Omelia in occasione del solenne Pontificale del Santo Natale 2015

25-12-2015
Cari fratelli e sorelle,
chi è entrato in cattedrale dal portone centrale avrà notato che è incorniciato da una corona di fiori. Li abbiamo messi per indicare che quella sarà la Porta della Misericordia durante tutto l’Anno Santo. È stato Papa Francesco a chiedere che ogni cattedrale avesse la sua Porta della Misericordia e anche noi l’abbiamo spalancata domenica 13 dicembre con la partecipazione di una grande folla di cristiani. Resterà aperta fino alla conclusione dell’Anno giubilare per offrire a tutti l’opportunità di entrare in chiesa dove il Signore Gesù ci accoglie così come siamo e ci rinnova il cuore con la sua compassione e il suo perdono.
 
In questo Natale dell’Anno Santo invito ognuno ad attraversare la Porta della Misericordia della cattedrale; attraversarla non solo col corpo, ma anche con la mente e con la coscienza esprimendo un desiderio profondo di purificare e rinnovare la nostra persona e la nostra condotta di vita.
Entriamo in cattedrale attraverso quella Porta venendo dalla piazza, dalle strade, dalle nostre case, dai luoghi di lavoro e di ritrovo; venendo dalla vita quotidiana che stiamo spendendo giorno dopo giorno, fianco a fianco con tante altre persone, più o meno vicine. Non sempre è una vita facile e piacevole; riserva ferite nel cuore e sofferenze nell’anima. Me le sono sentite confidare da diverse persone anche in questi giorni, scambiandoci gli auguri natalizi. Se ci pensiamo bene, tutte queste sofferenze hanno una sola causa: la mancanza di misericordia. Quando tra di noi si esauriscono la misericordia, la compassione, la pazienza, la delicatezza, il perdono, inevitabilmente i nostri rapporti diventano come degli ingranaggi senza lubrificante. Girano male e creiamo sofferenze a noi stessi e alle persone vicine. Quante volte basterebbero poche gocce di misericordia per rasserenare gli animi, per tornare a guardarci con benevolenza, per capirci meglio. Ma se nel serbatoio del cuore l’abbiamo esaurita allora subito i rapporti diventano più aridi; prendiamo le distanze l’uno dall’altro perché non ci si fida e ognuno resta più solo con le sue sofferenze.
 
Dobbiamo riconoscere che, volendo un Anno Santo della Misericordia, Papa Francesco ha visto bene; ha intuito che abbiamo bisogno urgente di questa. Ha chiesto di aprire nelle cattedrali – e in altre chiese giubilari – una Porta della Misericordia come un invito ad entrare e ad accostarci alla Sorgente della misericordia per fare un rifornimento interiore.
La Sorgente ci viene rivelata proprio la festa del Natale. San Paolo, scrivendo al discepolo Tito, così parla della nascita di Gesù: «Figlio mio, è apparsa la grazia di Dio, che porta salvezza a tutti gli uomini». La grazia – cioè, la misericordia di Dio che non conosce stanchezze – è apparsa in mezzo agli uomini quando è nato Gesù. Lui, secondo la bella espressione di Papa Francesco, è il Volto della misericordia. Se vogliamo tornare a capire il significato di questa virtù, guardiamo solo a lui. Se abbiamo bisogno di sentire nel cuore il balsamo rasserenante della misericordia, andiamo verso Gesù, come i pastori e i Magi, senza vergognarci di riconoscerci dei perché hanno il cuore arido; e non c’è più triste povertà.
Gesù ha insegnato al mondo la vera misericordia e dal suo volto – per usare le espressioni dell’evangelista Giovanni – si è diffusa la luce vera, quella che illumina ogni uomo. È proprio vero perché quando il balsamo della misericordia guarisce i cuori e intenerisce i rapporti, anche i volti delle persone si illuminano e tornano i sorrisi. Torna la luce.
E questa, come dice Paolo a Tito, è la salvezza. La misericordia è la salvezza delle famiglie, delle amicizie, dei rapporti di lavoro, dell’economia, della vita comune nei paesi e nelle città.
È la salvezza per tutti gli uomini; per i friulani e per coloro che accogliamo tra noi provenienti da lontano.
 
Per questo a tutti vogliamo mostrare Gesù anche attraverso quei simboli popolari e delicati com’è il presepio; vogliamo mostrarlo perché solo contemplando lui, impariamo la misericordia e camminiamo, così, sulla via della salvezza sapendo tenerci per mano.
 
Cari fratelli e sorelle, questa Santa Messa del Natale sia per ognuno come un’oasi della misericordia nella quale troviamo un momento di ristoro dell’anima. Raccogliamoci in preghiera e chiediamo a Gesù, che è apparso in mezzo a noi, di purificarci il cuore dalle sofferenze, dalla ferite ricevute, dalle durezze e dalle cattive abitudini accumulate nel tempo. Lo rinnovi col balsamo spirituale della sua misericordia e i nostri familiari, amici e conoscenti ci troveranno capaci di nuova delicatezza, pazienza, compassione. Questo sia il nostro buon Natale.
 
Santo Natale 2015, Cattedrale di Udine