Omelia nel Solenne Pontificale del Natale del Signore

25-12-2014
Care sorelle e fratelli,
abbiamo ascoltato il racconto della nascita di Gesù secondo il vangelo di Luca. Con il suo genio spirituale, S. Francesco ha reso popolare questo racconto rappresentandolo nel presepio che, anche nel nostro Friuli, sta suscitando un crescente interesse.
 
San Luca nota un particolare: “Per loro non c’era posto nell’alloggio”. Per questo motivo Maria dovette accontentarsi di un piccolo spazio nella zona riservata agli animali e usare come prima culla di Gesù la mangiatoia. Nell’assembramento di gente che aveva creato il censimento ordinato da Cesare Augusto, per Gesù non c’era posto e verso di lui c’era interesse se non da parte di poveri pastori che giunsero ad adorarlo.
 
A san Luca fa eco san Giovanni che all’inizio del suo vangelo scrive: “Venne fra la sua gente ma i suoi non lo hanno accolto”.
 
Invito a riflettere su questo importante appunto dei due  evangelisti. Per incontrare Gesù, il Figlio di Dio, venuto in mezzo agli uomini a Natale, la condizione è: fargli posto nel nostro alloggio. L’alloggio personale in cui ospitiamo le persone è il nostro cuore. Possiamo infatti accogliere una persona in salotto o in sala da pranzo con molti convenevoli esteriori, ma se il cuore resta chiuso la lasciamo fuori della nostra vita, come un estraneo che non ci interessa.
 
Questo è vero anche per Gesù. Possiamo fare il gesto tradizionale di andare in chiesa per la S. Messa di Natale o visitare qualche mostra di presepi ma, se il cuore resta indifferente e distratto, il Signore resta un estraneo. Come successe con gli abitanti di Betlemme, non troverà posto nel nostro alloggio interiore.
 
Permettete, allora, qualche breve indicazione su come possiamo far posto a Gesù dentro quello spazio più personale ed interiore che ogni uomo ha e che è il suo cuore.
 
Per accogliere un ospite è necessario, prima di tutto, che noi siamo presenti in casa nostra. Approfittiamo delle feste del Natale per rientrare in noi stessi, nell’alloggio interiore del nostro cuore. Forse ne abbiamo bisogno perché i ritmi di vita, le preoccupazioni, le tante distrazioni possono portarci a vivere realmente fuori di noi. Ma non si può vivere sempre così senza pagare conseguenze su noi stessi e farle pagare agli altri. L’uomo ha il bisogno vitale di un po’ di silenzio esterno e di silenzio interiore per raccogliersi e sentirsi a casa, dentro il suo cuore; solo con se stesso.
 
Ritroveremo dentro di noi tanti pensieri, desideri, domande, preoccupazioni, sofferenze; ritroveremo la coscienza dei nostri errori che, magari, gli altri hanno pagato.
 
Dentro il nostro cuore, pieno di tutte queste cose, proviamo a far spazio a Gesù che viene; a creargli un posto nel nostro alloggio. Come si accoglie in noi Gesù? Prima di tutto, risvegliando in noi un sentimento di preghiera, una preghiera semplice e sincera, come sanno fare gli umili, come hanno saputo fare i pastori. Possiamo, poi, ascoltare e cogliere qualche parola di Gesù che ci tocca in particolare in questo Natale, che risuona dentro di noi. Chi desidera ed è preparato può, infine, venire e ricevere Gesù dentro di sé nella comunione con l’eucaristia.
 
Se riusciremo a far posto a Gesù in noi, faremo una consolante esperienza. Il nostro cuore diventerà più ospitale e più buono, capace di dare accoglienza anche alle altre persone. Sono tante che, in questo tempo difficile, hanno bisogno non solo di aiuti materiali ma di un cuore amico che si fermi accanto a loro per ascoltarle, incoraggiarle, consigliarle, condividere la loro solitudine. Doneremo loro un piccolo raggio di gioia e la gioia tornerà anche in noi perché faremo esperienza che è vera la parola di Gesù: c’è più gioia nel donare che nel ricevere. Questa è la gioia che provarono i pastori i quali, dopo aver fatto posto a Gesù nel loro cuore, andavano incontro alle persone lodando Dio e diffondendo gioia.
 
Auguro a tutti di ritrovare questa profonda gioia natalizia e di trasmetterla a tanti con cuore sereno e ospitale.