OMELIA NELLA CELEBRAZIONE DEI PRIMI VESPRI NELLA VIGILIA DELLA FESTA DEI SANTI PATRONI ERMACORA E FORTUNATO

11-07-2014

                                                                                               Care sorelle e fratelli,

nella breve lettura biblica abbiamo ascoltato la domanda che san Paolo si pone a conclusione del capitolo 8 della lettera ai Romani: ‘Chi  ci separerà dall’amore di Cristo?’. E risponde con toni quasi trionfali: ‘Né angoscia, né persecuzione, né morte, né angeli, né potenze diaboliche, né alcuna creatura potrà mai separarci dell’amore di Dio in Cristo Gesù, nostro Signore’.

E’ come un soldato che non teme alcun nemico; potrà essere trascinato fino alla morte fisica, ma nessuno riuscirà più a strappargli la vita. Anche se prevede di essere ridotto alla debolezza estrema del martirio egli afferma con sicurezza: ‘In tutte queste cose noi siamo più che vincitori per virtù di colui che ci ha amati’.

            In preparazione alla festa dei santi Patroni Ermacora e Fortunato, ho riletto il racconto della loro Passione edita recentemente in una importante pubblicazione dedicata dall’Istituto diocesano ‘Pio Paschini per la storia della Chiesa in Friuli’ a ‘Le Passioni dei martiri aquileiesi ed istriani’. Si coglie in loro l’identica incrollabile speranza che sosteneva l’apostolo Paolo: ‘nessuna creatura potrà mai separarci dall’amore di Dio in Cristo Gesù, nostro Signore’. Ermacora la esprime con un’intensa preghiera davanti al governatore romano: ‘Guarda [Signore Gesù Cristo] questa mia battaglia e concedimi di continuarla fino alla fine, di spegnermi nel tuo nome, perché io, che in te confido, non temerò il male; perché sei con me tu che regni con Dio Padre e con lo Spirito Santo per tutti i secoli dei secoli. Amen’.

            I martiri sono i più convincenti testimoni della speranza, come ricordavo nella lettera pastorale ‘Cristo, nostra speranza’. Aggiungo ora: i martiri sono i più forti testimoni dell’amore.

Il martirio è supremo atto di amore: ‘siamo più che vincitori in virtù di colui che ci ha amati’. Essi hanno fatto esperienza profonda dell’amore fedele di Dio quando hanno incontrato Gesù, morto per loro e risorto per loro. Si sono sentiti custoditi nel suo amore dal quale nessuna potenza di male poteva strapparli e hanno risposto all’amore con l’amore, donando senza calcoli e riserve tutta la vita al loro Signore e al suo vangelo.

La testimonianza degli apostoli e dei nostri martiri ci mostra che l’amore è il cuore dell’esistenza del battezzato e di tutta la Chiesa. Accogliendo questa testimonianza, dedicheremo l’anno pastorale 2014-2015 alla virtù della Carità.

Sarà il completamento di un cammino che ci ha condotti attraverso l’anno della fede e l’anno della speranza. Le tre virtù teologali, infatti, sono vitalmente collegate tra loro. La fede in Gesù è passione per Lui, come ci mostrano Paolo ed Ermacora e Fortunato. E la speranza nasce dal sentirsi custoditi dal suo amore invincibile.

Chiederemo, durante quest’anno, che lo Spirito Santo riversi con abbondanza l’amore di Cristo nei nostri cuori e nel cuore di tutta la sua e nostra Chiesa di Udine. La virtù della carità è il fuoco soprannaturale che anima tutto quello che facciamo e organizziamo in diocesi, nelle parrocchie, nelle foranie, nella associazioni e movimenti, nelle famiglie, nelle comunità religiose.

L’aveva intuito la grande mistica Teresa di Lisieux che scrive nel suo diario spirituale: ‘Compresi che la Chiesa ha un cuore, un cuore bruciato dall’amore. Capii che solo l’amore spinge all’azione le membra della Chiesa e che, spento questo amore, gli apostoli non avrebbero più annunziato il Vangelo, i martiri non avrebbero più versato il loro sangue. Compresi e conobbi che l’amore abbraccia in sé tutte le vocazioni, che l’amore é tutto, che si estende a tutti i tempi e a tutti i luoghi, in una parola, che l’amore é eterno. 
Allora con somma gioia ed estasi dell’animo grida: O Gesù, mio amore, ho trovato finalmente la mia vocazione. La mia vocazione é l’amore’.

            L’Anno della Carità sia un momento di grazia per riscoprire che la nostra Chiesa ha un cuore, un cuore bruciato dall’amore donato in abbondanza dallo Spirito Santo. Se questo amore diventa tiepido o si spegne, ogni iniziativa nella Chiesa diventa sforzo sterile perché non trasmette calore, il calore del Sacro Cuore di Gesù che ha conquistato Paolo, Ermacora e Fortunato, Teresa di Lisieux.

A far crescere l’amore di Gesù nel cuore della nostra Chiesa contribuiamo tutti. Uno dei motivi per cui ringrazio Dio Padre di avermi chiamato ad essere vescovo dell’Arcidiocesi di Udine sono le tante persone che in questi anni mi hanno fatto sentire l’amore di Gesù vivo nel loro cuore. Ho ascoltato belle testimonianze di bambini, di giovani, di adulti, di anziani che mi fanno dire che la nostra Chiesa ha un cuore vivo perché tanti suoi figli sanno cosa significhi lasciarsi amare ed amare Gesù e, in lui, Dio nostro Padre.

Valorizziamo l’anno della carità aiutandoci a purificare il nostro cuore che, purtroppo, è sempre inquinato da bisogni, vizi e attaccamenti che spengono il vero amore. Chiediamo la grazia della virtù della carità, che è il dono supremo dello Spirito Santo.

            Come gli scorsi anni, accompagnerò il cammino personale e comunitario con una mia Lettera pastorale nella quale cercherò di approfondire la virtù della carità rifacendomi alla Parola di Dio e alla mia esperienza, che volentieri condivido.

Prepareremo, poi, un sussidio di schede bibliche grazie alla competenza di d. Rinaldo Fabris. Avremo, pure, un sussidio liturgico per animare le celebrazioni nelle comunità. La Pastorale giovanile offrirà un itinerario per ragazzi e giovani che li aiuti a riscoprire la bellezza dell’amore e dell’amore cristiano. Nel settimanale ‘la Vita Cattolica’ e negli altri mezzi di comunicazione sociale diocesani saranno proposte delle esperienze di carità e di servizio presenti oggi in diocesi.

Ogni persona e ogni comunità potranno servirsi, come credono, di questi contributi.

Tutto ci aiuti a rinnovare in noi la vocazione che abbiamo ricevuto nel nostro battesimo, la vocazione all’amore. E’ l’unica che può riempirci della vera gioia come esclama Teresa di Lisieux: ‘Allora con somma gioia ed estasi dell’animo grido: O Gesù, mio amore, ho trovato finalmente la mia vocazione. La mia vocazione é l’amore’.