Cari educatori e cari seminaristi,
questa S. Messa si concluderà col giuramento che Simone, Christian, Luca e Michele pronunceranno in vista della loro prossima ordinazione al diaconato e del quale saremo testimoni. Il giuramento comprende la professione di fede, pronunciata con le parole del Simbolo della fede della Chiesa, e la dichiarazione, con la mano sul Vangelo, di voler essere fedeli agli impegni che comporta il diaconato.
Essere chiamati a fare un giuramento, davanti al vescovo e a tanti testimoni, mostra che questi nostri fratelli saranno consacrati ad un grande ministero. Con l’imposizione le mani e la preghiera del vescovo, Lo Spirito Creatore prenderà possesso di loro e li “configurerà” a Gesù Cristo in un modo tutto speciale. Li renderà, cioè, una “figura”, un’immagine reale del Figlio di Dio Padre che non è venuto per essere servito ma per servire fino a dare la vita per tutti. Per sempre saranno, in mezzo agli uomini, presenza viva di Cristo Servo che si inginocchia davanti ai peccatori per lavare col suo Sangue i loro peccati e abbracciarli con la sua misericordia.
Questo grande ministero chiede ai nostri quattro fratelli tutta la vita e per sempre. Chiede di mettersi a disposizione di Gesù e della Chiesa con tutta la loro persona, senza trattenere nulla per sé; questo è anche il senso della promessa di celibato. Il giuramento che pronunceranno esprime proprio questo impegno totale.
Cominciare il nuovo anno comunitario con questo atto compiuto da quattro fratelli è una testimonianza e uno stimolo forte per tutti voi; come lo sarà l’ordinazione diaconale che vivremo fra alcuni giorni. Vi ricordano quanto grande sia la vocazione a cui Gesù vi ha chiamati e il ministero, prima diaconale e poi presbiterale, al quale vi state formando, dedicando preziosi anni della vostra vita.
L’inizio di un nuovo anno sempre è occasione per tornare sulle domande fondamentali della vostra vita: come mai sono entrato in seminario e, adesso, ci sono tornato? Sta crescendo in me la coscienza di quanto prezioso sia il dono dell ministero diaconale e presbiterale a cui mi sto preparando? Sento che esige una comunione con Gesù e un amore per la Chiesa che non ha misura? Come posso, da parte mia, rispondere con più generosità senza compromessi e senza sconti?
La testimonianza di Simone, Christian, Luca e Michele è una spinta forte a farvi, con sincerità, queste domande mentre iniziate una nuova tappa del vostro cammino di seminario. Ed è uno stimolo a cercare nella vostra coscienza le risposte che non sono mai scontate perché mai avrete finito di scoprire la grandezza del ministero per il quale Gesù ha requisito la vostra vita.
Certo, vi tornerà spontaneo anche chiedervi: ma perché Gesù è venuto a cercare proprio me? Non vede quanto sono debole, difettoso, limitato?
Lo vede bene ma lui sceglie chi vuole e con la potenza del suo Spirito è capace di moltiplicare cinque piccoli pani per sfamare cinquemila persone.
Da voi aspetta la fiducia, la disponibilità e l’umiltà di quel ragazzo del Vangelo che mise in mano a Gesù i suoi poveri cinque pani lasciando, poi, che facesse lui. Da parte sua gli aveva dato tutto. Cari giovani, anche noi diamo a Gesù quel poco che siamo tenendo la mente e il cuore spalancati sulla grandezza del ministero a cui vi chiama e che sta realizzando in quattro vostri amici.
Senza paure, facciamo spazio a lui e allo Spirito Santo perché faccia cose grandi nella nostra povera umanità. Rinnoviamo all’inizio dell’anno comunitario il desiderio umile ma convinto che Gesù ci renda sempre più configurati a lui, passo dopo passo.
Le letture della Parola di Dio che abbiamo ascoltato indicano due passi di configurazione a Cristo molto importanti per un futuro diacono e sacerdote. Mi limito a nominarli ma meritano di essere ripresi come temi della vostra formazione.
La prima lettura era la conclusione del libro di Giona. Con Giona, arrabbiato con lui, Dio si era quasi divertito a far crescere e poi seccare una pianta di ricino per difenderlo dal sole. Alla fine, però, conclude con grande serietà dicendogli: “Te la predi tanto per una pianta di ricino. E io non dovrei avere pietà di Ninive, quella grande città, nella quale vi sono più di centoventimila persone, che non sanno distinguere fra la mano destra e la sinistra?”. Dio invita il suo profeta a condividere la sua compassione per gli uomini disorientati che non sapevano distinguere la destra dalla sinistra, il bene dal male. Gesù ha portato tra gli uomini la compassione del cuore di Dio e più volte i Vangeli ripetono che egli “sentì compassione” per le folle, per i malati, per i peccatori. Un diacono e un sacerdote è configurato a Gesù se ha imparato la sua stessa compassione. E’ questa virtù che lo rende missionario e pastore secondo il cuore del Signore. Come imparare, allora, la compassione di Cristo durante gli anni della formazione? Lascio aperta la domanda.
Nel Vangelo abbiamo sentito, invece, l’invocazione degli apostoli: “Signore, insegnaci a pregare”. Avevano visto il Maestro raccolto in preghiera ed era nato in loro il desiderio non di pregare in qualche modo (quello lo sapevano già fare) ma di entrare nella sua preghiera; nel suo cuore di Figlio che invocava Dio chiamandolo “Padre”.
Entrare nella preghiera di Gesù è un secondo passo per essere configurati a lui. Anche qui lascio la domanda aperta: come si può entrare nella sua preghiera per imparare i suoi stessi sentimenti filiali verso Dio?
Concludo, offrendo questa S. Messa per ognuno di voi e per il cammino di quest’anno di tutta la comunità del nostro seminario.
Castellerio, 10 ottobre 2019