Omelia nelle esequie di don Pietro Degani – 8 aprile 2016

22-04-2016

Cari fratelli e sorelle,

ci stringiamo attorno al corpo mortale dell’amato don Pietro Degani e con la nostra preghiera vogliamo accompagnare la sua anima che si è incamminata verso l’incontro finale con il suo Signore che lo aveva creato, fatto cristiano e voluto suo sacerdote.

 

Gesù lo ha chiamato a sé nell’Anno Santo della Misericordia e durante il tempo pasquale. Lo affidiamo, allora, alla sua infinita misericordia e gli chiediamo di donare a don Pietro la grazia che abbiamo sentito promettere da San Paolo nella rima lettura: «La nostra cittadinanza è nei cieli e di là aspettiamo come salvatore il Signore Gesù Cristo, il quale trasfigurerà il nostro misero corpo per conformarlo al suo corpo glorioso».

 

Dopo quasi 88 anni di pellegrinaggio terreno, di cui 64 donati alla Chiesa come sacerdote, il corpo di don Pietro era fortemente logorato dalle fatiche del servizio ai fratelli a cui si è donato con instancabile generosità. Accettare il progressivo indebolimento fisico, con i vari acciacchi ad esso collegati, è stata per don Pietro l’ultima purificazione, visto il suo carattere sempre attivo ed esuberante. Possiamo testimoniare che ha vissuto l’ultimo tratto del suo cammino con una disponibilità alla volontà di Dio sempre più serena preparandosi alla visita finale del suo Signore che alla fine è giunta e ce lo ha definitivamente portato via.

Ora don Pietro è tra le braccia di Gesù risorto nel quale creduto con fede autentica; lo introduca egli nella vita eterna sulla strada di luce che ha aperto il mattino di Pasqua e lo risusciti nell’ultimo giorno, conformandolo al suo corpo glorioso.

 

Questo sacerdote resta certamente nel cuore di quanti lo hanno conosciuto per la schietta e calda simpatia e l’umanità autentica che sapeva trasmettere. Credo che resti vivo nella memoria anche di coloro che lo hanno avuto tanti anni fa come giovane sacerdote prima a Basaldella e poi a Bertiolo dove si è fatto stimare per il cuore e l’intraprendenza che ha profuso nel ministero.

 

Chiamato dall’obbedienza, è giunto, quindi, come parroco a Zuglio dove è fedelmente rimasto per 42 anni. La comunità cristiana di San Pietro in Carnia è diventata veramente la sua famiglia nella quale si sentiva fratello e padre. Si è incarnato nella vita delle persone e delle famiglie condividendone da vicino i momenti lieti e quelli tristi. La sua umanità schietta lo apriva all’amicizia, creava vicinanza con le persone che intuivano il suo cuore sincero di uomo e di pastore. Per usare la felice immagine di Papa Francesco, possiamo dire che d. Pietro è stato un parroco che ha assorbito l’odore del gregge amando le sue pecore con fedeltà quotidiana, facendosi sentire e apprezzare come uno di loro.

 

Un posto particolare nel suo cuore aveva l’antica Pieve di San Pietro, testimone nei secoli di una straordinaria tradizione di fede. Di quella tradizione don Pietro si sentiva responsabile con l’impegno a tenerla viva in mezzo ai suoi cristiani e a trasmetterla alle future generazioni. Per questo, da vero parroco, si è dedicato alla vita cristiana della parrocchia, nelle sue diverse frazioni. Ha curato il catechismo, le celebrazioni dei sacramenti, le feste della tradizione cristiana popolare, la carità, l’attenzione ai malati e agli anziani.

 

Nell’antica Pieve di San Pietro in Carnia anche le mura, la splendida architettura e le opere d’arte parlano di fede e della grande tradizione cristiana. Questa ricchezza era ben percepita da d. Pietro che ha avuto il gusto e ha sentito l’orgoglio di mantenere bella la Pieve con i necessari restauri, di farla conoscere, di renderla punto di riferimento per le popolazioni locali e per tanti visitatori e pellegrini.

 

Quando per l’avanzare dell’età è giunto per don Pietro il momento di dover salutare la sua amata Zuglio, posso essere testimone diretto di quanta sofferenza gli sia costato tale distacco.  L’ho visto proprio come il padre che non si rassegnava a lasciare i suoi figli, la sua terra, la sua Pieve. Il Signore lo ha aiutato a fare il passo scendendo, prima, nella Casa Betania per sacerdoti quiescenti a Tricesimo e, infine, nella comunità della Fraternità sacerdotale dove ha chiusi i suoi giorni terreni amorevolmente assistito e con i conforti cristiani.

Come dicevo all’inizio, questa è stata la sua ultima purificazione interiore che è stata ben nota  il Signore; lui che scruta i segreti dei cuori e ha visto molto meglio di noi il cuore sincero e fedele di don  Pietro.

 

Lo accolga  nel posto che ha preparato per lui al banchetto della Comunione dei Santi dove si vive la gioia piena del paradiso. Riposi in pace. 

 

Venerdì 8 aprile 2016