OMELIA NELLA CELEBRAZIONE EUCARISTICA A CONCLUSIONE DEL PELLEGRINAGGIO DIOCESANO A CASTELMONTE

08-09-2014

Abbiamo ascoltato dal vangelo di Matteo l’annunciazione dell’angelo a Giuseppe, il fidanzato di Maria. L’angelo apparve in sogno a Giuseppe per rivelargli la volontà di Dio sulla vita della sua fidanzata Maria e, di conseguenza, sulla sua. Questa volontà aveva già cominciato a realizzarsi in modo concreto perché Maria era incinta di un bambino che veniva da Dio il quale aveva anche deciso il suo nome: “lo chiamerai: Gesù”.

Il concepimento era avvenuto senza concorso di un uomo ma “veniva dallo Spirito Santo”. Ogni bambino nasce – o dovrebbe nascere – da un atto d’amore di un uomo e una donna che li unisce in un’intensa comunione di mente, cuore e  corpo e li rende fecondi.

Gesù nasce da un atto d’amore infinitamente più grande perché è tra Dio e una creatura umana. Lo Spirito Santo, che è la Comunione di Amore che unisce il Padre e il Figlio nella SS. Trinità, si apre verso Maria e la inonda dell’amore di Dio. Ella è Immacolata; non conosce, cioè, resistenze ed egoismi verso Dio e la sua volontà.

Per questo Maria è capace di aprire tutta se stessa allo Spirito dell’Amore e rispondere, a sua volta, con amore purissimo consegnando tutta la sua persona e la sua esistenza alla volontà di Dio. In questo straordinario dialogo tra Dio e la giovane donna, che egli aveva scelto fin dall’eternità, lo Spirito Santo compie il miracolo più grande; trasforma anche il corpo di Maria e la rende incinta del Figlio di Dio che viene, come annuncia l’angelo, per salvare il suo popolo dai suoi peccati.

Dante, nel celebre canto in onore della Vergine, commenta il concepimento verginale di Maria con queste parole: “Nel ventre tuo si raccese l’amore”. Maria diventa il tabernacolo vivente dell’Amore di Dio portato in lei dallo Spirito Santo e questo amore si chiama Gesù che nel suo cuore di uomo custodisce l’amore che lo unisce a Dio Padre e tutta la compassione del Padre per gli uomini e per la loro triste condizione di peccato.

Per pura grazia ella diventa il tabernacolo dell’Amore e, insieme, la sorgente dell’Amore perché con il corpo e il cuore offrirà Gesù agli uomini dal momento della sua nascita fino a quando parteciperà al dono supremo che egli farà di sé stesso  sulla croce.

Stiamo iniziando in diocesi l’anno della carità che proseguirà il cammino che abbiamo intrapreso con l’anno della fede e l’anno della speranza. Qui, a Castelmonte, guardiamo a Maria come al modello da imitare nell’anno della carità. La grazia che ella ha ricevuto è stata, per certi aspetti, unica come è unica la sua condizione di immacolata. Insieme, però, è una grazia alla quale possiamo partecipare anche noi.

Con il sacramento del battesimo e della cresima Gesù risorto ci ha comunicato il suo Santo Spirito che, secondo la bella immagine di san Paolo, “ha riversato l’amore di Dio nei nostri cuori”. Ognuno di noi custodisce nel suo cuore l’amore stesso che riempie il Cuore di Gesù e di Maria. Certo, noi non siamo immacolati e spesso lo inquiniamo cedendo ancora al peccato. Ma il Signore ci offre sempre la possibilità di pentirci, confessando il nostro peccato, e di essere purificati dal suo perdono. Specialmente quando ci accostiamo al sacramento della penitenza e il sacerdote invoca su di noi il perdono divino, Gesù rinnova in noi il dono dello Spirito Santo che riversa ancora nel nostro animo il suo amore. Quante volte qui a Castelmonte si rinnova questo miracolo e quanti cristiani tornano alla loro vita rinnovati nel cuore dal perdono di Gesù. Tornano ad essere tabernacoli del suo amore e, insieme, come Maria anche “sorgenti”; perché chi ha l’amore del Signore nel cuore non lo trattiene per sé ma lo riversa spontaneamente sui fratelli che incontra. Si accosta a loro con i sentimenti e gli atteggiamenti che abbiamo sentito elencare da san Paolo nella seconda lettura: ama i fratelli con affetto fraterno mostrando verso di loro stima; è pronto ad ospitare a casa sua e nel suo cuore chi bussa; dal suo cuore escono solo benedizioni anche verso i persecutori; sa gioire con chi vive momenti di gioia e sa piangere con chi è provato dal dolore; non coltiva sentimenti di grandezza salendo sulle spalle degli altri ma ha la forza di fare del bene con umiltà servendo senza attirare l’attenzione.

Un cristiano che mostra questi sentimenti e questi comportamenti è una vera sorgente dell’amore perché comunica ai fratelli l’amore stesso di Gesù che egli custodisce nel cuore.

E’ tabernacolo e sorgente dell’amore di Dio come lo è stata e continua ad esserlo Maria, nostra sorella da imitare e nostra Madre a cui affidarci perché, in questo anno della carità,

diventiamo tutti più santi perché più purificati nell’amore.

Preghiamo Maria anche per tutta la nostra Chiesa diocesana perché, come scrive santa Teresa di Lisieux, essa abbia un cuore infiammato dall’amore di Cristo. Abbiano il cuore infiammato dall’amore di Cristo i sacerdoti, i diaconi, le religiose/i, i nostri sposi, i giovani chiamati a scelte di vita decisive, coloro che si dedicano ai poveri e ai bisognosi.

Se le nostre comunità trasmettono il calore del Cuore di Gesù, tanti verranno a scaldarsi e ritroveranno la via della fede e della speranza.

E si realizzerà la preghiera di Gesù: “ Prego perché tutti siano una sola cosa; come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi, perché il mondo creda che tu mi hai mandato”. Maria, Madre dell’amore e Madonna di Castelmonte, intercedi per noi.