OMELIA NELLE ESEQUIE DI MONS. GASTONE CANDUSSO

19-04-2011


  (Sap 4,7-15; Lc 23,44-46.50.52-53; 24,1-6)


 


Accompagniamo con dolore profondo e con serena speranza mons. Gastone Candusso tra le braccia della Misericordia di Dio Padre che ha deciso di chiamarlo a sé perché la sua anima era ormai gradita al Signore. Dalla Gerusalemme terrena alla Gerusalemme celeste è stato l’ultimo viaggio di d. Gastone che ha voluto partecipare ancora una volta al pellegrinaggio in Terra santa che si è compiuto nel santuario del cielo dove, attraverso la morte, ha già incontrato Gesù risorto.


Nell’ultima visita che gli ho fatto in ospedale tre giorni prima della sua morte, sono stato profondamente colpito ed edificato dalla disarmante serenità con cui d. Gastone attendeva la morte. Ho capito che quella serenità gli veniva principalmente dal suo carattere ottimista e positivo; era, invece, una grande grazia dello Spirito Santo che Gesù riservava al suo servo fedele.


Se spesso un uomo rivela se stesso al momento della morte, questo è stato vero per d. Gastone. Negli ultimi giorni di vita ci ha testimoniato con semplicità e trasparenza quanta grazia di Dio custodisse nel suo cuore, quanto profonde fossero nella sua anima le virtù della fede, della speranza e della carità che lo Spirito Santo dona ad ogni battezzato e conferma nella consacrazione sacerdotale.


Quasi senza turbamento mi ha confidato: ‘Ho donato alla Chiesa 40 anni di sacerdozio. Se Dio vuole sono pronto a donarne ancora altrimenti mi metto nelle sue mani’. E subito mi sono riecheggiate le parole dell’apostolo Paolo: ‘Per me infatti il vivere è Cristo e il morire un guadagno. Ma se il vivere nel corpo significa lavorare con frutto, non so davvero che cosa debba scegliere’.


Credo possiamo dire che sul letto di morte d. Gastone ha raggiunto la disponibilità di Gesù che concluse la sua esistenza sulla croce pregando: ‘Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito’. E’ la disponibilità del servo del Vangelo che considera gli anni della sua vita come tempo di servizio ai fratelli finché giungerà la chiamata a tornare nella gioia del suo Signore.


Non aggiungo altro su d. Gastone perché moltissimi di voi hanno avuto l’opportunità di conoscerlo più a lungo di me e conservano cari e preziosi ricordi della sua umanità, del suo entusiasmo sacerdotale, della sua carica spirituale, della sua passione per la Chiesa e per le persone.


Ci farà bene, invece, ascoltare qualche brano del testamento spirituale che d. Gastone ha scritto appena il 23 febbraio scorso e che è rivolto a tutti coloro che lo hanno conosciuto e amato.


‘Magnificat! Per i 30 fantastici anni di sacerdozio a S. Marco con preti eccezionali, capaci di eroica testimonianza di carità e di fede; con una comunità che mi ha cresciuto e che ho cresciuto cercando di interpretare e vivere il Vangelo negli anni del Concilio, del terremoto, del consumismo, del dramma del 29.7.91 e nella ricostruzione delle strutture parrocchiali. Magnificat! Per la Chiesa che vive in Gemona: orgogliosa della sua storia, della sua fede, della sua arte. Chiamato a presiedere l’eucarestia, con paura ho accettato questa sfida e ho voluto lasciarmi guidare dallo Spirito che mi provocava e mi stimolava nei volti e nel cuore dei catechisti, animatori, del consiglio pastorale, della fabbriceria e, direi, negli oltre 9000 gemonesi che  in questi 10 anni ho incontrato e amato. Vorrei avere fantasia e parole per dire la mia gioia di essere prete, per poter gridare ai giovani: non abbiate paura! Essere preti è fantastico. Dite al Signore che vi chiama: ‘Ecco io vengo!.


De Profundis! Chiedo scusa e perdono per le mie debolezze e fragilità, per le mancanze di fede, di speranza, di carità; per le scelte di vita, di linee pastorali azzardate, di comportamenti dettati più dall’orgoglio e superbia che dalla Parola di Dio e dal buon senso.


Nunc dimittis. E ora quando tu vorrai lasciami venire a te a contemplare il tuo volto nella liturgia del cielo e lasciami, per una volta solo, dirigere il coro dei Santi: sarà il mio grazie per tutti i doni che mi hai dato! Lasciami giocare con i bambini e i papà e le mamme e i nonni. E poi in un angolo del tuo cuore lasciami che ti parli della gente di S. Daniele, di S. Marco, di Gemona, di Forni Avoltri. Lasciami che ti preghi per questi preti e per tutte le persone buone che con loro combattono la buona battaglia del regno. Maria, tua e nostra Madre, mi prenda in braccio e mi adagi lassù accanto ai tanti fratelli e sorelle e uniti ai cori degli angeli e dei santi canteremo: Santo, Santo, Santo il Signore!


Intanto lasciami qui e se posso fare ancora qualcosa di buono ti canterò. Magnificat!’.


Dio ha giudicato che tanto di buono d. Gastone lo aveva già fatto su questa terra per il bene della sua e nostra Chiesa e di tanti fratelli. Ora starà già pregando per noi e noi ricambiamo con la nostra liturgia di suffragio perché la sua settimana santa di concluda nella Pasqua eterna di risurrezione.