OMELIA NELLA SOLENNITA’ DI TUTTI I SANTI

01-11-2010



Nella visita pastorale che sto facendo a tutte le foranie della Diocesi, dedico una serata agli adolescenti e giovani. Vivo con loro un’ora di spiritualità meditando l’episodio dei giovane che si getta in ginocchio davanti a Gesù perché deve rivolgergli la domanda più importante della sua vita: ‘Maestro buono, dimmi che cosa devo fare per avere la vita eterna’.


Quel giovane aveva capito che la questione più seria per un uomo è capire come investire bene il tempo che gli è messo a disposizione per non sprecare la vita ma essere, fino alla fine, contento di come l’ha vissuta.


Sempre ai ragazzi e giovani che incontro, consegno una preghiera che si conclude con queste parole: ‘Stammi vicino perché ho solo questa vita da spendere per la Vita eterna’. Cerco di far loro capire che la vita è il grande dono di Dio. E’ un dono che si può usare una volta sola e dipende dalla nostra libertà fare le scelte che portino ad essere contenti della vita vissuta senza arrivare mai a pentirsi perché ci si accorge di aver investito in modo sbagliato il tempo ed le energie.


Ricordo ai giovani che la più grande amarezza per un uomo è dover ammettere ad un certo punto: ho sbagliato vita; ho sprecato il mio tempo; non ho trovato la realizzazione che speravo.


Nella festa di Tutti i Santi, che stiamo celebrando, la Chiesa pone davanti ai nostri occhi degli esempi concreti di come si può vivere bene fino ad avere la vita eterna.


Chiunque deve riconoscere che ogni santo è stato una persona che si è sentita pienamente realizzata. I santi sono giunti fino all’ultimo dei loro giorni terreni senza dover mai dire: ho sbagliato vita; dovevo impegnare il mio tempo in altro modo. Spesso hanno avuto un’esistenza tribolata e piena di prove, ma non hanno mai provato l’amarezza di chi deve ammettere di aver sprecato invano il proprio tempo e di aver capito troppo tardi che valeva la pena di usare i giorni in altro modo.


Come il giovane dell’episodio evangelico, essi si sono messi in ginocchio davanti a Gesù e gli hanno chiesto: ‘Dimmi che cosa devo fare per avere la vita eterna’. Hanno ascoltato le risposte del Signore: ‘Osserva i miei comandamenti; non attaccarti ai beni materiali ma aiuta i poveri; metti la tua vita nelle mie mani e seguimi dove io ti chiamo’.


Si sono fidati di Gesù e hanno impostato la loro esistenza secondo le sue parole sicuri che in questo modo la loro vita sarebbe stata ‘eterna’. Erano, infatti, sostenuti dalla grande speranza che l’uomo non è come un lampo di luce che si accende per pochi anni e poi si spegne per sempre; che la morte non è la distruzione di tutto ma può essere il misterioso passaggio verso la vita eterna.


Forti di questa speranza, i santi hanno impegnato ogni giorno con grande senso di responsabilità, come dei servi che hanno ricevuto preziosi talenti da impiegare per realizzare un tesoro di cui continuare a godere per l’eternità.


Le vite dei santi sono state degli autentici ‘tesori’ che hanno reso grandi loro e hanno arricchito tante persone, specialmente povere, e tutta l’umanità.


Dobbiamo riconoscere che in questi nostri tempi, anche tra i cristiani, si è indebolita la speranza che ha sostenuto i santi. Si diffonde l’impressione che con la morte finisca tutto e si dissolvano nel nulla anche le persone più importanti e piene di risorse.


Quando cala la speranza nella vita eterna, subito perdono di valore i giorni e gli anni che abbiamo a disposizione e dei quali non possiamo neppure decidere il numero.


Di conseguenza, tendiamo a sprecare i nostri giorni e la nostra vita, come facciamo con le cose di poco valore. Così, temiamo stiano vivendo non pochi dei nostri giovani quando non hanno ricevuto, dagli adulti, l’esempio di come si vive con speranza e con responsabilità il dono della vita.


I nostri figli rivolgono agli adulti la stessa domanda che il giovane, in ginocchio, fece a Gesù: ditemi cosa dobbiamo fare per avere la vita eterna, per trovare una speranza che dia senso alla nostra esistenza appena iniziata.


I santi ci danno la risposta con l’esempio della loro vita donata senza pentimenti a Dio e ai fratelli, sostenuti dalla speranza nella vita eterna.


Guardiamo ai santi. Ricordiamoci anche di quelli che abbiamo avuto vicini, che ci hanno lasciato l’esempio di un’esistenza vissuta con coraggiosa responsabilità e che oggi ricordiamo viventi in eterno nella comunione dei santi.