OMELIA NELLA SANTA MESSA CELEBRATA IN OCCASIONE DELLA INAUGURAZIONE DELL’ANNO ACCADEMICO DELL’UNIVERSITÀ DI UDINE

14-03-2011



 


Ho accettato volentieri di celebrare, anche quest’anno, la S. Messa come primo atto della solenne inaugurazione del nuovo anno accademico della nostra Università.


Come Vescovo della Diocesi che ha tanto contribuito al sorgere di questa istituzione, così importante per tutto il territorio e in particolare per le nuove generazioni, mi sembra una tradizione di grande valore quella di riservare un momento alla spiritualità all’interno dei momenti della giornata più ufficiale della vita dell’Università; è un momento di spiritualità cristiana in sintonia con quelle radici religiose e culturali che ci hanno generato.


La celebrazione della S. Messa non è una cerimonia umana ‘ con tutta la dignità e l’importanza che hanno le cerimonie nella vita di una società ‘ ma è una preghiera di invocazione a Dio che tutta la comunità dei cristiani rivolge a Dio unita al suo Signore, Gesù Cristo.


Celebro questa S. Messa presentando a Dio e alla sua Provvidenza tutta la vita della nostra Università e le sue necessità. Per sopperire a queste necessità, sappiamo quanto il Magnifico Rettore in primis e tanti altri responsabili si stiano dando da fare con tanta tenacia e onestà, mossi dal desiderio di offrire le migliori condizioni formative ai giovani che frequentano.


Prego lo Spirito di Dio perché sostenga sempre la loro convinzione e i loro sforzi. Invoco, poi, la Provvidenza di Dio perché protegga e accompagni  il cammino dell’Università oltre quello che noi con il nostro impegno umano possiamo fare.


Noi, nei diversi campi di responsabilità che abbiamo, siamo chiamato a profondere ogni nostra risorsa. Questo impegno è indispensabile ma non sufficiente per governare le vicende della vita come vorremmo; anche le vicende di una grande istituzione formativa come è l’Università. E’ tanto quello che sfugge al nostro controllo e alla nostra volontà. Le vicende della vita e di ogni istituzione umana hanno molto di imponderabile; viviamo come dentro un mistero che si può chiamare in  tanti modi, ma non negare. Gesù ci ha insegnato a chiamarlo Provvidenza di Dio che interviene nell’opera che Lui ha creato e con la sua preghiera ci invita ad invocare questa Provvidenza.


A volte non è facile capire l’azione della Provvidenza come di fronte alle tragiche notizie del terremoto che ha sconvolto in questi giorni parte del territorio del Giappone. Esse ci fanno toccare con mano quanto siano vere le parole del salmo 89: ‘L’uomo è come un soffio e i suoi giorni come ombra che passa’.


In unione con il Santo Padre invito a pregare in questa S. Messa per le vittime e per i superstiti di questa immane catastrofe che ci lascia senza parole e senza spiegazioni.


Siamo dentro un mistero; per questo, con fede, affido alla Provvidenza di Dio, al di là di quanto possiamo capire, anche la vita della nostra Università perché la guidi valorizzando la nostra opera umana. Prego, inoltre, perché l’opera umana di tutti coloro che hanno una responsabilità nell’Università sia ispirata dalle ultime parole del salmo che, dopo aver scontato che l’uomo è un soffio, conclude con questa preghiera: ‘Insegnaci a contare i nostri giorni e giungeremo alla sapienza del Cuore’. In tutti i responsabili e  i docenti, alla competenza della scienza si unisca la sapienza del cuore perché operano con una materia preziosa e delicata: i nostri giovani che investono talenti e anni nell’Università con una speranza che non va delusa.