(Sap 3,1-9; Gv 19,17-18.25-30)
La nostra fede in Cristo risorto e l’amicizia verso d. Pietro Biasatti ci hanno chiamati oggi in questa chiesa parrocchiale di Codroipo dove d. Pietro ha svolto il suo ultimo ministero di parroco e dove oggi lo abbiamo portato per consegnarlo alla misericordia di Dio Padre, Signore dei vivi e dei defunti.
Dal libro della Sapienza abbiamo ascoltato parole rassicuranti: ‘Le anime dei giusti sono nelle mani di Dio, nessun tormento le toccherà. In cambio di una breve pena riceveranno grandi benefici’.
A d. Pietro è toccato il periodo della pena ‘ e neppure tanto breve ‘ iniziato già durante i pochi anni di ministero di parroco a Codroipo e proseguito fino alla morte. Diverse difficoltà di salute hanno progressivamente minato il suo fisico riducendo le sue forze e le possibilità di muoversi e di dedicarsi al suo servizio sacerdotale con l’intensità e la vivacità che avevano caratterizzato gli anni giovanili a Pradamano e Mortegliano come cappellano e a Galleriano come parroco e gli anni della maturità come parroco a S. Giorgio in Udine.
Personalmente ho conosciuto d. Pietro nel tempo della prova, grazie a diversi incontri che abbiamo avuto. Pur nella sua naturale riservatezza ho percepito che la debolezza fisica era motivo di sofferenza interiore, anche perché gli era giunta in età che ad altri permetteva ancora un’attività piena. Nel suo cuore non aveva spento la speranza di poter tornare a dare di più alla sua Diocesi e alla gente, come mi aveva manifestato in un colloquio di inizio estate.
Ma questa non era la volontà di Dio che, misteriosamente, a lui aveva chiesto un’altra croce da portare. D. Pietro l’ha portata con dignità e spirito sacerdotale per cui crediamo che meriti la promessa divina: ‘In cambio di una breve pena riceveranno grandi benefici, perché Dio li ha provati e trovati degni di sé; li ha saggiati come oro nel crogiuolo e li ha graditi come un olocausto’.
Siamo qui a pregare con tanta fede e affetto perché in questo momento Dio Padre incontri d. Pietro e lo trovi ‘degno di sé’. Lo ha voluto ‘provare nel crogiuolo della sofferenza’; lo accolga ora come un sacrificio gradito al suo Cuore, un sacrificio sacerdotale durato 47 anni.
La sofferenza aveva accolto d. Pietro fin dalla nascita perché non aveva potuto neppure conoscere il papà perito nella guerra in Russia. Era rimasto solo con la mamma ad affrontare una vita difficile che li ha uniti in un rapporto straordinario di affetto, di fede e di condivisione di vita. In questo momento, il nostro pensiero e la preghiera sono anche per l’anziana mamma di d. Pietro che immaginiamo come Maria ai piedi della croce del Figlio Gesù, dentro una prova che non riesce umanamente a comprendere.
La sofferenza delle origini della sua esistenza ha forgiato in d. Pietro una fine sensibilità che velava di riservatezza nel quotidiano se stesso ma che ha trovato espressione, ad esempio, nei suoi scritti sia in poesia che in prosa.
In essi ha rivelato sia la sua tenera e ricca umanità, sia le spiccate doti intellettuali e artistiche che Dio gli aveva dato. D. Pietro aveva certamente un’intelligenza vivace, pronta ad interrogarsi e confrontarsi, aperta alla ricerca di prospettive nuove sia nella vita ecclesiale che culturale a volte anche con una certa irrequietezza.
Le migliori qualità le ha riversate anche nel ministero sacerdotale curando la predicazione e le proposte formative, specialmente per i giovani che erano attirati dalle sue intuizioni e prospettive che apriva.
Sentiva il valore della liturgia che ha curato con fedeltà alla tradizione e con apertura alle possibilità offerte dalla riforma conciliare.
Era attento, specialmente nella parrocchia cittadina di S. Giorgio, anche alle persone che non frequentavano cercando occasioni di dialogo e favorendo una integrazione tra parrocchia e territorio in cui era inserita.
Ha avviato uno scambio anche tra comunità cristiane lontane accettando per dieci anni di servire, contemporaneamente a S. Giorgio, anche la comunità di Tualis e sostenendo iniziative comuni di conoscenza e di collaborazione.
Ho ricordato questi tratti della personalità umana e sacerdotale di d. Pietro che in questi giorni mi sono stati testimoniati da confratelli e da laici che lo hanno conosciuto da vicino e stimato. Sicuramente tanti altri cristiani potrebbero aggiungere ricordi riconoscenti per quanto hanno ricevuto da d. Pietro.
La nostra stima e riconoscenza si trasforma in preghiera di suffragio: l’ultima grande carità che possiamo donare a d. Pietro e della quale in questo momento egli ci è riconoscente.
Preghiamo perché, purificato dalle umane miserie, sia trovato degno di Dio che lo aveva voluto alla vita e al sacerdozio.
Facendo ancora nostre le parole del libro della Sapienza, preghiamo perché Gesù risorto lo accolga tra i suoi fedeli e possa vivere presso di lui nell’amore ‘perché grazia e misericordia sono riservate ai suoi eletti’.