OMELIA NELLA SANTA MESSA DEL GIORNO DI NATALE

25-12-2011


Care sorelle e fratelli,


nel Vangelo che ci è stato annunciato S. Giovanni così parla della nascita di Gesù: ‘Veniva nel mondo la Luce vera, quella che illumina ogni uomo. Era nel mondo e il mondo è stato fatto per mezzo di lui; eppure il mondo non lo ha riconosciuto’.


A Natale, da Betlemme, si è accesa tra gli uomini una luce; anzi, la Luce vera, quella che non inganna e che è capace di penetrare nell’animo e illuminare ogni uomo.


Parlando della nascita di Gesù con l’immagine della luce Giovanni aveva certamente negli orecchi le parole del profeta Isaia il quale aveva annunciato la venuta del Messia dicendo: ‘Il popolo che abitava nelle tenebre vide una grande luce, per quelli che abitavano in regione e ombra di morte una luce è sorta ‘ perché un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio’.


Il profeta osservava il popolo ebreo che, a causa delle disavventure politiche e sociali, viveva un tempo di tristezza e disorientamento collettivo. Lo vede come una massa di gente che cammina in una terra avvolta dalle tenebre e, per questo, non vede più dove orientarsi, non riesce più ad creare legami di comunità perché ognuno è chiuso nel buio, facilmente crea scontri come chi cammina alla cieca.


In questa terra di tenebra si accende inaspettatamente una grande luce quando nasce un bambino che è donato al popolo da Dio; è il Messia promesso.


In questo tempo di difficoltà, che preoccupa tutti, spesso e da più parti mi è stato chiesto di dire una parola, di dare delle indicazioni e degli orientamenti. Mi è stato chiesto per il mio ruolo e servizio di Vescovo, rappresentante ufficiale e autorevole della Chiesa.


Mi è tornata in mente l’immagine usata da Isaia nella sua profezia. Ancora siamo un popolo che ha l’impressione di essere stato avvolto come da una nebbia densa che impedisce di vedere chiaramente l’orizzonte per cui non si capisce quale sia la strada giusta da imboccare per uscire dalla nebbia.


Questa oscurità è stata accentuata dalla crisi che da qualche anno ci ha assalito ma ha cause più vecchie e profonde. Ha avuto, forse, il passaggio senza ritorno quando il grande e tragico filosofo Nietzsche dichiarava che Dio è morto perché noi uomini siamo riusciti ad ucciderlo, ad estrometterlo dalla vita personale e sociale. Dopo aver gridato la morte di Dio, Nietzsche continuava con una profezia drammatica: ‘ora che abbiamo spento il sole dovremo accendere deboli lanterne in pieno giorno’.


Al momento della morte in croce di Gesù, il sole si è come oscurato e la tenebra ha avvolto la terra creando angoscia tra gli uomini perché essi stessi avevano cercato di spegnere quella Luce vera apparsa a Betlemme e che è l’unica capace di illuminare ogni uomo.


Anche questa nostra epoca ha provato a spegnere questa luce trascurando la fede in Gesù che la tradizione dei nostri padri ci aveva trasmesso come il patrimonio più prezioso. Abbiamo cercato di sostituire quella luce con deboli lanterne accese qua e là: le lanterne della scienza e della tecnica, le luci artificiali dei mezzi di comunicazione, i pensieri dei pensatori. Ma sono tutti lumi incerti e che si sono mostrati poco affidabili.


Avverto attorno a me tante persone che cercano una parola illuminata da una saggezza più grande e profonda che faccia capire il senso di quanto stiamo vivendo e che indichi un orientamento per un cammino sicuro per noi e i nostri figli, per i quali ci preoccupa il futuro che consegniamo loro.


Come dicevo, molte di queste persone chiedono anche a me Vescovo questa parola di sapienza e di luce. Non penso che la chiedano per la mia intelligenza o preparazione, ma perché pensano che sia mio compito custodire una Parola che ha illuminato le passate generazioni e che è apparsa nel mondo il giorno di Natale: Gesù Luce e Sapienza di Dio.


Abbiamo nostalgia di quel Sole ‘ per usare l’immagine di Nietzsche ‘ che l’uomo moderno per troppa presunzione ha cercato di spegnere. Non si spegne la Luce vera che illumina ogni uomo e, prima o poi, ci accorgiamo di averne ancora bisogno per non essere un popolo che vaga nelle tenebre.


In questa S. Messa del giorno santo del Natale, vorrei, allora, ripetere a tutti l’invito che i pastori si sono fatti tra loro dopo aver sentito l’annuncio dell’angelo ‘Andiamo, dunque, fino a Betlemme, vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere’.


Sì, care sorelle e fratelli, facciamo anche noi il viaggio fino a Gesù che è nato. Non vergogniamoci di sostare davanti a lui e di adorarlo portando le incertezze e le paure che gravano nel nostro cuore.


Lasciamoci avvolgere dalla Luce vera perché la parola del Vangelo di Gesù è ancora vera e attuale e in essa troviamo il senso e l’orientamento per la vita personale e sociale.


Nel presepe vediamo che i pastori hanno portato a Gesù i loro piccoli; portiamo alla Luce vera anche i nostri figli. Non illudiamoli con le deboli luci di quelle lanterne che abbiamo inutilmente cercato di accendere per sostituire la luce del Sole.


Ho scritto per Natale una lettera ai bambini che ho intitolato con le parole di Gesù: ‘Vi chiamo amici’. Gesù può riempire le attese del cuore dei piccoli e, con loro, anche del nostro cuore. Questo sia il nostro Natale, un buon Natale che auguro di cuore a tutti.