OMELIA NELLE ESEQUIE DI DON ADRIANO MENAZZI

07-10-2011


1 Gv 3,1-2; Gv 19,1-18.25-30 )


 


Cari confratelli vescovi, sacerdoti e fedeli di S. Marco e di altre comunità cristiane,


il Vangelo ci ha parlato di Gesù in croce che guarda sua Madre e la dona al discepolo che amava e consegna il discepolo alla sua nuova Madre.


In questa S. Messa di esequie in suffragio del caro e stimato d. Adriano Menazzi, ci è facile immaginarlo come il discepolo amato vicino alla Madre Maria sotto la croce del Signore.  D. Adriano ha accolto con tutto il cuore Maria come sua Madre e ad essa si è affidato con straordinario amore e devozione lungo tutti gli 86 anni di vita e i 62 di sacerdozio. Poco tempo fa mi raccontava, con immutato entusiasmo, la sua adesione al Movimento sacerdotale mariano e il suo instancabile apostolato per animare questo movimento e tanti gruppi di preghiera del rosario perpetuo fatti sorgere in tutta la diocesi.


Ho avuto questo colloquio con d. Adriano pochi giorni prima la diagnosi del male incurabile che lo aveva colpito e che tanto velocemente lo ha portato a lasciarci.


Mi è rimasta impressa profondamente la serenità spirituale che trapelava dal suo cuore. Essa non dipendeva da una qualche sua forza umana perché d. Adriano stesso, in uno scritto intitolato ‘Parole di commiato’, ci confida di avere ‘una costituzione psicologica oltremodo sensibile che lo aveva portato a diffidare delle sue forze e capacità’.


Quella serenità, un autentico dono spirituale maturato nel suo animo grazie alla fede, coltivata sempre con una seria vita di preghiera, e grazie al quotidiano e familiare legame con la Vergine Maria. Egli era ben cosciente che era giunto il momento di andare verso la croce ma non si sentiva solo; proprio, come abbiamo sentito nel Vangelo, andava verso la croce in compagnia della Madre e da lei sostenuto e consolato.


Sia Maria ‘ perché lei lo può ‘ accompagnarlo a Gesù risorto al quale d. Adriano, con la semplicità di cuore che lo caratterizzava, potrà avere l’ardire di dire le sue stesse ultime parole: ‘Tutto è compiuto’. Può dirle con sincerità perché ha consumato la sua lunga esistenza terrena per il Signore, per Maria, per la Chiesa e per i cristiani affidati alle sue cure pastorali.


Dopo alcuni anni a Ligosullo ‘ che d. Adriano ricorda come ‘indimenticabile esperienza’ ‘ egli si è dedicato per 57 anni, fino alla morte, alla parrocchia di S. Marco di Mereto.


La comunità cristiana di S. Marco è stata la sua famiglia; così me la descrisse in un toccante intervento durante la mia breve visita lo scorso anno.


Lui è stato un vero padre per tutti: un padre, prima di tutto nella fede, e poi nel cuore. Nella Pasqua scorsa scriveva ‘ai suoi giovani’ un profondo messaggio che concludeva con queste parole: ‘Per favore, non cestinate questi miei pensieri; rileggendoli un domani, nel ricordo del Scior Santul che vi ha voluto tanto bene, potranno forse aprirvi a rinnovati sentimenti di impegno ed a nuovi propositi di bene nella luce della FEDE’.


In queste poche righe, tutti i cristiani di S. Marco ritrovano certamente, in questo momento, il cuore umano e sacerdotale di d. Adriano che li ha amati nel Signore e per loro si è speso in tutti i modi.


Ognuno conservi nella memoria e nel cuore i ricordi personali che ha di d. Adriano, pieni di sentita riconoscenza. Ci potrà essere occasione, nel prossimo futuro, di manifestarli e di raccoglierli perché d. Adriano è una parte importante della storia della parrocchia di S. Marco.


Da parte mia, sento il dovere di aggiungere a quanto ho detto, le ‘Parola di commiato’ che d. Adriano ha lasciato ai suoi cristiani.


Dopo aver brevemente ricordato i momenti del suo sacerdozio, si rivolge a voi, cristiani di S. Marco ‘ e a quanti lo hanno conosciuto e stimato ‘ e scrive: ‘Amici e fratelli, che ora siete qui per offrirmi l’ultimo saluto cristiano, prima di affidare alla terra le mie spoglie mortali, canto con voi l’amore del Signore che, pur guardando alla mia povertà, mi ha scelto come suo sacerdote.


Canto l’amore della Madonna che ho amato e fatto amare come madre desideratissima, Canto la mia riconoscenza ai parrocchiani, ai parenti, amici e conoscenti, per la comprensione e carità dimostrata nei miei riguardi, chiedendo umilmente perdono per limiti e difetti che possono aver procurato sofferenza a qualcuno. Canto il mio affetto per le tante persone incontrate nei cenacoli di preghiera, legati al movimento mariano. Ed infine canto la gioia di aver condiviso per tanti anni con gli arcivescovi, mons. Nogara, mons. Zaffonato, mons. Battisti, mons. Brollo e con tanti confratelli, in forania e in diocesi, il mio modesto ma convinto servizio pastorale.


Ho la fiducia di potermi unire, ora, anche per la carità del vostro suffragio, alle persone care che mi hanno preceduto nell’eternità, nell’attesa di ricongiungermi un giorno anche con voi, nella luce della gloria del Signore.


Per questi ripeto a tutti: ‘Siate forti nella fede!’. Grasie di cur e mandi, mandi a duҫ!’.


Caro d. Adriano, non ti manca in questo momento la carità della nostra preghiera di suffragio e tu ricordati di noi presso il Signore Gesù.