OMELIA IN OCCASIONE DEL SUO 12.mo ANNIVERSARIO DI ORDINAZIONE EPISCOPALE E NEL 40.mo. DI QUELLA PRESBITERALE

09-12-2012


 


Il 9 dicembre di dodici anni fa, nella Cattedrale di Treviso, ricevevo l’ordinazione episcopale e il 3 settembre di 40 anni fa ricevevo quella sacerdotale nella chiesa di Riese Pio X, sotto l’intercessione del Papa trevigiano S. Pio X che mi ha sempre accompagnato con la sua protezione.


Questa mattina in preghiera ripensavo ai due anniversari e la memoria mi riportava indietro; è stato come un ripercorrere a ritroso una strada lunga 40 anni e ritrovare tanti volti familiari, luoghi in cui ho vissuto, avvenimenti belli e tristi.


E mi è venuto spontaneo chiedermi: perché è stata questa la strada della mia vita? Perché i miei giorni si sono succeduti in questa direzione che sarà l’unica per me perché si vive una volta sola? Perché sono diventato sacerdote e poi vescovo e sono arrivato a Udine?


Mi è venuta l’immagine di una collana e ho visto i miei giorni come tante perle – a volte belle e a volte brutte ‘ tenuti insieme da due fili; due fili conduttori che hanno orientato in un certo modo il succedersi dei giorni.


Permettete che vi nomini questi due fili conduttori della mia vita perché mi accorgo che non si sono mai strappati, neppure nei momenti più difficili e ad essi mi sono aggrappato specialmente nei tempi di fatica e di oscurità.


Faccio questa confidenza personale solo perché penso ci aiuti a conoscerci meglio e a creare una più profonda comunione tra di noi nel Signore Gesù.


Al primo filo non saprei dare che il nome di ‘grazia’: grazia di Dio, grazia di Gesù, grazia dello Spirito Santo. Anch’io ho avuto dei piccoli progetti lungo il percorso della mia vita ma mi accorgo che di fatto sono sempre andato da un’altra parte; o meglio, Qualcuno mi ha condotto da un’altra parte, nonostante anche qualche mia paura e tentativo di resistenza. Certamente, sono diventato sacerdote per libera adesione mia. Ma avevo appena 24 anni e in un tempo di cambiamenti vorticosi in cui era difficile orientarsi. Se non mi sono perso ma, anzi, ho capito sempre meglio il dono del sacerdozio non è stato grazie alle mie chiarezze e alla mia forza di perseveranza. Un filo mi ha guidato come attraverso un labirinto e sono certo che era tenuto dalle mani crocifisse di Gesù ed era tessuto dalla fedeltà instancabile dello Spirito Santo. E ad un certo punto, quando avevo in mente altri programmi, mi sono trovato nominato vescovo da Giovanni Paolo II e a passare in fretta da una Chiesa diocesana all’altra, come un pellegrino che spesso deve rifare il bagaglio perché ha ricevuto un nuovo ordine. In questo modo sono giunto nella cara Arcidiocesi di Udine.


Ricordando tutto questo percorso, mi pare evidente che sono andato avanti in mano ad un Altro e che questo Altro non può che avere il Volto che mi è più misterioso e familiare: il Volto di Gesù che fin da piccolo ho conosciuto in famiglia. Lui sapeva chi dovevo diventare e mi ha condotto con la sua Volontà imprevedibile che si chiama Spirito Santo, il quale soffia dove vuole. Io non ho mai saputo con chiarezza chi ero e che cosa dovevo diventare; l’ho capito andando dove la grazia di Gesù mi portava.


 


Qui trovo il secondo filo conduttore della mia esistenza e si chiama ‘obbedienza’.


Credo che la cosa più buona che sono riuscito a fare è stato obbedire credendo fermamente che nella richieste del mio vescovo, prima, e del Santo Padre, poi, c’era la Volontà di Gesù per me. Per me obbedire è stato uno degli impegni più seri e ha impresso svolte radicali e imprevedibili alla mia vita. Non nascondo che a volte l’obbedienza è stata anche molto impegnativa perché mi ha messo su strade inesplorate, senza tanti punti di riferimento. Ma ho fatto la consolante esperienza che l’obbedienza non mi ha mai tradito perché mi ha sempre incamminato sulla direzione più giusta che non io ma Colui che mi guidava conosceva bene.


Riconoscendo oggi che i giorni della mia vita sono stati tenuti assieme e guidati dai due fili conduttori della grazia di Gesù e dell’obbedienza, sento in me la gioia profonda di averli seguiti. Anche se mi hanno condotto dove non avrei immaginato non ho un attimo di pentimento per la strada fatta, per ciò che ho vissuto, per come mi trovo ad essere.


Non ho difficoltà a confessare che sarebbe lungo l’elenco dei miei limiti, debolezze e peccati. Ma questo mi dà un motivo ancora più grande per dire il mio grazie a Gesù e al suo Santo Spirito perché neppure le mie miserie hanno spezzato i fili conduttori della grazia di Gesù e della mia obbedienza. Gesù è rimasto fedele a me anche quando capivo poco ed ero frenato dalle mie debolezze. Da parte mia, poi, ho corso il rischio di obbedire senza tanto guardare ai mieli limiti e povertà che mi avrebbero consigliato di lasciar perdere.


Con queste sicurezze, care sorelle e fratelli, voglio continuare ad andare avanti con voi e in mezzo a voi come vescovo e pastore.


Un impegno sento che il Signore Gesù mi chiede in modo sempre più pressante. L’ho ritrovato nelle parole di Paolo ai Filippesi che abbiamo ascoltato nella seconda lettura.


Per due volte, in poche righe, l’apostolo assicura a quella comunità cristiana che prega incessantemente per loro. Dopo 40 anni di sacerdote e 12 di vescovo intuisco con sempre maggior chiarezza che Dio mi chiede, prima di tutto, di pregare per la Chiesa e per tutti i cristiani che mi ha affidati. Preso da tante urgenze e impegni, in passato credo di aver un po’ trascurato il servizio della preghiera. In questa S. Messa chiedo allo Spirito Santo la forza di essere, come S. Paolo, un apostolo che prega senza stancarsi per la sua Chiesa.


Incontro tanti cristiani che hanno vivo lo spirito della preghiera e che con gioia si uniscono alla mia preghiera di vescovo. Assieme potremo formare il cuore orante della Chiesa di Udine uniti a Maria e ai nostri santi. La preghiera farà ringiovanire la Chiesa perché ‘ a chi bussa sarà aperto’ e Gesù risorto, con il suo Spirito dell’Amore, ha la potenza di ‘far nuove tutte le cose.