OMELIA NELLE ESEQUIE DI MONS. ARMANDO PALI

24-05-2010


 


 


Dio Padre, Signore della vita e della morte, ha chiamato a sé mons. Armando Pali ponendo fine alla sua lunghissima giornata terrena durata 94 anni di vita di cui ben 70 donati nel sacerdozio. Fra pochi giorni avrebbe festeggiato il 70° anniversario della sua ordinazione sacerdotale.


Possiamo dire che d. Armando è passato da questo mondo alla città santa, la nuova Gerusalemme nel modo migliore per un sacerdote. La sera di venerdì aveva concelebrato la S. Messa con il direttore della Fraternità sacerdotale e nella notte si è spento.


Proprio come ha preannunciato Gesù nel Vangelo, il Signore è passato ‘nella notte o prima dell’alba’ e ha chiamato con sé il suo fedele servitore.


Le testimonianze che ho raccolte che mi confortano nel definire, in questo momento, l’esistenza cristiana e sacerdotale di d. Armando come la vita di un servo fedele, fedele al Signore Gesù che lo aveva chiamato e fede alla sua Chiesa di Udine che ha servito nelle diverse comunità cristiane a cui è stato inviato.


Dopo essere stato cooperatore parrocchiale in diverse parrocchie è stato per 22 anni vicario, prima, e poi parroco di Campolonghetto per passare quindi a Qualso a cui ha dedicato altri 16 anni di zelante ministero. Consegnate al Vescovo le dimissioni per raggiunti limiti di età si è dedicato al ministero sacerdotale specialmente del sacramento della Penitenza in Cattedrale di cui è diventato canonico.


Mi è  stato descritto come un sacerdote dal carattere positivo, caratterizzato da uno spirito di impegno infaticabile, aperto e interessato alla vita delle persone, della sua comunità e di tutta la Chiesa diocesana.


Nel momento in cui d. Armando lasciava il suo ministero di parroco, la comunità cristiana di Qualso senti il dovere di inviare al’Arcivescovo una riconoscente testimonianza di chi era stato d. Armando in mezzo a loro.


E’ stato un gesto significativo di stima profonda per l’anziano pastore che lasciava il posto ad altri. E ci rivela che cosa era rimasto di d. Armando nella mente e nel cuore dei cristiani.


Avevano ammirato il suo coraggioso e instancabile impegno a sostegno di una comunità appena provata dalla tragedia del terremoto. Lo avevano visto abitare per 12 anni in un prefabbricato disagiato e celebrare nel vecchio teatrino parrocchiale senza neppure il riscaldamento.


Avevano collaborato con lui che con grande determinazione si dedicava a ricostruire anche le strutture parrocchiali gravemente danneggiate dal sisma.


Questo impegno per le necessarie ristrutturazioni materiali, non aveva, però, distolto d. Armando dal suo dovere primario di pastore delle anime e della formazione delle coscienze. Sono i suoi parrocchiani a dire che ‘la sua prima preoccupazione era stata la ricostruzione morale e spirituale dei cristiani disorientati dentro lo sconvolgimento generale creato dal terremoto’. Per questo aveva dato grande impulso alla catechesi, aveva curato la liturgia secondo gli orientamenti della riforma del Concilio Vaticano II, aveva sostenuto il sacramento della Penitenza chiamando sempre confessori in parrocchia, aveva avviato la Caritas con particolare attenzione alle persone disagiate dei paesi dell’est europeo.


Concludevano i parrocchiani di Qualso: ‘L’impegno costante, il dinamismo, la serietà e sollecitudine del parroco d. Armando Pali nella sua duplice veste di pastore attento alle anime a Lui affidate e di amministratore oculato ed attivo risultano evidenti e meritano un giusto e doveroso riconoscimento’.


Noi siamo qui riuniti in preghiera perché questo riconoscimento finale sia ora dato a d. Armando dal suo Signore; che lo accolga con il più grande titolo di merito per un sacerdote: ‘servo fedele’.


Con d. Armando ci lascia un altro di quei sacerdoti che avevano ricevuto una solida formazione in seminario e ad essa hanno aggiunto le doti personali, la fede profonda, una carità nel cuore che si manifestava specialmente nella fedeltà alle persone e alla comunità cristiana e nell’attenzione ai bisognosi.


Ora va incontro al bilancio finale della sua esistenza davanti al Figlio dell’uomo come servo fedele e anche purificato dagli ultimi anni di vita vissuti in una situazione di inabilità che aveva ridotto al minimo la sia possibilità di muoversi. Questa è stata una prova che è costata non poco a d. Armando; è stato un grande sacrificio abbandonare la sua macchina che gli aveva permesso di andare più veloce per il suo ministero.


Incontra il Signore purificato nel cuore e nella volontà e certamente sostenuto da quell’atto di fede essenziale che ci ha lasciato nel suo testamento: ‘desidero chiudere i miei occhi nell’amore del mio Dio Signore Padre, Figlio e Spirito Santo. Lo ringrazio di avermi chiamato, senza mio merito, alla sua sequela con l’ordinazione sacerdotale. Ora desidero rinnovare la professione di fede della Chiesa una, santa, cattolica e apostolica’.


E’ bello in questo momento sentirci uniti a d. Armando nella stessa fede che si fa preghiera di suffragio fraterno perché, come ci è stato letto nel libro dell’Apocalisse, ora goda dei beni della vita eterna, contempli il suo Dio sentendosi suo figlio.