Omelia in occasione delle esequie di mons. Pietro Brollo, vescovo emeriti di Udine (7 dicembre 2019)

07-12-2019

Cari Fratelli e Sorelle,

abbiamo ascoltato la consolante esortazione di San Paolo: «Per questo non ci scoraggiamo, ma, se anche il nostro uomo esteriore si va disfacendo, quello interiore invece si rinnova di giorno in giorno. Infatti il momentaneo, leggero peso della nostra tribolazione ci procura una quantità smisurata ed eterna di gloria: noi non fissiamo lo sguardo sulle cose visibili, ma su quelle invisibili».

L’apostolo descrive l’itinerario interiore del battezzato, specialmente quando egli è giunto all’ultimo tratto del suo pellegrinaggio terreno. Allora, in modo più sofferto, fa esperienza della fragilità del suo uomo esteriore che va come disfacendosi. Ma, per grazia, l’uomo interiore si purifica e si rinnova verso una gloria eterna che si manifesterà a lui dopo il passo della morte.

S.E. mons. Pietro Brollo è stato condotto dalla volontà di Dio lungo questo percorso. Negli ultimi tempi, ha attraversato una crescente e faticosa debolezza del suo corpo che lo ha portato alla morte, accudito e sostenuto da persone che con affetto gli sono state vicine. Ad esse va il nostro profondo ringraziamento: a Pia, sorella non solo di sangue, ma anche spirituale, agli altri fratelli e sorelle, ai confratelli sacerdoti, ai medici e ai tanti amici.

La sua ultima e sofferta via crucis è stata, però, il tempo dell’ultima purificazione interiore. È stata anche il tempo in cui mons. Brollo ha portato a compimento l’offerta sacerdotale della sua vita per la Chiesa affidandosi senza  riserve alla volontà di Dio, con quello spirito di obbedienza che aveva promesso al momento dell’ordinazione sacerdotale.

Per quanto mi è stato dato di conoscerlo, mi pare di aver intuito che proprio l’obbedienza è stato uno dei cardini della sua vita e del suo ministero sacerdotale ed episcopale. Lo aveva posto anche nel motto del suo stemma: «In verbo tuo laxabo rete» («Sulla tua parola getterò la rete»). La parola e la volontà di Dio, che si manifestava attraverso quella dei superiori, è stato il suo primo punto di orientamento. In obbedienza a questa volontà ha gettato, senza pentimenti, la rete della sua esistenza. Lo ha fatto anche quando l’obbedienza gli è costata croce e spogliazione di se stesso e dei suoi progetti. E tutto questo con uno stile sempre sobrio, fedele, dignitoso; senza fronzoli o inutili parole di recriminazione. Qualcuno lo definirebbe: uno stile “carnico”; proprio di quella terra e di quella gente di cui mons. Brollo si sentiva profondamente figlio e della quale ha interpretato alcune delle migliori virtù.

Come Pietro sul lago di Gennesaret, ha gettato la sua rete sempre dalla parte che Gesù gli ordinava attraverso le richieste dei superiori: da giovane sacerdote insegnante in seminario, a rettore, a parroco di Ampezzo e Gemona, a vescovo ausiliare di Udine, a vescovo di Belluno-Feltre per ritornare, come Arcivescovo, nella sua Chiesa natale.

Una volta gettata la rete, si è messo sempre a lavorare con rinnovato impegno e fedeltà là dove l’obbedienza lo aveva portato. Da vescovo di Udine ha percorso, in modo in-stancabile il territorio della diocesi che gli era stata assegnata. È rimasta nella memoria la sua presenza nelle varie comunità grandi e piccole o per celebrare il sacramento della cresima o altre occasioni di incontro con i sacerdoti e i laici.

Tra le persone portava il suo sorriso genuino e semplice che rivelava un animo gentile e  delicato e un velo di umiltà che rendeva facile il rapporto con lui anche alle persone più semplici. Confesso che ha colpito subito anche me  il suo modo di rapportarsi nobile e rispettoso  nel parlare e proferire giudizi su situazioni e, specialmente, su persone.

Collaboratore stretto di mons. Alfredo Battisti, una volta eletto suo successore nella Chiesa di Udine si è preoccupato di dare continuità all’opera pastorale del predecessore, specialmente alle costituzioni del Sinodo Udinese V. Erano, per altro, gli orientamenti del Concilio Vaticano II. Si è impegnato a promuovere una pastorale di comunione con attenzione particolare alla presenza attiva e ministeriale dei laici. A questo scopo ha dedicato i documenti principali del suo ministero episcopale.

Giunto il tempo di consegnare, per raggiunti limiti di età, la responsabilità di governo della diocesi ad un suo confratello vescovo, ha vissuto anche questo impegnativo passo con serena disponibilità. Si è ritirato nella sua Carnia, nella parrocchia natale di Tolmezzo, accolto dai fratelli e familiari con cui aveva un rapporto stretto, tipico delle grandi famiglie fondate su solide radici cristiane.

Più volte mi ha ripetuto: «Io non interverrò mai sulle sue decisioni di governo della diocesi. Ma se ha piacere di sentire il mio parere, mi chieda e le risponderò volentieri. Mi consideri, poi, disponibile ad aiutarla come posso». Così ha fatto in questi ultimi dieci anni e di questo suo stile nobile e rispettoso sono personalmente riconoscente a mons. Brollo perché mi ha permesso di avere con lui un rapporto sereno e fraterno di collaborazione.

È giunto, infine, il momento in cui, come dicevo all’inizio, la sua tenda, logorata dal tempo e dalle prove fisiche, ha ceduto. Ha compiuto, così, il suo ultimo sacrificio di servo obbediente e fedele al suo Signore sulla cui parola aveva gettato le reti nel servizio della Chiesa.

Ci stringiamo attorno a lui con affetto sincero che si trasforma in preghiera di suffragio. La Chiesa di Udine si unisce anche alla Chiesa sorella di Belluno-Feltre alla quale mons. Brollo ha dedicato cinque intensi anni di ministero episcopale lasciando un ricordo tutt’ora vivo e riconoscente.

Mentre, ora, egli fissa, senza veli, lo sguardo sulle “cose invisibili”, sul Volto del suo Signore, chiediamo che gli sia riservata “una quantità smisurata ed eterna di gloria” come Gesù ha promesso per i suoi servi fedeli.