RIFLESSIONE NELL’INCONTRO DIOCESANO DI PREGHIERA CON CATECHISTI E ANIMATORI DEI GIOVANI: ESSERE TESTIMONI DI SPERANZA NELL’EDUCAZIONE CRISTIANA

04-10-2013


Carissime catechiste/i e animatori,


san Paolo iniziava le sue lettere ringraziando sempre Dio Padre per i segni di speranza che vedeva nelle comunità cristiane che aveva fondato predicando il Vangelo. Anch’io desidero iniziare la mia riflessione ringraziando il Padre del Signore nostro Gesù Cristo per questo incontro che anche quest’anno stiamo vivendo in cattedrale all’inizio dell’anno pastorale e degli incontri di catechismo e di formazione dei ragazzi e dei giovani. Questo incontro, infatti, è prima di tutto opera sua e del suo santo Spirito.


Ad una prima impressione potrebbe venirci spontaneo pensare che siamo qui per una decisione nostra; perché il vescovo, con i suoi collaboratori, vi ha invitato e voi avete deciso di venire. Ma se facciamo un attento esame di coscienza ci rendiamo conto che la nostra decisione è, di fatto, una risposta; una risposta ad un’ispirazione dello Spirito Santo.


Mi rendo conto che anche quest’anno – parlando con i collaboratori dell’ufficio catechistico e di pastorale giovanile ‘ ho confermato questo incontro con catechisti e animatori perché ho avvertito in me una convinzione e una gioia che non veniva solo dalla mia mente. Mentre ci pensavo e mi confrontavo c’è stata in me come una chiarezza che illuminava la mente e mi convinceva che facevo la scelta buona; e avvertivo che mi veniva donata dallo Spirito Santo che vive in me. E’ un’esperienza che mi capita spesso e mi dà fiducia e speranza nelle scelte.


Questo è successo anche a voi. La forza che vi sostiene nel donare, con fedeltà e generosità, cuore e tempo per i nostri bambini, ragazzi e adolescenti non è solo vostra ma è una reale azione dello Spirito di Gesù in voi. Voi continuate ad accoglierla e così anche quest’anno vi mettete a disposizione per l’educazione cristiana dei nostri figli. Lo Spirito Santo ha suscitato in voi anche il desiderio di venire questa sera in cattedrale per ascoltare la parola del Vescovo e pregare con lui e gli altri catechisti/e e animatori.


Come dice tante volte san Paolo, ci riunisce un solo Spirito, lo Spirito Santo che Gesù ha effuso nel cuore di ognuno di noi e crea tra noi una profonda comunione di sentimenti, pensieri e volontà. Ci ritroviamo vicini non solo fisicamente ma perché abbiamo nel cuore la stessa fede, lo stesso desiderio di trasmetterla ai ragazzi, lo stesso amore per loro e la loro educazione.


Torneremo alle nostre case e alle nostre parrocchie ma questa comunione spirituale continuerà ad unirci come una grande rete creata dal Signore; una rete di grazia che raccoglierà tanti bambini e ragazzi e far loro il dono più bello: educarli ad essere come Gesù.


Questa comunione spirituale ci riempie di speranza perché ci fa sentire uniti tra di noi e uniti al Signore Gesù dalla forza del suo Spirito di amore.


Come sapete, dopo l’Anno della fede vivremo l’Anno della speranza. Ed ecco che Gesù ci sta donando già un bel segno di speranza perché ci sta facendo fare l’esperienza che a Udine continua a tenere viva la sua Chiesa e noi ne siamo membra grazie alla comunione che il suo Spirito sta creando tra di noi e con il Vescovo e che è il segno visibile della presenza del Buon Pastore.


Partiamo, così, col piede giusto per vivere l’Anno della speranza e contribuire a farlo vivere ai bambini e giovani e alle nostre comunità.


A voi, in modo particolare, consegno l’invito che san Pietro rivolgeva ai cristiani della sua comunità: Adorate il Signore, Cristo, nei vostri cuori, pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi’ (1 Pt 3,15). Chi ci incontra respiri dal nostro sorriso, dalle nostre parole e comportamenti l’aria fresca della speranza. Specialmente i ragazzi, a cui ci rivolgeremo, possano dire: abbiamo avuto in mezzo a noi un testimone della speranza.


Certamente, per diffondere speranza è necessario averla nel profondo di noi stessi. Chi non ce l’ha rischia di fare una recita che non convince nessuno.


Allora stare tra i piccoli e i giovani, che guardano a noi per vedere la luce della speranza che Gesù ha portato, sia un stimolo provvidenziale per riscoprire in noi questa grande virtù. In che modo il cristiano può rendere più forte e cosciente la virtù della speranza?


Guardando a Gesù stesso che san Paolo definisce ‘nostra speranza’. Il volto e il cuore di Gesù sono quasi disegnati al vivo nelle pagine della Sacra Scrittura. Per aiutarvi a meditare il suo messaggio ho scritto una lettera pastorale intitola con le parole dell’apostolo: ‘Cristo, nostra speranza’. Molti di voi l’avranno già vista e potete trovarla anche qui per voi e per portarla ad altre persone. Ho cercato di scriverla tenendo conto dell’invito di Pietro: ‘Siate pronti a rendere ragione della speranza che è in voi’. Mentre scrivevo immaginavo di essere in dialogo con voi e dare ragione di perché Gesù, e solo lui, è per me la speranza che non delude.


Leggiamo la Parola di Dio per scoprire in Gesù l’unica speranza e leggiamola in clima di preghiera come sempre l’apostolo Pietro invita a fare: ‘Adorate il Signore, Cristo, nei vostri cuori’. La speranza cristiana è ‘virtù teologale’; è dono, cioè, dello Spirito Santo. Per questo cresce solo in coloro che hanno lo spirito di preghiera, come ricordo anche nella lettera pastorale. La preghiera apre l’anima all’azione dello Spirito di Dio che convince che Gesù, morto in croce e risorto dai morti, è la vera speranza per ogni uomo.


Con questa speranza andiamo a fare catechismo e animazione tra i nostri ragazzi senza stancarci e abbandonarli a se stessi, per quanto difficili siano.


Ci sostenga la convinzione che il nostro impegno per dare loro una seria educazione cristiana è già, in se stesso, un luminoso segno di speranza. Lo richiamo anche nella Lettera pastorale quando scrivo: L’impegno instancabile per l’educazione dei nostri figli è uno straordinario atto di speranza. Non vogliamo in alcun modo lasciarci demoralizzare dalle difficoltà ma continuare a collaborare con lo Spirito Santo che, prima di noi, continua ad agire nelle menti e nei cuori dei nostri figli. Essi, nonostante tutto, sono aperti al futuro spinti dall’insopprimibile speranza di poter scoprire che si può vivere per un amore eterno, di cui portano il presagio nel cuore’ (n. 51).


Quale dono è per i bambini che crescono, incontrare educatori che assomigliano al seminatore della parabola evangelica. Questo contadino ripete, senza stancarsi, un gesto di speranza e getta il suo seme su ogni terreno pieno di fiducia nella forza vitale racchiusa nel piccolo seme e senza voler toccare subito con mano il raccolto. Il seme, infatti, cresce secondo i suoi tempi e non secondo la fretta del contadino. Sono i tempi della libertà del ragazzo a farsi toccare dalla Parola di Dio e dallo Spirito Santo per cui i frutti, magari, si vedranno dopo anni. Qualche volta il Signore ci dona la consolazione di vedere anche noi qualche frutto della nostra opera educativa e per questo lo ringraziamo.


Cominciamo, allora, anche quest’anno la nostra semina nelle classi di catechismo negli oratori e nelle altre esperienze che proporremo ai ragazzi. Rinnoviamo nel nostro cuore la speranza del seminatore. Unica preoccupazione sia quella di seminare il buon seme; per questo è necessario che ‘adoriamo il Signore Cristo nei nostri cuori’ prima di annunciarlo e mostrarlo con il nostro esempio ai piccoli e ai giovani.


Ci sia vicina Maria, nel cui ricordo concludo la Lettera pastorale, che continua a toccare il cuore di tante persone che magari avevano perso la fede e l’orientamento della vita. La Chiesa la invoca come ‘Stella del mare’ per noi che stiamo attraversando il pellegrinaggio della vita.


Al suo cuore materno di Maria affidiamo anche le vittime del tremendo naufragio della nave carica di poveri immigrati che cercavano di raggiungere una terra che donasse loro un po’ di speranza. Come il Papa ha ribadito con forza, essi sono una vergogna per tutti e una scossa per non rassegnarci a queste tragedie cedendo ad un senso di indifferenza e di impotenza. Preghiamo anche per coloro che hanno responsabilità politiche in Italia e in Europa perché siano all’altezza del loro compito e sappiano fare le scelte adeguate a  far fronte alle emergenze che oggi l’umanità presenta. ‘Rivolgi verso noi, o Madre, gli occhi tuoi misericordiosi’.