Omelia in occasione delle esequie di don Plinio Galasso (19 settembre 2019)

19-09-2018

Cari Fratelli e Sorelle,

abbiamo ascoltato la consolante promessa che Gesù ha fatto ai suoi apostoli durante l’ultima cena: «Abbiate fede in Dio e abbiate fede in me. Nella casa del Padre mio vi sono molte dimore. Vado a prepararvi un posto. Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, verrò di nuovo e vi prenderò con me».

Ci siamo riuniti per celebrare la S. Messa di esequie per il carissimo don Plinio Galasso per invocare dal Signore che realizzi la sua promessa anche per questo nostro amico e sacerdote. Gesù, che è tornato per prenderlo con sé, lo guidi, attraverso la morte, al posto che per lui ha preparato nella casa del Padre suo.

Don Plinio nei suoi 80 anni di vita e 56 di sacerdozio, era passato per tanti posti, portato dall’obbedienza ai suoi vescovi e dalla sua indole attiva e intraprendente.

Lo ricordiamo educatore in seminario nei primi anni di sacerdozio,  vicario parrocchiale e insegnante di religione a Codroipo, parroco e ancora insegnante di religione a Piano d’Arta, assistente degli universitari cattolici, missionario in Brasile, parroco di tutte le parrocchie del comune di Basiliano e, infine, parroco qui a S. Giorgio Maggiore e a S. Nicolò del Tempio Ossario.

Veramente la vita di don Plinio ci appare come un lungo pellegrinaggio con molte tappe. Quanti lo hanno conosciuto possono testimoniare che è stato il pellegrinaggio fecondo di un vero sacerdote. Ovunque si è fermato egli si è dedicato alle persone e alle comunità con generosità e passione lasciando in tutte un germe di bene seminato dalla sua fede dal suo cuore. Ha lasciato questo germe di carità in molti cristiani delle diverse parrocchie che ha servito, nei tanti giovani a cui si è dedicato nell’insegnamento e nell’assistenza spirituale, nella gente del lontano Brasile, specialmente della comunità di Minas Novas, per la quale si è speso sia sul piano spirituale che materiale e che ha portato sempre nel cuore continuando a visitarla e aiutarla anche dopo il suo rientro ad Udine.

Aveva un carattere aperto e cordiale che offriva un immediata accoglienza. Affrontava le situazioni con un atteggiamento sempre sereno e positivo stemperando i contrasti e le tensioni e favorendo, invece, la conciliazione e la comunione.

Come Giobbe, negli ultimi anni, Dio ha voluto toccarlo nella carne con una malattia progressiva e invalidante a cui se ne è aggiunta una seconda che lo ha portato alla morte. Ricordo che don Plinio è venuto subito a parlarmene con profonda sofferenza interiore. La volontà del Padre lo aveva condotto dentro una dura prova resa più pesante per uno che aveva potuto godere di un fisico forte e atletico. Abbiamo condiviso più volte l’esperienza che stava vivendo dentro la malattia. Posso testimoniare che ho visto crescere in don Plinio uno spirito di fortezza, di pazienza, di accettazione anche serena dei limiti che un po’ alla volta il fisico indebolito gli imponeva. Ha accettato senza chiudersi in se stesso ma manifestandomi una continua volontà di rimanere al suo posto come parroco, fedele al suo ministero e alle comunità cristiane che gli erano affidate. Così è stato finche il male ha avuto ragione su di lui come su ogni essere mortale. Il Signore ha posto fine alla sua croce visitandolo con la morte nella comunità della Fraternità sacerdotale dove, negli ultimi giorni, è stato ospitato e accudito e dove ha trovato anche il clima fraterno e spirituale che lo ha accompagnato all’incontro finale con il Signore Gesù.

Ora noi, con affetto e profonda riconoscenza, per don Plinio offriamo la nostra preghiera e il sacrificio di Cristo che egli per 59 anni ha celebrato. Ha speso la sua vita sacerdotale passando, come dicevo, per tanti posti e lasciando sempre un dono di fede, di solidarietà, di amicizia. Trovi ora il suo posto definitivo, quello che per lui Gesù ha preparato come ha promesso di fare per i suoi servi fedeli.

Credo che possiamo dire, con le parole dell’apostolo Paolo, che don Plinio non è vissuto per se stesso ma per il Signore e per la sua Chiesa. E non è morto per se stesso ma nel Signore, preparato all’incontro con lui anche dalla purificazione della prolungata malattia.

Chiediamo per lui la grazia finale di essere per sempre con Cristo Gesù che è morto ed è ritornato alla vita ed è il Signore dei vivi e dei morti.

Udine. 19 settembre 2018