OMELIA NELLE ESEQUIE DI MONS. DINO MANTOVANI

15-04-2010


 


 Il Signore, nella sua imperscrutabile e provvidente volontà, ci ha preso don Dino, a due mesi appena dalla morte del cugino don Antonio.


Gesù risorto, che celebriamo in questo tempo pasquale, ha deciso che era giunto il tempo per d. Dino di presentarsi davanti a Lui e sentirsi dire, per l’eternità: ‘Vieni, benedetto dal Padre mio, entra nel regno per te preparato fin dalla fondazione del mondo .. perché ho avuto fame e mi hai dato da mangiare .. ero forestiero e mi hai ospitato .. ero malato e sei venuto a trovarmi’.


In questa S. Messa di suffragio vogliamo accompagnare d. Dino in questo personale e definitivo incontro con il Signore risorto e raccomandarlo a Lui con la nostra preghiera, dicendogli che d. Dino merita di sentirsi dire ‘benedetto’ perché ha speso i suoi 81 anni di vita terrena e quasi 56 di sacerdozio accogliendo con cuore aperto le persone che a lui erano affidate e che a lui si rivolgevano, accogliendole come si accoglie il Signore.


Non possiamo nascondere che ci costa sofferenza il distacco da d. Dino. Confesso che costa a me che ho avuto la gioia di conoscerlo solo negli ultimi mesi, quando la malattia mortale aveva già iniziato il suo corso.


Abbiamo avuto poco tempo per intrecciare un rapporto che, pur, breve è stato intenso grazie all’apertura di cuore e alla sensibilità d’animo che ho subito apprezzato in d. Dino.


Molto di più, la morte di d. Dino è motivo di sofferenza e di amarezza per tutti voi per il legame profondo di stima e di amicizia che vi unisce a lui.


Per voi scrive nel suo testamento spirituale: ‘Alle comunità che ho avuto la gioia di servire e, in particolare, a questa di S. Maria Assunta in Udine, a tutti i collaboratori che hanno reso maggiormente efficace  il mio impegno pastorale, alle persone che ho conosciuto, agli amici che mi sono più cari esprimo un grazie di cuore’.


Accogliamo questo grazie che d. Dino ci dice di cuore, dal profondo del suo cuore che in questo momento possiamo testimoniare quanto fosse capace di sensibilità e di delicatezza verso tutti.


In una persone alla fine vale il cuore come per Gesù che nel segno supremo del suo amore ci donò il Cuore lasciando che fosse spaccato da un colpo di lancia.


In tante testimonianza, che ho raccolto in questo tempo, ho sentito un unanime sentimento di stima e di riconoscenza per il cuore che d. Dino metteva nei rapporti con tutti.


Le persone si sentivano accolte con un sentimento di autentica ospitalità senza pregiudizi e chiusure. Coglievano in lui nobiltà d’animo che metteva a proprio agio, avviava legami sinceri, rispettava l’altro anche nella sua diversità.


Questa qualità del cuore hanno aiutato d. Dino a vivere anche le sofferenze senza farle mai pesare sugli altri. Nella vita di un sacerdote, accanto alle consolazioni, non mancano neppure le sofferenze e  le umiliazioni. Ma su di esse d. Dino non si ripiegava, attento a dare attenzione serena e accogliente alla persona che aveva davanti.


Di questa ricca umanità, formata nella preghiera e nella meditazione della Parola di Dio, d. Dino ha nutrito il suo sacerdozio nel quale si è speso fino alla consumazione perché in quella vocazione aveva trovato il senso e scopo grande di tutta la sua esistenza; come egli stesso ci testimonia: ‘Mi sono sempre sentito innamorato del progetto di vita che mi ha legato per sempre al sacerdozio con un riferimento costante al Signore, al suo Vangelo e alle persone incontrate’.


Ha vissuto il ministero sacerdotale con passione, incarnandosi dentro le vicende della Chiesa e del mondo; spinto anche da una forte curiosità intellettuale che lo ha portato sempre ad aggiornarsi, ad interrogarsi, a cercare anche vie nuove.


Ci lascia scritto: ‘Il Vangelo condanna chi ha paura di rischiare, che per timore di fallire nasconde i talenti ricevuti. Per questo nelle mie varie esperienze pastorali ho sempre messo in gioco la mia vita credendo nelle scelte coraggiose, alle volte sconcertanti, credendo in un dialogo aperto e sincero, credendo nel valore dell’accoglienza, credendo nel senso attivo e partecipato dell’appartenenza dalla comunità’.


In queste poche righe possiamo riconoscere il programma pastorale che ha guidato il ministero sacerdotale di d. Dino. Possiamo riconoscere l’animo profondo che lo ha animato: la volontà di una trasparente sincerità con Dio, con se stesso e con le persone, l’impegno a non sprecare i talenti ricevuti e il tempi che la Provvidenza gli metteva a disposizione, la passione per la comunità cristiana data alle sue cure.


Siamo certi che d. Dino si è presentato davanti a Gesù risorto con questa schietta sincerità del cuore propria di chi ha vissuto l’esistenza con responsabilità e dedizione senza barare.


Era questa coscienza di essersi donato con verità che traspariva anche nella serenità con cui ha affrontato la prova finale della sua malattia; una serenità ancora contagiosa e che ha colpito anche me.


Ci ha detto la Parola di Dio: ‘ beati i morti che muoiono nel Signore ‘ riposeranno dalle loro fatiche perché le loro opere li accompagnano’.


D. Dino è arrivato al Signore accompagnato da tante opere buone che il suo cuore così umano e sacerdotale gli ha permesso di fare.


Riposi ora nel Signore. Questa è la grazia finale che per lui invochiamo da Dio, riconoscenti per quanto abbiamo ricevuto.