Omelia nelle esequie di don Agostino Plazzotta

18-01-2016
Cari fratelli e sorelle,
il Signore è passato, ha silenziosamente bussato e ha chiamato con sé il suo servo fedele, don Agostino Plazzotta. Per noi don Agostino è stato un confratello stimatissimo, un testimone della fede, un maestro di spiritualità, un amico sereno e caloroso, un buon samaritano pieno di compassione.
Ma credo che, in questo momento, egli sia contento se lo ricordiamo come un servo fedele del Signore Gesù al quale ha consacrato senza riserve, come suo sacerdote, più di 67 anni di vita. Questo è stato l’interesse e l’impegno più profondo della sua vita, il filo d’oro che ho la guidato. Per essere servo totalmente obbediente a Cristo e alla Chiesa, ad appena quattro anni dall’ordinazione sacerdotale ha chiesto di diventare oblato diocesano e, senza pretese e condizioni, si è messo a disposizione del vescovo per qualunque necessità ci fosse in diocesi.
 
In questa Santa Messa di suffragio, pur nel dolore del distacco, la parola che ci sale spontanea dal cuore è: grazie. Grazie di tutto cuore a Dio Padre per averci donato questo sacerdote perché don Agostino è stato un grande dono per i suoi vescovi, per i confratelli sacerdoti, per tutta la diocesi di Udine e per tantissime persone. In questi giorni ho ascoltato, come raramente capita, solo parole di stima, di affetto e di riconoscenza.
 
Dalla provvidenza di Dio Padre don Agostino era stato dotato di ricchi talenti, di spiccate qualità umane e intellettuali. Era stato, poi, formato alla fede e alle virtù da una solida educazione familiare e parrocchiale, nella sua Cercivento a cui è rimasto sempre legato e dove tornerà a riposare in attesa della risurrezione finale dei morti in Cristo.
Questi talenti non li ha tenuti per sé, nascosti sotto terra, ma li ha fatti fruttare donandoli a tutti con una generosità instancabile, che non ha conosciuto soste, sino agli ultimissimi giorni della sua lunga esistenza terrena. È morto veramente sul campo, consumato dalla dedizione a Cristo, alla Chiesa e ai fratelli.
 
Sarebbe lungo l’elenco delle attività e delle iniziative per le quali d. Agostino si è speso: parroco di Ribis, Rizzolo e del Santuario di Madonna Missionaria, amministratore di tante parrocchie in situazioni delicate di passaggio, predicatore affascinante in Friuli e in varie comunità in Italia, animatore di missioni al popolo, guida spirituale di pellegrinaggi e di gruppi di preghiera, confessore e direttore spirituale saggio e sempre disponibile, responsabile della comunità dei sacerdoti oblati, presenza fraterna e sempre rasserenante tra i confratelli. Questo e altro mi è stato raccontato di lui.
 
Da quale sorgente don Agostino attingeva tanta forza interiore, tanta serena generosità e dedizione ai fratelli? Le parole dell’apostolo Giovanni, che abbiamo ascoltato nella prima lettura, ci illuminano: «Fratelli, noi sappiamo di essere passati dalla morte alla vita perché amiamo i nostri fratelli. In questo abbiamo conosciuto l’amore, nel fatto che egli ha dato la sua vita per noi; quindi anche noi dobbiamo dare la vita per i fratelli». Don Agostino aveva conosciuto l’amore e lo aveva ricevuto nel suo cuore da Colui che ha dato la sua vita per noi. Questo è stato il suo segreto più profondo: il suo rapporto di fede e di amore con Gesù; un rapporto che egli ha fedelmente coltivato nella preghiera, nella Parola di Dio che meditava prima di predicare, nell’adorazione eucaristica, nei tempi di ritiro spirituale. A Gesù giungeva con la guida di Maria, la Madre e la Serva del Signore. Per la Vergine Maria d. Agostino ha avuto una devozione e un amore filiale intenso al quale ha introdotto tanti cristiani.
 
Gesù, per intercessione di Maria e con l’opera dello Spirito Santo ha formato il suo cuore facendolo passare da morte a vita e infondendovi il suo amore di Buon Pastore. Ed ora è passato definitivamente da morte a vita perché non possiamo che pensarlo con Gesù, come il servo fedele che è tornato dal suo Signore a consegnare i talenti fruttuosamente investiti nel dono di sé; non possiamo che pensarlo in compagnia di Maria che lo accoglie come figlio.
 
Don Agostino, alla fine della sue esistenza, ci lascia una forte testimonianza di speranza; la speranza che possiamo passare da morte a vita e la strada è l’amore; lui l’ha percorsa consumandosi per la Chiesa e i fratelli.
 
Questa speranza ci consola anche nel dolore che sentiamo per il distacco. Consola, penso, prima di tutto, la cara sorella di don Agostino, Lucia, alla quale in questo momento sento doveroso rivolgere un pensiero di profonda gratitudine a nome anche della comunità dei sacerdoti oblati e tanti altri sacerdoti e fedeli. Cara Lucia, lei è stata sorella non solo di sangue ma anche di fede e di servizio alla Chiesa. Dio la ricompensi.
 
Ed ora, caro don  Agostino, in paradiso ti accompagnino gli angeli e tu intercedi perché nella nostra Chiesa ci siano donati ancora sacerdoti della tua tempra umana e spirituale.
 
Santuario di Ribis, 13 gennaio 2016