OMELIA NEL GIORNO DI PASQUA

24-04-2011


Care sorelle e fratelli,


 


abbiamo ascoltato il primo annuncio pubblico della risurrezione di Gesù avvenuta il giorno di Pasqua. Lo fa l’apostolo Pietro dopo essere uscito dal cenacolo dove aveva ricevuto lo Spirito Santo il giorno di Pentecoste. In una piazza di Gerusalemme egli comunica alle migliaia di persone che erano riunite: Gesù, il maestro con cui siamo stati insieme tre anni, ci ha ordinato di annunciare a tutto il popolo e di testimoniare che Dio lo ha risuscitato dai morti e che egli ora è il giudice dei vivi e dei morti.


Come Vescovo, cioè successore degli apostoli, mio primo compito è quello di continuare ad eseguire il comando che Gesù ha lasciato agli apostoli e ai suoi successori: annunciare e testimoniare che Lui è risorto con il suo corpo che era stato crocifisso e posto in un sepolcro. Questa è la principale verità della nostra fede cristiana come ricorda S. Paolo nella prima lettera ai Corinzi: ‘Se Cristo non è risorto dai morti vana è la vostra fede e vana è la nostra predicazione’.


I cristiani sono quelle donne e quegli uomini che hanno il dono della fede; che mettono, cioè, ogni giorno e con totale fiducia nelle mani crocifisse di Gesù la loro esistenza.


Nessun uomo ha abbastanza forza da tenere saldamente in mano la sua vita. Dice un salmo: ‘Per quanto si paghi il riscatto di una vita non potrà mai bastare per vivere senza fine e non vedere la tomba’. Istintivamente noi cerchiamo di tenerci stretta la vita nostra e delle persone a cui siamo legati da vincoli di sangue o da affetti profondi. Su questa lotta si investono risorse enormi, anche economiche; ma è una lotta impari.


Chi ci porta via un po’ alla volta la vita con tutte le sue speranze e gli affetti che racchiude? S. Pietro dà una risposta chiara ai suoi ascoltatori: ‘Gesù di Nazareth passò beneficando e risanando tutti coloro che stavano sotto il potere del diavolo’.


L’apostolo dice una verità che è evidente. La vita di ogni uomo e di tutti gli uomini è rovinata e, alla fine, distrutta dal male che di fatto li domina e contro il quale essi cercano inutilmente di resistere. Questo male Pietro lo chiama per nome: il diavolo. C’è uno spirito del male che agisce in maniera potente e malefica per rovinare i giorni di vita di ogni uomo.


Il diavolo agisce non fuori dell’uomo ma dentro ogni uomo con la tentazione; inquinando, cioè, i suoi pensieri e i suoi sentimenti con il fascino del male. L’uomo lo segue coltivando pensieri e sentimenti di orgoglio, di voglia di potere, di smania di possesso, di rabbia, di invidia, di lussuria, di soddisfazione smodata della gola. E’, purtroppo, una fotografia che conosciamo.


In questo modo lo spirito del male rovina la vita nostra personale perché non ha senso un’esistenza sprecata inseguendo questi bisogni che mai sono soddisfatti e sono contro la vera gioia. Il male, poi, trabocca dal cuore dell’uomo e lo rende artefice di rovina della vita di altri; a volte fino a sopprimerla in modo che ci viene spontaneo definire ‘diabolico’. E’ lo è realmente.


Gesù è il nostro Salvatore perché ha portato tra noi uomini l’unica vera speranza: che lo spirito del male non è la forza più potente che comanda gli uomini, ma che l’amore è più forte del male. In Lui lo Spirito dell’amore si è scontrato con lo spirito del male ed ha vinto accogliendo chi lo insultava, perdonando chi lo inchiodava su una croce, risorgendo dal sepolcro con il suo vero corpo con le ferite della passione che erano segni di vittoria.


In chi crede in Lui Gesù continua la vittoria della Pasqua, del suo amore sul diavolo e sul male. I santi sono testimoni credibili di questa vittoria. Di uno di essi stanno parlando ormai tutti i mezzi di comunicazione perché sarà proclamato beato domenica prossima: Giovanni Paolo II. Questo Papa è stato un esempio vivente della vittoria pasquale dell’amore di Gesù sul male. Ha iniziato il pontificato gridando: ‘Non abbiate paura. Spalancate le porte a Cristo’. Le porte del suo cuore erano già spalancate e aveva accolto nel profondo della sua anima lo Spirito dell’amore di Gesù che aveva sconfitto in lui le tentazioni dello spirito del male. Per questo ha vissuto da uomo nuovo che si è donato per far trionfare l’amore contro lo spirito del male fino all’ultimo respiro, come Gesù in croce.


Ed è morto avvolto dalla preghiera degli uomini come uno che va verso la vita piena, verso la gioia di quell’amore che lo aveva ispirato ogni giorno.


Giovanni Paolo II è stato un testimone di Gesù risorto. Accogliamo in questa Pasqua il suo esempio. Spalancando le porte a Cristo la vittoria del suo amore può entrare anche dentro di noi contro le tentazioni a chiudere il cuore, dentro le tombe dell’orgoglio, del vizio, dell’egoismo. Chi ci incontra sente in noi profumo di speranza come il mattino di Pasqua dentro il sepolcro spalancato di Gesù.