho rivisto in questi giorni visitando i nostri fratelli delle case di risposo, dell’hospice, le comunità di accoglienza.


Inginocchiati davanti al Figlio di Dio, bambino in una mangiatoia, possiamo confessargli in preghiera: sono un uomo debole e povero che ha bisogno di un Salvatore a cui affidare le proprie speranze e la vita. E accanto a noi vedremo altre persone deboli come noi e inginocchiate come noi davanti a Gesù. Lì sarà facile aprire il cuore e tenderci la mano.


Così nasce nei cuori la ‘grande gioia’ che l’angelo promette ai pastori: la gioia di poter finalmente toglierci la maschera e confessare a Gesù tutta la nostra pochezza e paura, la gioia di stringerci la mano tra poveri che hanno trovato insieme il Salvatore.


Auguro questa gioia di Natale a me, a voi, alle vostre famiglie, alla città di Udine e al popolo friulano.