OMELIA NELLE ESEQUIE DI DON AGOSTINO FERLIZZA

05-03-2013


(2 Cor 4,14-5,1; Gv 12,23-28)


 


Cari sacerdoti e fedeli,


abbiamo appena ascoltato le parole di speranza di S. Paolo: ‘Il momentaneo, leggero peso della nostra tribolazione, ci procura una quantità smisurata ed eterna di gloria, perché noi non fissiamo lo sguardo sulle cose visibili, ma su quelle invisibili’.


Il momentaneo ‘ e neppure tanto leggero – peso della tribolazione il nostro d. Agostino Ferlizza lo ha conosciuto e patito sulla sua carne. In particolare negli ultimi due anni, Dio, nella sua Volontà spesso misteriosa, lo ha incamminato lungo un sentiero difficile e molto doloroso da tanti punti di vista. Chi gli è stato più vicino ha colto il peso di questa prova. Abbiamo intuito quanto gli sia costato lasciare il servizio pastorale di parroco e la sua amata parrocchia di Carlino, alla quale è tornato finché le forze glielo hanno permesso. E, poi, la sofferenza e anche l’umiliazione di ritrovarsi, giorno dopo giorno, sempre più debole e meno sicuro di se stesso.


Ora d. Agostino starà certamente scoprendo, davanti al Volto luminoso del Signore Gesù, perché gli sia stata chiesta questa pesante prova di purificazione. E noi con tanto affetto preghiamo perché si avveri per lui la promessa di cui ha parlato S. Paolo: si ritrovi con la ricompensa di una quantità smisurata ed eterna di gloria.


E’ una preghiera che possiamo fare con tanta fiducia perché mi è sembrato di cogliere in d. Agostino un riflesso di questa gloria eterna già avvicinandolo nel periodo della sua malattia.


Devo dire che mi ha colpito sempre la sua serenità d’animo pur dentro una sofferenza vissuta con un certo pudore, come era del suo carattere piuttosto riservato.


Abbiamo avuto diversi colloqui anche impegnativi; come quando dovevamo decidere della sua rinuncia a parroco di Carlino. Pur nella difficoltà fisica e morale, non l’ho mai trovato insofferente o reattivo contro l’improvviso male che sconvolgeva, in modo inatteso e irreversibile, la sua esistenza e il suo ministero sacerdotale.


Lo ha sorretto una forte e umile serenità del cuore che lo ha aiutato a non ripiegarsi su se stesso ma a restare aperto agli altri, con quella giovialità che aveva sempre avuto.


Leggendo, in questi giorni, il suo testamento spirituale ho capito meglio il segreto di questa serenità di d. Agostino, mantenuta anche sotto il peso della croce.


La possiamo capire assieme ascoltando quanto ci ha lasciato scritto: ‘Penso di poter dire con San Paolo di aver combattuto la buona battaglia e di aver conservato la fede. Anzi, Signore, tu mi hai aiutato a crescere nella fede, mi hai fatto capire, soprattutto in questi ultimi tempi, che la cosa più importante sei tu. Sto comprendendo sempre più la frase di Sant’Agostino: Signore, ci hai fatti per te e il nostro cuore è inquieto fino a  quando non riposerà in te. Per questo a ragione Sant’Agostino disse: Tardi ti amai bellezza infinita. Ora, Signore, dopo questa breve esistenza, spero dalla tua bontà di essere accolto nel tuo paradiso dove, finalmente, ti contemplerò in tutta la tua bellezza e constaterò la tua fedeltà alle tue promesse. Grazie, Signore, di tutto; accettami con i miei limiti. Se in me c’è qualcosa di buono è frutto sì della mia buona volontà, ma soprattutto frutto della tua grazia che a larghe mani hai sparso sul mio cammino’.


Ho voluto leggere questa parte del testamento di d. Agostino perché ci rivelano il suo animo profondo che lui teneva sempre coperto da un naturale velo di riservatezza.


E’ giusto che d. Agostino sia ricordato anche per tanti altri meriti e lo potete fare voi che lo avete amato e stimato come pastore e amico.


Da parte mia ho pensato di testimoniare questa sua fede profonda che, come lui stesso ci dice, è cresciuta negli anni con la grazia di Dio a cui lui ha saputo rimanere fedele e che può dire, con San Paolo, di aver conservato dopo aver combattuto la buona battaglia.  E’ una fede che ha generato il lui un rapporto personale con il suo Signore, diventato il suo amore più importante di cui spera di contemplare, in paradiso, la bellezza e la fedeltà alle promesse.


Questo è stato l’animo sacerdotale di d. Agostino Ferlizza e questo è il buon seme che ha sparso nelle comunità cristiane che ha servito: come cappellano a Venzone, e, poi, parroco a Corno di Rosazzo, Pontebba e Dogna e, finalmente, Carlino.


Per questa fede nel suo Signore, così profondamente vissuta e donata a tanti cristiani, noi siamo profondamente riconoscenti a d. Agostino, cristiano e sacerdote autentico e fedele.


Il suo dono non si esaurisce oggi perché la sua testimonianza resterà viva nei nostri cuori. Lo affidiamo alla misericordia del Padre pregando con sicura fiducia: ‘In paradiso ti conducano gli angeli’.