Lettera ai fedeli (27 maggio 2020)

Cari Fratelli e Sorelle,                                                                                                                                                                   con la solennità della Pentecoste concludiamo il tempo pasquale. Durante l’Ultima Cena Gesù aveva promesso agli apostoli: «Vado e tornerò da voi» (Gv 14,28). Egli ritornò effettivamente, ma in un modo nuovo; non più accanto a loro, ma nel cuore di ognuno di loro con il dono del suo Santo Spirito. Racconta il libro degli Atti degli Apostoli che, mentre i dodici erano in preghiera attorno a Maria, lo Spirito Santo si manifestò come un Fuoco, segno della presenza di Dio. Anche a Mosè, nel roveto ardente, e agli ebrei sul monte Sinai, Jahvè si rese presente nel fuoco. Dall’unico nuovo Fuoco si divisero delle fiammelle che si posarono su ognuno degli apostoli ed entrarono in loro. Da quel momento essi “furono colmati di Spirito Santo”; divennero uomini illuminati e guidati in ogni momento dallo Spirito di Gesù.

Trasformati dal Dono di Cristo, gli apostoli uscirono dal Cenacolo e subito Dio manifestò, attraverso di loro, la potenza dello Spirito Santo con un miracolo che stupì gli abitanti di Gerusalemme; il miracolo delle lingue. 

Con entusiasmo gli apostoli cominciarono ad annunciare “le grandi opere di Dio” e ad ascoltarli c’erano persone che tra loro non si capivano perché provenendo da paesi lontani parlavano lingue diverse. Quando, invece, gli apostoli predicavano le grandi opere che Dio aveva compiuto in Gesù tutti capivano. Lo Spirito Santo aveva insegnato loro una lingua universale; aveva insegnato la lingua che parlava Gesù.

In tutta la sua vita, fino alla morte in croce, Gesù si era espresso con un solo alfabeto: quello dell’amore. Ai discepoli aveva comandato di impararlo pure loro: «Come io vi ho amato, così amatevi tra di voi». 

L’amore è il linguaggio più antico perché l’uomo è stato creato per sentirsi rivolgere parole e gesti di amore e per rispondere, a sua volta, con identici gesti e parola. È questo che attende ogni bambino che viene alla luce e vede, per la prima volta, il volto e il sorriso della mamma.

Purtroppo, è entrata tra gli uomini una terribile confusione che la Bibbia descrive nell’episodio della Torre di Babele (Gen 11,1-9). In preda al peccato di superbia, gli uomini cominciarono ad usare parole di sfida verso Dio e di sopruso gli uni verso gli altri. Non si capirono più né con Dio, né tra di loro e caddero nella confusione delle lingue che fu ed è causa di tanti mali nell’umanità.

Il giorno di Pentecoste, Gesù infuse nel cuore degli apostoli il suo Santo Spirito perché, come autentico Maestro interiore, insegnasse loro il suo linguaggio che lui stesso aveva imparato da Dio, suo Padre: «Tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi» (Gv 15,15). 

Gesù ha parlato la lingua di Dio che è sempre solo Parola di Amore e lo Spirito Santo la porta nel cuore di coloro che credono in Lui, correggendo le cacofonie create dal peccato.

Nel battesimo e nella cresima abbiamo ricevuto l’identico Spirito di Cristo che è sceso sugli apostoli. Se gli apriamo la mente e il cuore egli, da bravo e paziente Maestro interiore, corregge in noi i sentimenti e le parole sbagliate che parlano di superbia, di egoismo, di amor proprio, di vendetta. Ci insegna la lingua bella che viene dal cuore di Gesù e dal cuore di Dio Padre e che tutti capiscono con gioia. 

Saper parlare il linguaggio dell’amore è e dovrebbe essere la caratteristica che fa capire subito che uno è cristiano e che ha ricevuto lo Spirito Santo. Gli apostoli la manifestarono subito, appena usciti dal cenacolo, e tutti compresero con in loro era avvenuto uno straordinario cambiamento, Erano diventati uomini nuovi.

L’emergenza epidemiologica in cui ci siamo trovati ci ha costretti a stare a casa in compagnia dei nostri familiari. A volte, forse, ci ha fatto toccare con mano il bisogno di tornare a ripassare la lingua dell’amore.

Invochiamo, allora, lo Spirito Santo perché ci faccia da Maestro: «Accendi la luce nei nostri sensi, infondi l’amore nei nostri cuori». 

+ Andrea Bruno Mazzocato, arcivescovo

27-05-2020