OMELIA NELLE ESEQUIE DI MONS. ANICETO MOLINARI

28-11-2011


( Rom 14, 7-12; Gv 6,37-40)


 


‘Questa è la volontà di colui che mi ha mandato, che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato ma che lo risusciti nell’ultimo giorno’. Queste parole immortali di Gesù ci suggeriscono la preghiera che mons. Aniceto Molinaro aspetta certamente da noi in questa S. Messa di esequie che stiamo celebrando in suffragio della sua anima.


E’ un altro sacerdote che ha concluso la sua giornata terrena durata quasi 76 anni di cui 50 donati a Dio e alla Chiesa nel sacerdozio. Ed ora chiede a noi l’ultima fraterna carità di non lasciarlo solo nel suo passaggio definitivo verso Dio a cui, come ci ha ricordato S. Paolo, ‘ognuno renderà conto’, ma di essergli ancora vicini con la nostra preghiera.


D. Aniceto ci ha lasciati definitivamente con un ultimo cenno di saluto rivolto ai suoi cari che gli sono stati costantemente vicini con tanto affetto e premura fino al letto di morte. Se, però, è cessata ogni possibilità di rapporto sensibile e di dialogo con lui, non si è interrotta la comunione. Anche attraverso lo strappo della morte, la comunione con d. Aniceto ‘ come con tutti i nostri cari defunti ‘ ci è assicurata non dalle nostre deboli forze mortali ma da Gesù. Gesù risorto ha la potenza di ‘non perdere nessuno di coloro che hanno creduto in Lui’ ma di ‘risuscitarlo nell’ultimo giorno’.


In questa celebrazione eucaristica entreremo in comunione reale con Gesù, che offre per noi il suo Corpo e Sangue per salvarci della morte. Nella nostra comunione con Gesù ci sarà anche d. Aniceto. Per lui chiederemo la grazia che quella comunione eucaristica con il Signore Gesù, che egli ha vissuto ogni giorno come sacerdote per 50 anni, diventi ora visione faccia a faccia: diventi rivelazione gloriosa di quella Verità che d. Aniceto ha indagato per la maggior parte della sua vita con grande rigore spirituale, morale e intellettuale e ha insegnato a tanti giovani allievi.


Offrendo a Dio Padre il Sacrificio di Cristo, uniamo anche l’offerta dell’esistenza sacerdotale del nostro fratello d. Aniceto, che ‘ per quanto possiamo conoscere ‘ è stata ricca di frutti e di talenti ben investiti per il bene della Chiesa e di tanti giovani sacerdoti e laici che si sono formati al suo insegnamento.


Ci saranno certamente altre occasioni e contesti più adeguati per fare un bilancio del valore che ha avuto l’opera di riflessione, specialmente filosofica, di mons. Aniceto Molinaro; dal contributo da lui dato alla scienza filosofica, al dialogo tra intelligenza e fede, al confronto critico con le espressioni, a volte, problematiche, della cultura contemporanea.


Gli incarichi prestigiosi di insegnamento che ha ricoperto per decenni, specialmente, presso la Pontificia Università Lateranense e il Pontificio Ateneo S. Anselmo, la direzione di importanti riviste, la presidenza dell’Associazione Docenti Italiani di Filosofia attestano, da soli, il valore dell’attività di studio e insegnamento del nostro d. Aniceto.


Quello che possiamo intuire è che questa attività accademica si è profondamente nutrita del suo spirito sacerdotale. La passione per la Verità rivelata, l’amore per la chiesa, la dedizione alla formazione delle nuove generazioni sono dentro il cuore di ogni sacerdote che si sente chiamato ad essere evangelizzatore e pastore.


Queste qualità hanno animato e illuminato l’impegno intellettuale e di insegnamento di d. Aniceto. Prima che intellettuale e docente, è stato sacerdote che si è sentito chiamare da Dio a svolgere il suo ministero annunciando la Verità e formando i giovani dentro il dialogo onesto e rigoroso con la cultura contemporanea.


Ho colto in d. Aniceto il profondo animo sacerdotale quando ho avuto la gioia di conoscerlo personalmente in alcuni incontri ricchi di umanità e di contenuto. Mi ha subito colpito lo spirito con cui egli era rientrato nella sua diocesi, a conclusione del suo impegno di insegnamento, per raggiunti limiti di età.


Altri docenti vivono il tempo della pensione rimanendo nell’ambiente in cui hanno insegnato e pubblicato e intrattenendo relazioni private. D. Aniceto è tornato per continuare a fare il prete e mettersi a disposizione della diocesi con grande naturalezza e umiltà. Ha dato testimonianza a me e a tanti di noi di una grande libertà di spirito; la libertà del servo della Chiesa che è stato chiamato a donarsi come sacerdote e che lo fa, senza pretese o nostalgie, nei modi che il Signore e il suo vescovo gli chiede.


E così si è messo a disposizione per le necessità della forania dedicandosi specialmente alla chiesa di Passariano dove si è fatto subito stimare e amare per la qualità spirituale e intellettuale della sua predicazione e del suo dialogo. Vi si è dedicato con ammirevole fedeltà fino al limite delle forze minate dalla malattia che lo ha condotto alla morte fisica.


Ha vissuto anche questa prova estrema con quella serena dignità che caratterizzava la sua personalità. Era la serenità che nasceva dalla fede nel Signore Gesù maturata da anni e anni di meditazione e offerta nell’insegnamento, nella predicazione e negli scritti.


D. Aniceto ci lascia in eredità un maturo esempio di spiritualità sacerdotale e di fede vissuta e motivata. Con riconoscenza fraterna lo mettiamo nel sacrificio di Gesù, Sommo Sacerdote e lo consegniamo nelle mani sicure di Dio Padre.