OMELIA NELLA S. MESSA A CONCLUSIONE DELLA 7ª CONVENTION DEI FRIULANI EMIGRATI ORGANIZZATA DALL’ENTE FRIULI NEL MONDO

A Majano il 1 agosto 2010
01-08-2010


Omelia dell’Arcivescovo di Udine, mons. Andrea Bruno Mazzocato, nella celebrazione eucaristica a conclusione della 7ª convention dei friulani emigrati organizzata dall’Ente Friuli nel mondo


 


(Majano 1 agosto 2010)


 


 


Presidente dell’Ente Friuli nel mondo, Presidenti dei Fogolars Furlans, Autorità civili e militari, cari amici,


                                    ho accolto con gioia l’invito a celebrare questa solenne S. Messa nell’annuale incontro dei Friulani nel mondo. Vengo dalla terra trevigiana che ha conosciuto per lunghi anni l’esperienza dell’emigrazione e che ha dato vita alla benemerita associazione ‘Trevisani nel mondo’, a cui sono stato sempre vicino come Vescovo e Pastore.


Giunto tra voi come Arcivescovo di Udine, mi sono subito reso conto che l’emigrazione aveva interessato il popolo friulano quanto il popolo trevigiano, e forse di più. Sto facendo una visita a tutto il territorio dell’Arcidiocesi, passando di forania in forania e di chiesa in chiesa dove incontro sempre un gruppo di cristiani che mi attende. Fermandomi a dialogare con loro ho ascoltato, con tanto interesse, racconti spontanei di esperienze di emigrazione che mi hanno colpito e anche commosso.


Ho scoperto, poi, quella straordinaria rete di solidarietà che sono i ‘Fogolars furlans’ e che in questa S. Messa ho la gioia di incontrare per la prima volta in un’occasione pubblica così importante. Pensando ai ‘Fogolar furlans’ mi viene l’immagine di un grande albero che ha sviluppato i suoi rami in tutti i continenti del mondo ma ha tenuto ben piantate le sue radici dentro la terra in cui è nato. Per gli emigranti è stata un’esigenza spontanea e vitale tenere un legame forte con le è proprie radici; un’esigenza non che veniva solo dall’affetto per i propri cari lasciati in Friuli o da sentimenti di nostalgia per la casa e il paese in cui erano nati a avevano trascorso la propria infanzia.


C’erano certamente anche gli affetti e, in certi momenti, la nostalgia; ma, più a fondo, c’era la coscienza che essi portavano con sé un bene che non aveva prezzo: erano i valori a cui erano stati educati e che avevano respirato nella terra di origine, nel Friuli.


Nei paesi che gli accoglievano non portavano solo braccia per lavorare ma la dignità di persone che si sono fatte stimare e apprezzare per le qualità religiose e morali di cui erano impastate nel più profondo di se stesse.


Queste qualità morali e religiose potevano essere tenute vive grazie anche ad un legame vivo con la terra natale del Friuli. Ognuno cercava di tenerle vive personalmente attraverso i mezzi comunicazione o ritornando periodicamente a visitare i parenti.


Ma si è capito che ci si poteva aiutare insieme a non perdere il contatto con le comuni radici e sono nati i Fogolars furlans, associati tra loro grazie all’Ente Friuli nel mondo.


Loro vocazione primaria è proprio quella di tenere una rete di rapporti attraverso i quali continuano a passare i profondi valori umani e cristiani che hanno forgiato la civiltà e l’identità del popolo friulano.


Vedo con piacere che i Fogolars hanno ben presente questa vocazione come appare chiaro anche dal tema del convegno tenuto ieri: ‘I giovani e la friulanità nel 2000′.


E’ una grande missione trasmettere ai figli, nati nei paesi di emigrazione, quei valori che rendono veramente ‘friulani’; non solo con forme superficiali di appartenenza ma nel profondo delle coscienze e delle convinzioni morali.


Questa è la più preziosa eredità che i genitori friulani emigrati possono e devono consegnare ai figli. In questi anni, grazie ad un duro lavoro e alla Provvidenza di Dio hanno accumulato anche un benessere materiale che offrono ai figli i quali possono partire da condizioni di vita molto più facili di quelle da cui sono partiti i loro nonni e genitori. Ma non è questa l’unica eredità da lasciare.


Il Vangelo, che abbiamo ascoltato, ci racconta di un uomo che aveva lavorato duramente fino a far traboccare di raccolto i propri granai convinto, quel punto, di poter godersi la vita mangiando, bevendo e divertendosi. Ma Dio gli ricorda che quei beni possono andare dissipati con molta facilità e che la vita è importante per altri valori.


Quante volte questa storia si è ripetuta: i figli hanno dissipato in breve le fatiche dei genitori! Grazie anche alla rete di rapporti e alle iniziative dei Fogolars furlans, trasmettiamo ai figli l’eredità più preziosa; cioè, i valori grandi che hanno distinto i friulani in patria e nel mondo. Per questi valori siete ‘ e mi vien da dire ‘ siamo friulani! Lo siamo per la fede che affonda le sue radici nella Chiesa di Aquileia; per i valori dell’onestà, del senso di solidarietà, della fiducia nel domani, dell’unità delle famiglie che affondano le loro radici nel Vangelo. Questa è la friulanità da trasmettere con l’esempio, con la lingua, con la cultura e in tanti altri modi.


Il Signôr nus mantegni fedêi ais nestris lidrîs cristianis e al benedissi dutis lis personis e lis fameis che si dan dongje tai fogolârs furlans di dut il mont.


(Il Signore ci mantenga fedeli alle nostre radici cristiane e benedica tutte le persone le famiglie che formano i Fogolars furlans di tutto il mondo. )