OMELIA NELLA CELEBRAZIONE EUCARISTICA IN OCCASIONE DEL VOTO CITTADINO ALLA BASILICA DELLA BEATA VERGINE DELLE GRAZIE A UDINE

25-10-2009


OMELIA DELL’ARCIVESCOVO NELLA CELEBRAZIONE  EUCARISTICA IN OCCASIONE DEL VOTO CITTADINO ALLA BASILICA DELLA BEATA VERGINE DELLE GRAZIE


(Udine, 25 ottobre 2009)


 


Abbiamo ascoltato il racconto evangelico del miracolo della trasformazione dell’acqua in vino, compiuto da Gesù a Cana di Galilea. Al centro del racconto c’è Maria che era stata invitata, con suo figlio, alla festa; forse per motivi di parentela o di amicizia con gli sposi, vista la vicinanza di Cana a Nazareth.


Mentre partecipa alla gioia della festa, Maria ha anche uno sguardo attento sulle persone e sugli avvenimenti. Per questo si accorge prima di tutti che si sta esaurendo il vino; che sta succedendo qualcosa che avrebbe rovinato la festa e spento la gioia.


Si rivolge subito a Gesù intercedendo per quegli uomini: ‘Non hanno più vino’. Poi si rivolge ai servi indicando la strada per uscire dalla difficoltà umanamente insuperabile: ‘Ascoltate lui e quello che vi dirà’.


Gesù accoglie l’intercessione della madre e compie il suo miracolo donando il suo vino che fa continuare la festa.


L’immagine della Beata Vergine Maria delle Grazie, che la città di Udine venera in questo santuario da quasi seicento anni, è una traduzione artistica del racconto evangelico.


Quando ci poniamo di fronte all’icona miracolosa siamo accolti dallo sguardo dolce e compassionevole della Vergine Maria che ha il volto rivolto verso i devoti che si avvicinano. Il volto è rivolto verso di noi, come ad accogliere maternamente le nostre preghiere, mentre la mano indica Gesù che tiene in braccio. Indica Gesù, come lo indicò ai servi delle nozze di Cana, e silenziosamente ci dice: ‘Ascoltate lui e fate quello che vi dirà. Così riceverete le grazie di cui avete bisogno. Io intercedo per voi e con voi’.


Quanti cristiani lungo i secoli si sono soffermati davanti all’icona miracolosa attirati dallo sguardo materno di Maria e hanno presentato con fiducia le loro necessità perché giungessero a Gesù per intercessione della Madre!


Non solo le singole persone ma tutta la città si è riunita nel santuario giungendo spesso con solenni processioni. Questo affidamento all’intercessione di Maria della città di Udine ha avuto momenti particolarmente intensi quando gravi calamità mettevano a rischio l’incolumità e la sopravvivenza fisica dei cittadini.


Sono state le epidemie o le violenze della guerra o le rovina del terremoto a far toccare con mano tutta la fragilità umana è l’incapacità di contrastare queste forze negative che si abbattevano sulle persone, sulle famiglie e su tutto il territorio.


Sentendosi deboli contro il male i cristiani di Udine si sono rivolti a Colei che poteva dire a suo Figlio Gesù: ‘Da soli non ce la fanno’. E per intercessione della Madre, Gesù risorto poteva liberare dal male come a Cana poté trasformare l’acqua in vino per ridare speranza e gioia agli uomini.


Oggi non abbiamo gravi pericoli che minacciano l’incolumità fisica delle persone. Vorrei, invece, far presente una diversa minaccia per la quale pregare in questa S. Messa la Vergine delle Grazie.


Oggi siamo minacciati dalla malattia dell’anima, più che da quelle del corpo. E’ una malattia subdola perché non si vede all’esterno, non sembra grave e se ne patiscono effetti quando è tardi.


L’uomo non si ammala solo nel corpo ma anche nell’anima e cade in confusioni interiori tra ciò che è bene e ciò che è male o perde la sensibilità verso i valori veri e, peggio ancora, verso il rispetto delle persone.


Non capisce più che ogni persona è creata ad immagine di Dio ed è amata da Gesù Cristo. Per questo è sacra in ogni momento e in ogni situazione della sua esistenza terrena.


La sua dignità va assolutamente rispettata specialmente quando la persona stessa non è in grado di difenderla: all’inizio della sua esistenza o quando malattie, disgrazie e vecchiaia la lasciano in balia di chi è più forte.


Invochiamo la Vergine Maria delle Grazie perché ci difenda e ‘ se è necessario ‘ ci ottenga di guarire dalla malattia dell’anima che può farci perdere sensibilità nel difendere la dignità di ogni persona facendo, così, vacillare una delle grandi conquiste della nostra civiltà.


A pochi giorni dal mio ingresso nell’Arcidiocesi di Udine, considero questa celebrazione nel santuario cittadino dedicato a Maria Vergine come un vero pellegrinaggio.


Affido al suo sguardo e al suo cuore delicato e materno il mio ministero di Pastore perché sappia essere fedele a Gesù e al gregge che mi ha affidato.


Affido alla Vergine delle Grazie tutti i cristiani e i cittadini di Udine perché ci mantenga la salute del corpo e la salute dell’anima.