L’INFERNO
1. La possibilità dell’inferno
Il cammino della nostra esistenza ci sta portando verso la morte dove ci attende Gesù risorto. In quel momento, sotto lo sguardo misericordioso del Signore e in piena verità, vedremo come abbiamo speso i giorni che erano stati messi a nostra disposizione.
Se ci affideremo a Gesù con il più grande atto di fiducia della nostra vita e metteremo tra le sue mani le povere opere di bene compiute, lo sentiremo dirci: ‘ Bene, servo buono e fedele. Sei stato fedele nel poco; entra ora nella gioia eterna del tuo Signore’ .
Porteremo con noi anche tante miserie dalle quali saremo liberati da un ultimo e sofferto atto di purificazione (il purgatorio).
Non possiamo, però, dimenticare che la Sacra Scrittura prospetta anche un’altra, terribile conclusione del giudizio finale: la condanna eterna all’inferno.
Per definire l’inferno riprendo le parole di Benedetto XVI nell’enciclica Spe salvi: ‘ Possono esserci persone che hanno distrutto totalmente in se stesse il desiderio della verità e la disponibilità all’amore. Persone in cui tutto è diventato menzogna; persone che hanno vissuto per l’odio e hanno calpestato in se stesse l’amore. È questa una prospettiva terribile, ma alcune figure della stessa nostra storia lasciano discernere in modo spaventoso profili di tal genere. In simili individui non ci sarebbe più niente di rimediabile e la distruzione del bene sarebbe irrevocabile: è questo che si indica con la parola inferno‘ (n. 45).
La condanna all’inferno è riservata a persone che hanno vissuto rifiutando, con orgoglio, Dio e insensibili ai fratelli. Essi nemmeno al momento della morte compiono, come il ladrone sulla croce, un estremo atto di umile affidamento alla misericordia di Gesù; anzi, la rifiutano per sempre come Satana e con Satana con cui saranno dannati ad un tormento inestinguibile che Gesù chiama ‘ fuoco eterno’ (Mt 25, 41) o ‘ tenebre, pianto e stridore di denti’ (Mt 8,12).
2. L’inferno non è contro la misericordia di Dio
L’inferno è una verità di fede difficile da accettare. E’ difficile accettarne l’esistenza e, più ancora, la durata eterna. Crea inquietudine immaginarci condannati ad un tormento continuo e che non finirà mai.
Ha fatto nascere anche in grandi autori cristiani la domanda: la verità dell’inferno non è contro la verità della misericordia di Dio? Se Dio è solo misericordia infinita e onnipotente come può condannare ad un tormento eterno degli uomini che ha creato per la vita e per la gioia?
A questa domanda molto seria la Rivelazione cristiana dà una risposta altrettanto seria e impegnativa: l’inferno non è la negazione della misericordia infinita di Dio ma è dentro questa misericordia. Anche l’inferno ci mostra quanto Dio ha amato e sempre e solo amato noi uomini e ogni uomo. Il segno del suo amore è il rispetto assoluto che ha avuto per la nostra libertà.
Il primo atto di amore infinito del nostro Dio è stato l’aver chiamato dal nulla una creatura che aveva il dono della libertà. Grazie alla sua libertà la creatura era capace di rispondere all’amore di Dio con riconoscenza e amore. Solo nella libertà è possibile il dialogo dell’amore.
Ma questo atto di amore assoluto è stato anche il più grande ‘ rischio’ di Dio perché, una volta creata libera, la creatura poteva anche non rispondere, rifiutare l’amore che l’aveva generata, rompere il dialogo con il suo Dio.
Questa terribile possibilità si è avverata fin dall’inizio con gli angeli ribelli che non hanno adoperato la loro libertà per lodare con gioia e riconoscenza Colui che li aveva riempiti del suo amore. Quasi ubriachi della loro libertà si sono contrapposti a Dio presi dalla superbia di essere come Dio in competizione con Lui. La superbia è diventata odio contro l’amore e gli angeli sono diventati demoni, satana e i suoi alleati.
L’odio di satana contro Dio lo ha spinto a tentare di rovinare l’opera di Dio, specialmente l’altra creatura a cui Dio ha donato la libertà, l’uomo. La Bibbia si apre con il racconto della creazione nella quale Dio fa solo cose buone e, alla fine, crea l’uomo che è la cosa ‘ molto buona’. Ma subito entra in azione satana che trascina gli uomini dentro la sua stessa superbia convincendoli a mettersi al posto di Dio, padroni del bene e del male.
Il mondo appare, così, come lo descrive la parabola del buon grano e della zizzania. Questa parabola è la fotografia realistica dell’umanità: è come un campo in cui Dio ha messo tante cose belle, ma un avversario ha seminato un male cattivo e assurdo come assurde sono le guerre, le repressioni dei più deboli, i campi di sterminio, i bambini che muoiono di fame.
In mezzo a questo campo, infestato dalla zizzania, Dio ha piantato la croce di Gesù che è l’albero della vittoria dell’amore di Dio su tutto il male che avvelena il mondo.
Cinque giorni prima della sua crocifissione Gesù esclama: ‘ Ora è il giudizio di questo mondo; ora il principe di questo mondo sarà gettato fuori. Io, quando sarò elevato da terra, attirerò tutti a me». Questo diceva per indicare di qual morte doveva morire’ (Gv 12,31-33).
Sulla croce, Gesù, il Figlio di Dio, spalanca le braccia e il cuore per accogliere tutti, anche i più grandi peccatori, purché si lascino attirare da lui e si affidino alla sua misericordia senza limiti. Per rifiutare Gesù e il suo amore crocifisso bisogna avere il cuore avvelenato dalla superbia e dall’odio contro l’Amore e contro la vita.
In questa condizione è satana che davanti alla croce di Gesù viene sconfitto e gettato fuori in quel luogo di tormento che è l’inferno.
Ci possono essere uomini che si lasciano tentare da satana al punto da diventare suoi alleati contro Dio e contro gli uomini, pieni di superbia contro l’amore di Dio e di disprezzo cinico verso i propri simili.
Essi creano inferni in questo mondo. Quanti terribili inferni abbiamo visto – e ancora vediamo – inghiottire vittime inermi, torturate e distrutte da persone inique che non hanno rispettato né Dio, né la minima dignità degli uomini.
C’è un ‘ mistero di iniquità’ che avvelena l’umanità con una cattiveria presuntuosa e insensata. Contro di esso Gesù ha portato il Mistero dell’Amore e della Misericordia di Dio.
Ogni uomo è posto di fronte alla scelta libera e decisiva. Può lasciarsi attirare da Gesù crocifisso seguendo il suo amore fino ad affidarsi umilmente a Lui al momento della morte e sarà certamente accolto nel suo Regno.
Ma può, anche, vivere di presunzione contro il Signore e di durezza di cuore verso gli uomini, alleandosi al male e allo spirito del male. E al momento finale della sua vita può perseverare in questa durezza di cuore che gli impedisce di battersi il petto per il male fatto e invocare umilmente la misericordia di Gesù e delle tante persone che ha fatto soffrire.
Questa sua scelta libera finale diventerà il suo inferno, la condanna ad essere per l’eternità lontano da Gesù e dal suo amore per cui era stato creato e lontano dalla comunione con tutti coloro che Gesù ha accolto con sé.
Come racconta la parabola del ricco e del povero Lazzaro: sarà in un tormento bruciante vedendo la gioia di coloro che sono con Gesù, anche delle vittime della sua cattiveria.
L’agnello immolato farà giustizia con il suo amore che si è donato fino alla croce a tutti. Questo amore è e sarà il giudizio finale, come afferma S. Giovanni della sua prima lettera: ‘ Noi sappiamo che siamo passati dalla morte alla vita, perché amiamo i fratelli. Chi non ama rimane nella morte. 15 Chiunque odia il proprio fratello è omicida, e voi sapete che nessun omicida ha più la vita eterna che dimora in lui’ .
Chi si è affidato a Lui e al suo amore di misericordia, entrerà alla fine nella gioia eterna. Se qualcuno lo rifiuta si condannerà al tormento di chi ha lasciato il cuore preda dell’odio e della superbia mentre era creato per l’amore.
Nell’enciclica Spe salvi, Benedetto XVI afferma: ‘ I malvagi, alla fine, nel banchetto eterno, non siederanno indistintamente a tavola accanto alle vittime, come se niente fosse’ (n. 44). La zizzania sarà bruciata in un fuoco che non si estingue e il buon grano sarà messo nel granaio.
3. Il ricordo dell’inferno come medicina spirituale.
La Chiesa proclama alcuni suoi figli ‘ santi’ ma non ha dichiarato nessuno uomo ‘ dannato’ . Per questo noi preghiamo per tutti i defunti perché siano purificati ed entrino la gioia dell’amore eterno di Dio. Preghiamo anche per tutti gli uomini, anche i più moralmente rovinati, perché si convertano. Speriamo che nessuno si sia condannato all’inferno.
Contemporaneamente, la Chiesa invita tutti i battezzati a pregare e ad impegnarsi in una continua conversione per non cadere nella morte eterna. Questa è la vera morte, il fallimento senza speranza dell’esistenza umana. Ricordarci che questo rischio è reale per ognuno è una vera medicina spirituale che ci mantiene umili davanti a Gesù crocifisso, desiderosi di affidarci a Lui, impegnati a liberare il cuore dalla presunzione di essere a posto e dalle insensibilità verso i fratelli.