Omelia nella Solennità dell’Epifania del Signore 2014

06-01-2014

Care sorelle e fratelli,
soffermiamoci a meditare sul significato della festa dell’Epifania lasciandoci guidare dal testo del Vangelo che abbiamo ascoltato.
 
San Matteo narra che gli abitanti di Gerusalemme e il loro re Erode non furono interessati alla nascita di Gesù a Betlemme; anzi, la ignorarono completamente. Quello che fece scalpore fu, piuttosto, l’improvviso arrivo in città di alcuni Magi stranieri, accompagnati dal loro seguito. Essi giungevano dalle terre dell’oriente e cercavano il Re dei giudei che era nato. Si erano lasciati guidare nella loro ricerca da una stella luminosa che avevano visto spuntare e che chiamano: “la sua stella”, mandata a loro dallo stesso Re dei giudei perché li guidasse fino alla sua culla. Senza sapere la meta e fidandosi solo della stella avevano iniziato un vero pellegrinaggio, sostenuti dalla grande speranza di trovare Colui che poteva dare risposta alla loro ricerca della verità e alle domande sul senso della loro vita.
 
Molti si sono chiesti da dove venisse quella stella e la tradizione popolare l’ha immaginata come una cometa che transitava in quel tempo nel cielo. Al di là di ogni ipotesi, possiamo dire che i Magi si mossero guidati non solo dalla luce della stella, ma anche da una luce interiore: la luce della speranza. Non erano ebrei e non conoscevano le profezie che annunciavano il Messia, ma erano uomini onesti nella mente e nel cuore e non avevano rinunciato alla speranza di trovare Colui che poteva rivelare loro il senso dell’esistenza e la vera gioia per cui val la pena di vivere. Quando giungono alla culla di Gesù e si inginocchiano davanti a lui trovano la risposta e la gioia. Abbiamo ascoltato dal vangelo che “provarono una grandissima gioia”.
 
Ci fu un momento, però, in cui i Magi smarrirono la luce della stella. Fu quando entrarono a Gerusalemme per cercare notizie da chi doveva saperne più di loro circa il Re dei giudei che era nato. A Gerusalemme, infatti, sapevano e gli studiosi della sacra Scrittura danno subito la risposta al re Erode: “A Betlemme di Giudea, perché così è stato scritto dal profeta”. Gli abitanti della città santa sapevano che doveva venire il Messia e dove sarebbe nato ma non si muovevano a cercarlo come stavano facendo i Magi. Non erano interessati; l’indifferenza avvolgeva in quel tempo la maggioranza degli ebrei, corrotti nella loro fede dall’idolatria dei popoli in mezzo ai quali vivevano.
 
Per ritrovare la luce della stella i Magi devono uscire dal clima di indifferenza che si viveva a Gerusalemme e riprendere la loro onesta ricerca.
 
Care sorelle e fratelli, con il tempo di avvento abbiamo iniziato in diocesi l’anno della speranza. I Magi ci mostrano quanto sia importante tenere viva in noi una forte e sincera speranza. Questa virtù è veramente la stella che spinge ogni uomo a cercare risposta ai suoi desideri più profondi: il desiderio di un senso e uno scopo grande per la propria esistenza su questa terra, l’attesa di una gioia che sia “grandissima” come quella che provarono i Magi davanti a Gesù, offerto loro da Maria.
 
Possiamo trovarci in molti a camminare dietro la luce della speranza perché essa è posta da Dio nel profondo del cuore di ogni bambino che nasce, a qualunque razza o religione appartenga. Quanto sarebbe bello condividere tra noi le nostre speranza e sostenerci nel pellegrinaggio verso Colui che è la Speranza per ogni uomo.
 
La nemica della speranza è il sentimento dell’indifferenza che aveva preso gli ebrei del tempo di Gesù e che insidia anche noi cristiani. Gli ebrei sapevano del Messia che Dio avrebbe inviato; sapevano perfino il paese dove sarebbe nato. Ma questo li lasciava indifferenti. Dobbiamo confessare che anche noi cristiani sappiamo tante cose di Gesù perché ce lo hanno fatto conoscere fin da piccoli e lo abbiamo incontrato ricevendo i sacramenti. Ma chi di noi non avverte il rischio dell’indifferenza, di vivere presi da altri interessi trascurando la fede in lui?
 
Contro l’indifferenza dei cristiani Papa Francesco ha avuto parole dure e ha denunciato una “globalizzazione dell’indifferenza”. Ha richiamato le coscienze contro la tentazione dell’indifferenza verso i più poveri. Ma la perdita di sensibilità verso i nostri fratelli è conseguenza dell’indifferenza verso la fede, verso Gesù e il Vangelo che lui ci ha insegnato. L’idolatria del consumismo spegne la speranza e il desiderio di trovare valori più grandi e profondi, di assaporare gioie spirituali che si provano vivendo la fede in Gesù e la solidarietà verso i fratelli.
 
L’esempio dei Magi ci spinga ad uscire dall’indifferenza che soffoca la fede e la speranza. Si riaccenda in noi la stella luminosa della speranza. Troveremo accanto a noi molti altri fratelli che giungono, magari, da tante provenienze ma che hanno in comune con noi l’onesto desiderio di scoprire uno scopo grande per cui spendere l’esistenza. La meta comune verso cui andare è Betlemme dove ci attende Colui che è “la Luce vera che illumina ogni uomo”.