Omelia in occasione del Mercoledì delle Ceneri (26 febbraio 2020)

26-02-2020

Cari Fratelli e Sorelle,

iniziamo il tempo sacro della Quaresima mentre tutti i mezzi di comunicazione parlano quasi di un unico argomento: il contagio provocato dal coronavirus. È un nemico così piccolo da essere invisibile e così potente da condizionarci tutti; ci impedisce anche di riunirci nelle nostre chiese per partecipare alla Santa Messa, ai funerali dei nostri cari e agli altri momenti di preghiera comunitaria. L’attenzione di tutti è concentrata nella ricerca di modi efficaci per difenderci fisicamente da questo virus; anche le nostre autorità stanno facendo del loro meglio per la salute pubblica. Tutto questo è doveroso e viene spontaneo farlo.

Oltre ai provvedimenti di prevenzione, come vivere dentro questa improvvisa minaccia alla salute e alla serenità della nostra vita personale e sociale? Certamente non serve farsi prendere dal panico o accumulare riserve alimentari o di altro genere.

Vorrei, piuttosto, suggerire di vedere questo virus come un invito a fermarsi e a pensare alla vita che stiamo portando avanti. Anche la Quaresima, che iniziamo oggi, è un invito a fermare un po’ la nostra mente e fare un esame di coscienza su noi stessi e su come stiamo vivendo.

Offro un piccolo spunto di riflessione su cui anch’io mi sono soffermato.

Il coronavirus è invisibile ai nostri sensi e ci vogliono analisi accurate per riconoscerlo. Eppure è un male reale che può annidarsi dentro il nostro corpo e ammalarlo e, inoltre, diffondere il nostro male anche sulle persone vicine.

Pensando a come questo virus attacca il corpo, la mia attenzione è stata attirata su altri virus, altrettanto reali, che, però, ammalano l’anima. Essi si annidano silenziosamente dentro al nostro cuore. Sono invisibili agli altri perché nessuno da fuori vede i pensieri e i sentimenti che coviamo dentro di noi. Spesso sono invisibili anche a noi stessi se non troviamo il tempo e il modo di fare un esame serio di ciò che si muove dentro la nostra coscienza. Questi virus dell’anima si chiamano, ad esempio: orgoglio, avarizia, lussuria, ira, invidia, accidia, mancanza di fede, di speranza, ecc.

Sembra quasi che non ci siano in noi e che non serva dare loro attenzione perché è più importante correre per cose più urgenti. Essi, invece, si annidano silenziosi dentro il cuore e un po’ alla volta lo ammalano. Generano in noi come una febbre spirituale che si manifesta come malessere, scontentezza, male di vivere. E ci rendono contagiosi verso le persone che ci stanno vicino su cui riversiamo i malesseri del nostro cuore.

Il profeta Gioele, nella prima lettura della Sacra Scrittura che abbiamo ascoltato, ci indica la cura contro questi virus dell’anima. Invita a fare un intervento chirurgico spirituale: “Laceratevi il cuore!”. Seguiamo questa terapia spirituale che ci farà tanto bene anche in questo momento di ansia e preoccupazione diffusa.

Fermiamoci a riflettere a noi stessi e con il bisturi dell’esame di coscienza apriamo il nostro cuore per riconoscere i virus più pericolosi che contiene. Ne ho nominati alcuni e ognuno può chiamare per nome quelli che cova in sé. Nel cuore aperto facciamo, poi, entrare una medicina salutare che è lo Spirito del Signore. Lo Spirito Santo penetra nel nostro animo attraverso la preghiera. Appena sarà possibile torniamo nelle nostre chiese per pregare personalmente e assieme. Il nostro cuore guarirà; crescerà una bella serenità dentro di noi. La diffonderemo attorno alle persone più vicine e più care. Buon cammino di Quaresima.