Cari Fratelli e Sorelle, tra i cristiani,
specialmente delle Chiese orientali, era tradizionale rivolgersi questo saluto: «Cristo è risorto!»; a cui si rispondeva: «È veramente risorto!». Era come dirsi l’un l’altro: «Ti riconosco come mio fratello perché hai nel cuore la mia stessa invincibile speranza; anche per te il male e la morte non hanno più l’ultima parola sulla nostra vita perché Gesù è risorto e, se ci affidiamo a lui, risorgeremo con lui».
Questa speranza è veramente invincibile perché non si spaventa di fronte né al male, né alla morte. Lo aveva capito il comandante romano di Lione che, dopo aver fatto torturare a morte degli inermi cristiani, ordinò che i loro corpo fossero bruciati e le loro ceneri fossero sparse nel fiume. Voleva che sparisse ogni traccia anche dei loro corpi perché diceva: «Se ci saranno uomini e donne che hanno questa speranza, l’impero romano sarà sconfitto».
Domenica 2 giugno Papa Francesco andrà in Romania per beatificare sette vescovi greco-cattolici morti martiri nelle carceri del regime comunista. Non si sono piegati sotto le torture fisiche e psicologiche inferte da una cattiveria cieca e diabolica perché erano sostenuti da una speranza più forte del male che si scatenava contro loro. La loro speranza si chiamava: «Cristo risorto». Come Gesù, si sentivano dei chicchi di grano che marcivano dentro celle inabitabili pieni di amore per il loro Signore e per la Chiesa. Erano certi che anche il loro corpo, straziato come quello di Gesù in croce, sarebbe germogliato dopo la morte alla vita nuova che Cristo risorto ha inaugurato il mattino di Pasqua. Dal loro carcere si è sprigionata la stessa aria nuova e pura di speranza che Gesù ha diffuso nel mondo spalancando il suo sepolcro e uscendo risorto.
Quanto bisogno c’è oggi nella società e anche nella Chiesa di quella speranza bella e fresca, della speranza entrata tra gli uomini a Pasqua! Ascoltando i dialoghi tra le persone, compresi quelli trasmessi dai mezzi di comunicazione, si ha l’impressione che si veda davanti un futuro sempre meno illuminato e che i cuori siano gravati da un’ombra di rassegnazione. Senza speranza, però, si trascina la vita accontentandosi di interessi sempre più piccoli, di soddisfazioni ed emozioni a corto respiro.
Abbiamo più che mai bisogno di testimoni di quella speranza che Gesù ha reso possibile risorgendo dai morti il giorno di Pasqua.
Prego per me e per voi affinché rinasca in noi il desiderio di vivere della speranza invincibile che Gesù risorto ha donato ai martiri. Tanti di noi sentano la gioia di consumarsi donando se stessi come il chicco di grano nella speranza di germogliare, dopo la morte, alla vita nuova di risurrezione con Gesù, Maria Assunta in cielo e i nostri Santi.
Rivolgo, allora, a tutti il mio augurio pasquale: «Cristo è risorto! È veramente risorto!».
+ Andrea Bruno Mazzocato
Pasqua 2019