RIFLESSIONE SPIRITUALE E ALCUNE CONSIDERAZIONI INIZIALI NEL PRIMO INCONTRO CON IL PRESBITERIO

05-11-2009


Riflessione spirituale


Questo nostro incontro segna l’inizio di un cammino comune. La volontà di Dio Padre mi ha chiesto di entrare, come Vescovo, in mezzo alla comunità cristiana di Udine; ma, prima di tutto, in mezzo a voi che siete il presbiterio di questa sua Chiesa.


Sono entrato con tutta la disponibilità permessa dalle mie forze e dai miei limiti e cominciamo a camminare assieme per guidare il popolo di Dio che ci è affidato.


 


Ci avviamo pregando. Partiamo dalla preghiera perché siamo servi di Gesù risorto e della potenza del suo Spirito. Nella preghiera torniamo ogni volta ad affidarci alla sua Grazia prima che ai nostri sforzi. Lo facciamo anche in questa mattinata che vede Vescovo e fratelli nel sacerdozio uniti in un tratto di cammino comune.


Il Santo Curato d’Ars, specialmente in questo anno sacerdotale, ci sia un luminosissimo esempio.


 


Iniziamo pregando e ascoltando la Parola di Dio prima di dirci le nostre parole. La Parola di Cristo abiti per la fede nei nostri cuori e nutra i nostri pensieri; perché è quella Parola che siamo chiamati ad annunciare per consolare ed edificare i fratelli.


Il brano della Parola di Dio che abbiamo ascoltato ci riporta al gesto della preghiera: ‘Io piego le ginocchia davanti al Padre’.


Nella prima parte del c. 3 della lettera agli Efesini, S. Paolo presenta la grandezza del suo ministero apostolico a cui si sta dedicando con la predicazione, con l’impegno di tutte le sue forze, con il prezzo di grandi tribolazioni.


Dopo questa presentazione, egli fa un gesto inatteso: piega le ginocchia e passa alla preghiera, una preghiera di supplica e una preghiera di lode.


 


In mezzo a tutto il suo grande impegno per l’apostolato, ha capito che ad Efeso nascerà e crescerà la Chiesa di Cristo solo se avverrà qualcosa che non poteva dipendere solo dai suoi sforzi, ma anche dalla sua preghiera.


Era necessario un evento di salvezza che poteva realizzare solo la potenza di Dio Padre mediante il suo Santo Spirito. Lui, l’apostolo, poteva favorire questo miracolo con la sua preghiera du supplica.


Anch’io sento dover iniziare il mio ministero di Successore degli Apostoli in mezzo a voi piegando le ginocchia e supplicando, come cerco di fare all’inizio delle mie giornate.


Come S. Paolo, chiedo per me e per voi che ‘Cristo abiti per mezzo della fede nei nostri cuori’. Gesù Cristo continui a conquistare in modo sempre più totale i nostri cuori. Questo può farlo solo Lui con il suo Spirito. Noi possiamo lasciarci conquistare invocando la grazia e aprendoci umilmente a Lui.


Ci conquisti con la sua carità; ci fondi sulla sua carità di cui non abbiamo mai finito di scoprirne l’ampiezza, la lunghezza, l’altezza e la profondità.


Allarghi il nostro cuore con il suo amore di Buon Pastore perché solo con questo amore possiamo servire la sua Santa Chiesa che è in Udine.


 E riempia i cuori di tutti noi della sua carità ‘pastorale’; allora con un cuor solo ameremo e guideremo la nostra Chiesa.


 


Dopo la preghiera di supplica, vi invito a far nostra anche la preghiera di lode dell’apostolo. E’ un vero inno pieno di speranza: ‘A colui che in tutto ha il potere di fare molto più di quanto possiamo domandare o pensare ..’.


Quanto sento bisogno di questa speranza e tutti, credo, ne sentiamo il bisogno! Tante difficoltà presenti in Diocesi mettono alla prova la speranza.


Confesso che, man mano che conosco la realtà in cui sono arrivato, vengo a contatto con tante situazioni di cui non vedo una via di uscita chiara e programmabile: la carenza di sacerdoti e di seminaristi, la crisi delle famiglie, lo spopolamento delle nostre storiche comunità parrocchiali, il disorientamento dei giovani, il cambiamento di costumi di vita ..


Confesso, anche, che non mi sento amareggiato, rassegnato o pentito di aver obbedito. Avverto in me serenità  e desiderio di impegnarmi anche se sono cosciente che con le sole mie e nostre forze non riusciremo né a capire né a superare queste gravi difficoltà.


Non può abbandonarci la speranza perché siamo servi di Colui che può fare molto di più di quanto possiamo non solo domandare ma anche pensare, prevedere, immaginarci.


Andiamo avanti, allora, pronti ad accogliere le sorprese di Dio che già ha sorpreso il mondo risuscitando suo Figlio Gesù il mattino di Pasqua e fondando la Chiesa con la potenza del suo Spirito.


Andiamo avanti elevando a Lui la nostra lode con cuore pieno di speranza: ‘A Lui la gloria nella Chiesa e in Cristo Gesù per tutte le generazioni, nei secoli dei secoli, Amen’.


 


Alcune riflessioni iniziali


Aggiungo qualche parola alla meditazione che ho fatto sulla Parola di Dio. Sono passati venti giorni dal mio ingresso per cui non aspettatevi indicazioni e linee di programma per il futuro.


Mi rendo ben conto di aver appena iniziato la conoscenza di una Diocesi e di una terra di cui, fino a tre mesi fa, non sapevo quasi nulla; a causa anche della mia debole propensione a viaggiare.


Prendete, perciò, quanto dirò come delle riflessioni iniziali che condivido con voi per avviare un dialogo e una collaborazione a servizio della nostra Chiesa.


 


1. Un sentito ringraziamento


Sento doveroso, prima di tutto, dire a tutti un grazie sincero per l’accoglienza che mi avete riservato.


La giornata dell’ingresso in Diocesi e, specialmente, la celebrazione della S. Messa in cattedrale sono state per me un vero conforto spirituale e un forte incoraggiamento.


Mi sono reso conto che il Signore Gesù mi ha accompagnato con una grazia particolare perché ho colto attorno a me un clima di fede, di preghiera, di affetto, di comunione. Ho avvertito una Chiesa viva che accoglieva con fede e amore il suo nuovo Pastore. E grazie a questi sentimenti spirituali, si è creato una sintonia anche con i sacerdoti e i cristiani di Treviso che mi hanno accompagnato.


C’è stata una comunione tra Chiese sorelle attorno al Pastore che, per volontà di Dio, lasciava l’una per abbracciare la nuova a cui era inviato.


Credo di poter dire che abbiamo toccato con mano, in modo straordinario, la presenza dello Spirito Santo che opera ogni volta che la Chiesa si riunisce nel nome di Cristo.


Questa è stata per me una grazia del Signore che mi ha confermato nella volontà di Dio e nel desiderio di donarmi con piena fiducia alla mia Chiesa di Udine.


Sono convinto che è stata una grazia particolare anche per tutta la Diocesi che ci aiuta a guardare avanti ‘ come dicevo nella meditazione ‘ con fiducia e speranza. Il Signore ci guida con il suo Spirito.


Per questa accoglienza affettuosa e spirituale ringrazio, ancora, i due confratelli Vescovi, Mons. Battisti e Mons. Brollo. Subito si sono rapportati con me in grande spirito di fede, con delicatezza e rispetto e con piena disponibilità. Sono certo di consolidare con loro un rapporto fraterno che sia di edificazione per tutta la Diocesi.


Ringrazio, poi, voi sacerdoti, cominciando dai collaboratori più vicini con i quali ho avviato fin dai primi giorni un intenso lavoro.


Ha già avuto occasione di incontrare un buon numero di voi in questi venti giorni e ho trovato tanta apertura di cuore e disponibilità, unite al desiderio di conoscerci, di fare comunione e di collaborare assieme.


 


2. Essere aiutato a conoscere la Chiesa di Udine


Il primo periodo del mio ministero dovrà essere necessariamente dedicato ad una conoscenza, almeno sufficiente, della Diocesi.


a. La conoscenza cui tengo di più è con voi sacerdoti per il legame sacramentale e spirituale che ci unisce e la corresponsabilità pastorale verso la Chiesa di Udine.


Ho già iniziato ad incontrare personalmente un certo numero di voi e resto disponibile ad un incontro personale con tutti per avviare un dialogo diretto e personale tra Vescovo e ogni suo sacerdote.


Approfittiamo, poi, anche di altre occasioni per incontrarci e conoscerci: le celebrazioni nelle parrocchie, pranzi assieme, incontri informali ..


b. Ho già avviato una conoscenza e una iniziale collaborazione con i collaboratori della curia (intensa in senso ampio). Avrò presto un incontro particolare con i responsabili e  collaboratori di ogni ufficio per conoscere il lavoro che viene fatto e inserirmi con la mia responsabilità  di Vescovo e Pastore.


c. Dovrò trovare il modo per arrivare ad una conoscenza diretta della Diocesi, della configurazione del suo territorio, delle varie comunità parrocchiali, delle foranie. Senza questo contato mi sarebbe impossibile capire quali possono essere gli orientamenti più indovinati per guidare questo popolo di Dio con le sue caratteristiche, tradizioni, storia.


Sto ipotizzando una forma di breve visita pastorale per forania e che arrivi a toccare ogni comunità parrocchiale. Chiederò lumi anche a voi per capire se può essere un’idea buona e come attuarla nel modo più efficace.


d. C’è anche una conoscenza della società civile con i suoi rappresentanti, organizzazioni, iniziative. Mi muoverò anche in questo ambito nella misura del possibile e approfittando delle occasioni di incontro con persone e di presenza a momenti significativi.


 


3. Comunione e collaborazione all’interno del nostro presbiterio.


Condivido con voi un’intuizione che mi sembra una condizione indispensabile per una nostra azione pastorale efficace .


Credo che non dovremo stancarci nell’impegno per crescere nella comunione e collaborazione tra di noi affiché il nostro presbiterio diventi ciò che già è.


Noi siamo qui perché abbiamo ricevuto tutti il dono del sacramento dell’ordine sacro che ci ha consacrati sacerdoti, con il Vescovo che ha la pienezza del sacerdozio.


C’è un legame sacramentale che ci unisce a Gesù e tra di noi e questo è creato dalla potenza dello Spirito Santo. Noi siamo chiamati a viverlo con sentimenti di reciproco affetto, stima, sostengo; uniti nella fede, nella preghiera e nella carità.


A questo è chiamato ogni presbiterio diocesano. Noi abbiamo qualche motivo in più se consideriamo la situazione presente e futura della Diocesi.


Già siamo un presbiterio con molti confratelli anziani anche se ammirevoli per l’amore per la Chiesa e la dedizione quotidiana. Saremo in meno nel prossimo futuro; il futuro più remoto sfugge alle nostre previsioni.


Potremo continuare a guidare la Chiesa diocesana se saremo una comunità di fratelli nel sacerdozio attorno al Vescovo, impegnati a crescere nella comunione e nella collaborazione.


Uniti nella fede e nella reciproca carità ci difenderemo dalla solitudine, ci sosterremo nei momenti di personale debolezza, valorizzeremo nel modo migliore i vari carismi che ci sono tra noi, daremo alla Diocesi una testimonianza grande di comunione, guideremo le varie comunità cristiane secondo percorsi condivisi.


4. L’impegno per i chiamati al presbiterato e il sostegno al seminario


In questi giorni, la mia permanenza in seminario mi ha permesso di fare dei colloqui personali con i seminaristi. Abbiamo ragazzi svegli, con una profonda e personale esperienza spirituale, generosi nel dono di sé.


Raccontandomi la loro storia, quasi tutti hanno sottolineato che hanno riconosciuto la vocazione al sacerdozio partecipando attivamente alla vita della parrocchia e avendo accanto un sacerdote significativo che li ha indirizzati con il suo esempio e con la parola. Sono molto riconoscenti a quei sacerdoti che li hanno aiutati a scoprire la strada su cui il Signore li chiama.


Riconoscere i ragazzi e giovani chiamati al sacerdozio e sostenerli è un compito primario nostro. Facciamo un dono straordinario a questi giovani perché non c’è gioia più grande che scoprire e percorrere la strada per cui sei stato creato da Dio.


Facciamo un dono alla nostra Chiesa diocesana che ha bisogno del ministero ordinato per continuare dentro la terra del Friuli la sua millenaria missione.


Ci sono certamente, in Diocesi, i chiamati e aspettano un sacerdote amico che li aiuti a riconoscere la chiamata di Gesù, come fece Eli con Samuele.


Sosteniamo, poi, il nostro seminario con la preghiera, con la stima, con consigli costruttivi in modo che i seminaristi sentano l’attenzione e l’affetto di tutto il presbiterio.


 


5. La collaborazione con i fedeli laici e i religiosi


Come ho detto nell’omelia dell’ingresso, ho trovato in Diocesi una confortante presenza attiva di tanti laici; frutto anche degli orientamenti pastorali di questi vent’anni.


E’ una ricchezza che noi pastori dobbiamo valorizzare donando loro, prima di tutto, nutrimento spirituale: quello lo aspettano giustamente da noi.


Un allenamento, poi, su cui misurarci è quello di una collaborazione e corresponsabilità reale con questi laici nella complementarietà dei carismi e dei ministeri dentro la Chiesa.


Un ministero non deve sostituire un altro ma ognuno ha il suo compito proprio affinché si sviluppi bene il Corpo di Cristo.


Carismi da valorizzare sono, poi, quelli delle sorelle e fratelli consacrati nei tre consigli evangelici. Spesso si coglie la loro importanza quando vengono a mancare.


Sarà mio impegno accostare direttamente le diverse comunità religiose per avviare una comunione spirituale e una collaborazione dentro la Diocesi.


 


Conclusione


Concludo con le parole del Salmo 125: ‘Nell’andare se ne va piangendo, portando la semente da gettare, ma nel tornare viene con giubilo portando i suoi covoni’.


Per noi e tempo di semina; a volte, forse, nel pianto perché il terreno è arido. Siamo chiamati ad essere seminatori fedeli che si preoccupano solo di gettare il buon seme.


Deciderà Dio Padre se e quando farci vedere, con gioia, il raccolto.


 


 


                                                              + Andrea Bruno Mazzocato