OMELIA NELLA CELEBRAZIONE DELLA FESTA DI SAN FRANCESCO DI SALES, PATRONO DEI GIORNALISTI

23-01-2013


‘La bocca del giusto medita la sapienza e la sua lingua esprime il diritto’: sono parole del salmo 37 che abbiamo ascoltato qualche istante fa. Esse costituiscono quasi l’identikit dell’uomo che merita di essere considerato giusto davanti a Dio e davanti agli uomini. La sua bocca è come la sede della sapienza da dove escono parole profondamente meditate che esprimono il diritto; cioè, il giusto rispetto che si deve a Dio e ad ogni persona umana in quanto soggetto di diritti intangibili.


 


Un simile uomo giusto può suscitare un senso di profondo rispetto ma, forse, anche sembrare un po’ fuori moda, appartenente ad un bel mondo antico; ad un mondo rurale che viveva nei ritmi della natura, abituato ai tempi di silenzio dati gli scarsi mezzi di comunicazione. E’ un mondo che fino a qualche decennio fa esisteva anche in Friuli.


Oggi nella bocca – e prima ancora nella mente ‘ scorrono parole frenetiche, usate con leggerezza e non con ponderata sapienza; sembra non ci sia neanche il tempo per poter verificare se esprimono verità e diritto.


Potrebbe sembrare ormai irreversibile una linea di tendenza nella quale  fanno colpo e attirano l’attenzione coloro che sanno far uscire le parole dalla bocca più velocemente e più ad effetto, come dei prestigiatori.


Ma se ci pensiamo un po’ci accorgiamo che anche oggi si avverte il diverso peso delle parole di un uomo. Quando escono da una bocca che parla dopo aver meditato con sapienza, esse attirano in modo diverso la nostra attenzione. Non solleticano una curiosità superficiale ma risvegliano in noi un ascolto profondo dell’anima dove restano vivi, nonostante tutto, gli interrogativi veri della vita, il bisogno di verità e di diritto, gli interessi più autentici.


 


Questo breve commento al versetto del salmo 37 mi è venuto leggendo il tema della 47^ Giornata mondiale delle Comunicazioni Sociali e il breve comunicato stampa che lo accompagna. Il tema scelto da Benedetto XVI è: ‘Reti Sociali: porte di verità e di fede; nuovi spazi di evangelizzazione“.


Come in anni passati, il Papa torna a riflettere sulla Rete di comunicazioni che ha creato la tecnologia moderna dentro quello che è chiamato ‘mondo digitale o di internet’.


Il Pontefice prende atto che si tratta veramente di ‘un mondo’, di un ambiente di relazioni in cui gli uomini vivono contatti, confidenze, confronti reciproci che hanno effetti positivi o negativi sulla loro persona, sulla loro mentalità e sulle loro scelte.


Questo mondo non può non interpellare sempre di più la missione della Chiesa che ha nel suo DNA una vocazione missionaria posta dal suo Maestro e Signore Gesù il quale lasciò ai dodici apostoli il comando: ‘Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo ad ogni creatura’. Dovevano andare per il mondo dove potevano incontrare uomini disposti ad ascoltarli. Nell’epoca attuale, il mondo in cui incontrare uomini è diventato anche quello della Rete digitale. Per questo, esso è un mondo da evangelizzare, da illuminare e umanizzare con le parole del Vangelo.


Di fronte ad una simile missione si aprono molti e inediti interrogativi: come entrare in modo significativo in questo mondo? Quali mezzi e linguaggi usare? Come distinguersi nel mare di messaggi che si intersecano?


Sono interrogativi molto stimolanti, di fronte ai quali confesso di trovarmi in difficoltà ad intuire risposte convincenti.


 


Mi tornano però le parole del salmo 37, prima citate, perché mi pare che restino vere e attuali anche dentro l’ambiente dei social network. Essi costituiscono vie e mezzi nuovi di comunicazione ma non cambia il fatto che le parole hanno peso specifico diverso.


Fanno sempre del bene quelle che nascono di colui che le ha meditate con sapienza. Esse brillano come perle davanti agli occhi e alla mente di quanti cercano qualcosa di valore, in mezzo a tanta paglia dei messaggi internet. Non sono poche le persone, di ogni età, impegnate in questa ricerca se è vero che gli argomenti spirituali ‘ pur di diverso genere ‘ sono tra quelli che maggiormente attirano i navigatori della Rete.


 


Per questo la grande sfida che sta davanti ai vescovi, sacerdoti, catechisti, educatori cristiani non è solo quella di saper ‘navigare’ dentro la Rete digitale; ma di avere ‘una bocca che medita la sapienza e una lingua che esprime il diritto’. Chi ci incontra e ci legge si ferma perché avverte da noi parole diverse che lo guidano nella profondità della sua coscienza; parole nuove come sempre è ‘nuovo’ il Vangelo.


L’impegno più difficile a cui la Chiesa deve porre attenzione non è preparare tecnicamente a usare i nuovi mezzi di comunicazione ma formare alla sapienza del Vangelo donne e uomini che parlino secondo verità e diritto ai fratelli, ovunque li trovano.