OMELIA NELLE ESEQUIE DI MONS. REDENTO BELLO

14-02-2013

 (2 Cor 4,14-5,1; Mt 25,1-13)


 


Mons. Redento Bello ha concluso la sua lunga giornata terrena durata quasi cento anni dei quali ben 76 consacrati a Dio e ai fratelli nel sacerdozio.


Come per le dieci vergini della parabola evangelica, è stata lunga per d. Redento l’attesa della venuta dello Sposo. Però, non si è addormentato come le vergini stolte, ma come le sagge ha saputo essere pronto perché nella sua lampada aveva un’abbondante provvista di olio, l’olio della preghiera che alimentava la sua fede profonda.


Personalmente ho conosciuto d. Redento Bello quando era ormai molto anziano e al lumicino delle forze fisiche. Mi resterà impresso, però, nella memoria il modo con cui mi accoglieva. Quando gli annunciavano che arrivava il vescovo si risvegliava con tutto se stesso e mi prendeva le mani con un sorriso quasi da bambino che faceva trasparire una gioia profonda. Quando, poi, cominciavamo la preghiera che si concludeva con la benedizione


del Signore, lo vedevo raccogliersi in se stesso e traspariva dai gesti e dal volto la sua fede e l’abitudine allo spirito di preghiera.


Anche se non ho avuto la fortuna di conoscere d. Redento negli anni della sua giovinezza e maturità, in quei brevi e intensi incontri con lui alla Fraternità sacerdotale mi è sembrato di percepire qualcosa del suo animo umano e sacerdotale.


L’ho colto come una persona profondamente buona e mite, che accoglieva gli altri con sentimenti positivi e di amicizia. Confratelli che lo hanno frequentato per anni mi hanno confermato questa ricchezza umana di d. Redento.


Queste doti umane sono state l’humus in cui è cresciuta la sua fede ben solida e, insieme semplice, e la sua spiritualità di sacerdote fedele e umile.


Ho ritrovato queste qualità di d. Redento nel suo testamento spirituale che ho avuto la gioia di aprire e leggere dopo la sua morte. E’ uno scritto breve, ma è come una piccola perla preziosa che ci lascia, quasi una sintesi intensa della sua esistenza umana e sacerdotale: ‘Piccolo testamento spirituale di un umile e piccolo prete. Offro di cuore la mia vita, che sta per spegnersi nel Signore, perché si diffonda anche in Friuli la lodevole pratica della carità cristiana. Il Signore benedica tutti gli operatori di pace. Ascoltami, Signore, sono povero e sofferente ma amo i tanti che si trovano nel dolore e nell’abbandono. Vieni in loro soccorso’.


Poche parole e semplici in questo ‘piccolo testamento di un umile e piccolo prete’ dal quale traspare il candore evangelico per il quale un giorno Gesù esultò esclamando: ‘Ti benedico, o Padre, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli’. Tra questi piccoli e poveri di spirito possiamo annoverare anche d. Redento Bello perché il Vangelo era penetrato nel profondo del suo cuore sacerdotale.


Questa spiritualità evangelica ha nutrito i diversi servizi che i vescovi gli hanno chiesto: dall’ufficio amministrativo diocesano, alla direzione di Arti Grafiche, all’assistenza spirituale dell’O.N.A.R.M.O, a canonico e confessore in Cattedrale.


Proprio lo spirito del Vangelo lo ha reso forte e coraggioso per cui non ha esitato a seguire i soldati italiani in Albania come cappellano militare per stare vicino alle tante e lancinanti sofferenze di quei giovani e portare loro il conforto della sua calda umanità e della fede.


L’identico coraggio lo ha sostenuto, assieme ad altri confratelli sacerdoti, nella resistenza partigiana della Brigata Osoppo. Di questa stagione della vita di d. Redento molto è stato detto e scritto da persone ben più informate di me e ancora sarà giusto che resti vivo il ricordo per le future generazioni.


In questo momento in cui diamo l’ultimo saluto cristiano qui in terra a d. Redento Bello, mi sembra doveroso solo ricordare anche che il suo straordinario impegno civile è nato dal suo animo sacerdotale impregnato di sensibilità evangelica, E’ stata sempre la carità del pastore che lo ha mosso, quella carità cristiana che, nel suo testamento, si rivela come la sua principale preoccupazione per il bene del Friuli e per la quale offre la sua vita.


E’ stata la ricerca della pace che lo ha sostenuto anche in situazioni, a volte tragiche, di conflitto. Per tutti gli operatori di pace chiede, nel testamento, la benedizione del Signore.


Ancora, il cuore di buon pastore loha guidato a stare vicino ai sofferenti sfidando anche pericoli e mettendo a repentaglio la propria incolumità fisica.


Un piccolo, grande sacerdote si presenta ora alla porta della sala del banchetto delle nozze eterne. Certamente ci è arrivato illuminato dalla lampada della fede e portando con sé tanti frutti di bene che ha saputo maturare grazie alla fede e all’amore di pastore.


Noi lo accompagniamo e in questa S. Messa di esequie trasformiamo in preghiera di suffragio tutto l’affetto, l’amicizia e la riconoscenza che ognuno nutre per d. Redento.