Omelia nelle esequie di don Ernesto Bianco (9 giugno 2016)

10-06-2016

Cari fratelli e sorelle, 

abbiamo ascoltato le parole di speranza di S. Paolo: «Non ci scoraggiamo; se anche il nostro uomo esteriore si va disfacendo, quello interiore invece si rinnova di giorno in giorno. Infatti il momentaneo, leggero peso della nostra tribolazione ci procura una quantità smisurata ed eterna di gloria: noi non fissiamo lo sguardo sulle cose visibili, ma su quelle invisibili, perché le cose visibili sono di un momento, quelle invisibili invece sono eterne». Sono parole che possiamo dire siano state scritte anche per don Ernesto. Nell’ultimo tempo della sua esistenza terrena egli ha provato su di sé il peso della tribolazione e ha sentito che il corpo si andava disfacendo consumato dalla grave malattia che lo aveva colpito. Ma anche sotto il peso della croce ha vissuto l’invito dell’apostolo: «Non ci scoraggiamo». Don Ernesto non si è scoraggiato. Quando lo ho visitato ormai molto provato dal male, mi ha colpito la serenità d’animo con cui mi ha accolto e con cui ha partecipato alla preghiera che abbiamo fatto assieme anche alla sorella e al fratello che lo hanno amorevolmente assistito. Non era difficile intuire che la sua serenità d’animo nasceva dalla fede che lo aiutava ad affidarsi totalmente nelle mani del Signore e dalla speranza gli faceva tener fisso lo sguardo sulle cose invisibili per le quali aveva speso tutta la sua esistenza di cristiano e di sacerdote.

 

 

Adesso che anche per don Ernesto è giunto il momento di fare il passo finale della morte, noi siamo riuniti attorno al suo corpo mortale per pregare per lui. Affidiamo alla misericordia di Dio questo suo sacerdote che è morto con la pace del cuore, dono che lo Spirito Santo fa a coloro che hanno conservato in loro una fede genuina e sincera. Da come lo abbiamo conosciuto, possiamo testimoniare che una fede autentica e una profonda onestà lo hanno sempre accompagnato lungo gli 84 anni di pellegrinaggio terreno, di cui 59 consacrati a Dio e alla Chiesa nel sacerdozio. In età giovanile è stato vicario parrocchiale a Latisanotta, Talmassons e, successivamente, è stato nominato parroco a Masarolis e ad Ovaro per servire, poi, la parrocchia di Fagagna come cooperatore. In età più anziana si è dedicato con fedeltà al ministero della consolazione a favore dei fratelli e delle sorelle ricoverati in diverse case di risposo, portando loro l’eucaristia, il sacramento del perdono, una parola e un sorriso.

 

 

Non è stato sempre facile il cammino di don Ernesto e non sono mancati tempi di difficoltà e, anche, di incomprensione che lo hanno messo alla prova. Questo, però, non ha scalfito il suo impegno dentro la Chiesa e la volontà di dare un contributo attivo e costruttivo nei problemi che ci si trovava ad affrontare. Ricordo che più volte ha cercato il dialogo di confronto anche con me consegnandomi con sincera semplicità delle sue riflessioni scritte; spesso in friulano, lingua materna che  coltivava con particolare impegno. 

 

 

Il Signore Gesù, che conosce in profondità il cuore dell’uomo, sa come è stato quello di d. Ernesto e siamo certi che lo ha trovato aperto e affidato a lui e alla sua misericordia. 

Nel Vangelo abbiamo ascoltato la promessa di Gesù: «In verità, in verità io vi dico: chi ascolta la mia parola e crede in colui che mi ha mandato, ha la vita eterna e non va incontro al giudizio ma è passato dalla morte alla vita». Don Ernesto nel suo ministero sacerdotale ha sempre preso molto sul serio la Parola di Dio, l’ha ascoltata prima di tutto per sé per  poi predicarla ai fratelli.

Abbia, ora, la grazia di passare dalla morte alla vita con Gesù risorto. Nella comunione dei Santi possa sentire dal vivo la voce del Figlio di Dio che lo accoglie e lo risveglia alla vita eterna perché quanti fecero il bene, dice Gesù, udranno la sua voce e usciranno dai sepolcri per una risurrezione di vita, che nessun male potrà più loro togliere perché è finito il tempo delle lacrime ed è iniziato il tempo della consolazione.

 

 

Riposa in pace, caro don Ernesto dopo le tante fatiche che hai affrontato e il bene che hai compiuto. Per te offriamo a Dio Padre questa Santa Messa di suffragio come ultimo dono di amore cheti accompagni fino alla patria eterna.  

 

Pozzuolo del Friuli, 9 giugno 2016