PROSPETTIVE DEL DIACONATO PERMANENTE NELL’ARCIDIOCESI DI UDINE.Intervento nel convegno organizzato per celebrare il trentesimo del diaconato permanente nella chiesa udinese


16-10-2011


 PROSPETTIVE DEL DIACONATO PERMANENTE NELL’ARCIDIOCESI DI UDINE.


 


UN DONO CHE VIENE DAL PADRE DELLA LUCE


 


Ogni buon regalo e ogni dono perfetto viene dall’alto e discende dal Padre della luce, nel quale non c’è variazione né ombra di cambiamento’ (Giac 1,17).


Queste parole dell’apostolo Giacomo ben dicono il significato e il valore che il diaconato permanente ha avuto e continua ad avere per la Chiesa di Udine: è ‘un buon regalo e un dono che viene dall’alto, che discende dal Padre della luce’.


E’ un dono che Dio Padre ha fatto alla nostra diocesi e un’opera dello Spirito Santo. A quest’opera in molti hanno efficacemente collaborato perché si avviasse e si consolidasse,


come constatiamo con gioia a trent’anni dalle prime ordinazioni.


Hanno collaborato, prima di tutto, coloro che Dio ha chiamato a questo ministero e che hanno risposto con una grande generosità e fedeltà che continua nel tempo. Vicino a loro hanno collaborato le loro spose che, nella comunione del sacramento del matrimonio, hanno condiviso questa ulteriore chiamata di Dio per il bene della Chiesa. Tutta la famiglia è stata, poi, coinvolta nel cammino del diacono.


Un grande contributo è stato dato dai Vescovi, miei predecessori: Mons. Battisti che ha colto subito le opportunità che il Concilio Vaticano II apriva con il diaconato permanente e lo ha avviato nella Chiesa di Udine con capacità di discernimento e grande intuizione pastorale; Mons. Brollo che, dapprima, ha collaborato con Mons. Battisti all’avvio di questo ministero in qualità di Vescovo ausiliare e, successivamente, lo ha consolidato come Vescovo ordinario dotandolo anche di un importante Direttorio.


Non possiamo dimenticare i tanti sacerdoti che hanno creduto a questo nuovo ‘dono dello Spirito’ e vi hanno direttamente contribuito nel discernimento delle vocazioni, nella formazione e nella guida della comunità diaconale.


Tanti laici e tante comunità, poi, sono stati vicini ai nostri diaconi e li hanno accolti, e tuttora, li riconoscono e li valorizzano nel loro ministero.


 


Un buon regalo e un dono che scende dal Padre: questo è stato il diaconato permanente per l’Arcidiocesi di Udine. A trent’anni dalla sua esistenza ci è facile riconoscerlo perché ormai i diaconi permanenti sono diventati una presenza familiare in diocesi, nelle foranie e in tante comunità parrocchiali. Il loro ministero offre un importante contributo alla vita, alla santificazione e alla missione della nostra Chiesa.


Mi pare giusto riconoscere che il diaconato permanente è stato un dono dello Spirito Santo grazie, anche, alle qualità personali e spirituali dei nostri diaconi. Pur nei limiti che ognuno porta con sé, incontriamo in loro ‘ lo posso dire, ormai, anche per esperienza personale ‘ uomini maturi, sostenuti da una fede seria, legati da vero amore alla loro Chiesa, capaci di grande disponibilità nei servizi loro richiesti. E, accanto a loro, le mogli che condividono le stesse qualità umane e spirituali.


 


 


 


UN DONO DA VALORIZZARE


 


Guardando al cammino di trent’anni di diaconato permanente, possiamo dire con consolazione del cuore che la nostra Chiesa udinese ha ricevuto un dono dal Padre.


Questo traguardo, però, oltre che ad uno sguardo indietro ci invita anche ad uno sguardo in avanti. I doni di Dio vanno riconosciuti con riconoscenza e vanno sempre rivitalizzati e valorizzati in tutte le loro potenzialità.


Per questo l’anniversario che celebriamo è anche l’occasione per chiederci tutti come possiamo meglio valorizzare il ministero diaconale nella diocesi.


 


L’esperienza di trent’anni può suggerirci tante cose. Per questo, già lo scorso anno ho invitato la comunità dei diaconi a prepararsi a questa ricorrenza con una verifica dell’esperienza vissuta dalla quale ricavare indicazioni per il futuro.


Essi hanno accolto il mio invito con tanto impegno e sono arrivati a delle indicazioni che proponiamo di riprendere in varie occasioni fino a giungere anche ad un arricchimento del Direttorio stesso.


Non credo sia questo il momento per impegnarmi, come Vescovo, a dare delle indicazioni pratiche per meglio valorizzare la vocazione e il ministero dei diaconi permanenti. Le vedremo assieme, condividendole anche con il Consiglio Presbiterale, il Consiglio Pastorale Diocesano e altri organismi e incontri.


Da quanto, però, ho visto e sentito in questi due anni mi sembra di poter indicare come degli ambiti entro i quali arrivare a qualche orientamento concreto.


 


1. Il discernimento vocazionale


Il diaconato permanente è una vocazione che viene da Dio, un dono che scende dal Padre, per usare le parole di S. Giacomo. Per questo è necessario un discernimento grazie al quale i chiamati stessi e altri che li conoscono (sacerdoti, diaconi stessi) riconoscano i segni della vocazione.


E’ una vocazione che deve essere fatta conoscere anche di più in diocesi. Ho pensato di offrire a questo un piccolo contributo chiedendo ai diaconi la carità di accompagnarmi nel mio ministero nelle parrocchie e creando, così, anche l’occasione di far vedere la realtà del diacono in vari posti.


Possiamo e dobbiamo trovare i modi per annunciare questa vocazione e per offrire criteri per il discernimento dei chiamati e per accompagnarli nella prima fase del loro cammino.


 


2. La formazione al ministero


In diocesi ormai si è consolidato un valido programma per formare spiritualmente e intellettualmente i candidati al diaconato.


Il programma, però, può essere ulteriormente migliorato alla luce dell’esperienza di questi anni e delle nuove esigenze alle quali il diacono deve saper far fronte nel suo ministero.


Sarà necessario tener conto anche della configurazione del territorio diocesano, vasto e articolato. Forse potremo trovare momenti di formazione che vadano meglio incontro anche ai disagi che questa realtà crea.


Anche l’accompagnamento personale di ogni candidato, negli anni di formazione, può avere attenzioni ancora migliori; compresa una verifica attenta del suo cammino in vista delle tappe dell’ammissione, dei ministeri e dell’ordinazione.


 



 


3. Il ministero del diacono nella Chiesa di Udine


Lungo trent’anni si sono accumulate davvero tante esperienze, a volte anche sofferte, di ministero dei diaconi in diocesi. Su di esse i diaconi stessi hanno fatto una verifica che andrà ora ripresa per giungere a orientamenti più precisi:


– sulle forme di ministero da privilegiare


– sui mandati del Vescovo


– sul modo di inserire il diacono in parrocchia e in forania


– sui servizi specifici a livello diocesano


Le indicazioni circa il ministero proprio dei diaconi permanenti dovranno tener conto anche del momento storico che la nostra diocesi sta vivendo e affronterà nel prossimo futuro. Tanti fattori chiedono un ripensamento anche di tutta l’impostazione pastorale e dei vari ministeri e servizi inseriti in essa. Tra questi ministeri ci sono i diaconi permanenti che potranno offrire un indispensabile contributo.


 


4. La comunità diaconale e la formazione permanente


E’ necessario che ogni diacono continui una formazione personale, spirituale e culturale per rinnovare sempre il dono che ha ricevuto con la sacra ordinazione.


L’ambiente privilegiato per questa formazione è la comunità diaconale entro la quale ogni diacono cementa un rapporto profondo con gli altri fratelli nel ministero, si confronta con loro, si arricchisce delle reciproche testimonianze, vive momenti di formazione spirituale e intellettuale. La partecipazione alla comunità diaconale è momento costitutivo dell’essere diacono come lo è per un sacerdote la partecipazione alla vita del presbiterio diocesano. L’ordinazione, infatti, inserisce sacramentalmente in una comunità di fratelli legati dallo stesso sacramento e con il Vescovo come centro di comunione.


All’interno della comunità diaconale vanno sempre rinnovate iniziative e programmi di formazione che siano qualificati e rispondenti alle esigenze attuali della Chiesa e della cultura.


 


 


CONCLUSIONE


 


Le prospettive di lavoro che ho sinteticamente ricordato ci fanno capire che questa giornata di celebrazione dei trent’anni di diaconato nell’Arcidiocesi di Udine è tappa di un cammino che vogliamo rilanciare per essere fedeli al dono di Dio che abbiamo ricevuto e ai nostri diaconi che lo hanno accolto e lo stanno vivendo.


Continueremo, perciò, la riflessione valorizzando quanto è emerso finora, arrivando anche ad orientamenti operativi e coinvolgendo il più possibile i vari soggetti che formano la Chiesa diocesana.


Con l’aiuto di Dio e con cuore riconoscente ripartiamo con tanta speranza.