OMELIA NELLA SOLENNITA’ DI PENTECOSTE

27-05-2012


Abbiamo ascoltato nella prima lettura della S. Scrittura il racconto degli avvenimenti del giorno di Pentecoste, giorno che Gesù risorto aveva scelto per far scendere sui suoi apostoli lo Spirito Santo. Quando lo Spirito Santo entra nel cuore degli apostoli realizza subito uno straordinario miracolo. Il miracolo che più colpì i presenti fu il dono delle lingue: predicando il Vangelo in una sola lingua, gli apostoli erano capiti da gente che parlava lingue diverse. Il vero grande miracolo dello Spirito Santo fu, però, la nascita della Chiesa, della comunità di coloro che credevano in Gesù.


A guardare bene, Gesù risorto, parte da un materiale umano che non era certo di prima qualità. Parte da dodici uomini molto diversi tra loro, che lo avevano abbandonato al momento della sua passione e morte, non provvisti di preparazione culturale o politica.


Il giorno di Pentecoste erano riuniti nel cenacolo dove li teneva assieme Maria a cui Gesù in croce li aveva affidati come nuovi figli.


Nessuna istituzione umana poteva formarsi e resistere nel tempo partendo da un simile gruppo di fondatori. Per questo la Chiesa è il grande miracolo che Gesù risorto compie a Pentecoste: crea la comunità dei suoi discepoli non fidandosi delle loro capacità ma della forza di comunione che ha il suo Santo Spirito.


 


Questo miracolo di Gesù e dello Spirito Santo è continuato nei secoli e continua anche oggi. La Chiesa, formata da poveri uomini, ha sempre patito le debolezze e i peccati dei suoi membri mostrandosi una comunità fragile; spesso più fragile di altre istituzioni politiche e sociali in mezzi alle quali viveva. Nonostante ciò, questa Chiesa del Signore ha continuato la sua vita e la sua missione lungo i secoli e in mezzo alle nazioni e culture più diverse.


Anche in questo tempo la Chiesa di Gesù è provata da faticose debolezze e miserie che i mezzi di comunicazione portano a conoscenza di tutti. Continua a mostrare che è formata da uomini di ogni tipo: da santi e da peccatori; da cristiani che arrivano a vivere in modo eroico il comandamento dell’amore e da altri che cedono alle antiche tentazioni del potere o del denaro.


Possiamo dire che non c’è niente di nuovo perché i dodici uomini dai quali Gesù è partito per formare la sua Chiesa il giorno di Pentecoste non erano un gruppo scelto, migliore di noi. Solo con la potenza del suo Santo Spirito il Signore ha creato e rinnovato dentro la storia umana la comunità di coloro che credono in lui e a lui sono uniti nel battesimo.


 


In questa S. Messa di Pentecoste rinnoviamo la fede che Gesù continuerà il suo straordinario miracolo di far vivere e tenere unita la Chiesa.


Ci testimonia questa fede il nostro attuale Papa, Benedetto XVI. Con la fragilità di un uomo di ottantacinque anni, si trova a guidare la Chiesa in mezzo a quotidiane prove che lo toccano anche molto da vicino. Da lui, però, non traspaiono reazioni ansiose o scomposte ma, piuttosto, sempre una profonda saggezza e serenità. E’ ben cosciente delle difficoltà che la Chiesa sta attraversando e le ha più volte denunciate con insolita lucidità e schiettezza.


Ma va avanti con sicurezza e umile serenità e in questo ci testimonia la sua grande fede e il suo grande amore per la Chiesa. Ci testimonia che non si sente il capo di una grande organizzazione in crisi ma – come ebbe a dire nel suo primo discorso ‘ ‘un umile operario della vigna del Signore’. Egli sa che la Chiesa è ‘del Signore’ e se così non fosse non sarebbe neppure iniziata dai dodici uomini raccolti nel cenacolo.


Sa che, in mezzo a tante debolezze dei suoi membri, lo Spirito Santo sta suscitando nuovi santi che sono il vero lievito che rinnova nei secoli la Chiesa.


Uniamoci, in questa festa di Pentecoste, al Santo Padre imparando da lui la fede e l’amore per la Chiesa di cui siamo membra e figli.


Diamo il nostro contributo per rinnovarla cercando di essere noi più coerenti al vangelo e pregando lo Spirito Santo che tocchi i cuori.


Non sono le accuse pubbliche fatte nei mezzi di comunicazione con toni, a volte, aggressivi e poco rispettosi, che contribuiscono a rendere migliore la Chiesa. Sono i santi che la aiutano a superare anche i momenti difficili; sono quei cristiani che non fanno sentire la loro voce ma ogni giorno pregano, amano e si sacrificano e, in questo modo, partecipano all’amore che Gesù continua a profondere per la Chiesa, che ha unito indissolubilmente a sé come sua sposa.


Lo Spirito Santo, allora, ci renda più umili e più santi.