Omelia in occasione dell’ordinazione diaconale in vista del presbiterato di Alessandro Fontaine, Michele Lacovig e Alberto Paschini – 1° ottobre 2016

03-10-2016

Cari fratelli e sorelle,

le letture della Sacra Scrittura che abbiamo ascoltato parlano direttamente a Michele, Alessandro e Alberto che qui davanti, pronti a ricevere per le mani del vescovo l’ordinazione sacra al diaconato. Parlano anche a tutti noi che ci siamo riuniti per accompagnare nella preghiera questi tre giovani mentre compiono un passo definitivo nella loro esistenza rispondendo alla chiamata di Gesù che li vuole servi della sua Chiesa.

 

Cosa dice a loro e a noi questa Parola di Dio? Riprendo alcune frasi delle letture ascoltate.

 

«Figlio mio, ti ricordo di ravvivare il dono di Dio, che è in te mediante l’imposizione delle mie mani». Durante il rito, che inizieremo tra poco, non mi limiterò a consegnare ad Alberto, Michele e Alessandro un importante incarico nella nostra diocesi, dopo aver verificato che hanno le doti e la preparazione per esercitarlo. Compirò su di loro un’azione assolutamente più grande. Mentre tutti saremo in silenzio e in preghiera, con il gesto sacramentale dell’imposizione delle mani e la successiva preghiera consacratoria invocherò su di loro un dono non mio ma di Dio, un dono che sarà portato in loro dallo Spirito Santo. Sarà Gesù che, con la potenza del suo Spirito, li unirà a sé completamente e per sempre. Essi, così, saranno costituiti diaconi; cioè, saranno in mezzo a noi la presenza di Gesù Servo di Dio Padre e Servo degli uomini, specialmente dei poveri e dei peccatori. Diventeranno presenza viva e reale di Gesù Servo non per bravura e merito loro ma per dono gratuito di Dio ricevuto con l’ordinazione sacramentale. Al termine delle loro giornate potranno ripetere le parole del Vangelo: «Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare», coscienti che sono quel che sono solo per grazia di Dio.

 

Ad Alessandro, Alberto e Michele, però, chiede qualcosa? Quale deve essere la loro collaborazione al dono di Dio che ricevono? «Se avrete fede quanto un granello di senape». questa è la loro più importante collaborazione: avere fede almeno quanto un granello di senape. Il rapporto di fede e di amore con Gesù dovrà essere la loro passione. La via della fede porterà Gesù al centro di tutta la loro persona ed li renderà realmente  servi e testimoni del loro Signore tra i fratelli.

 

Allora, facendo mio l’invito di Paolo a Timoteo, raccomando ai nostri tre candidati di ravvivare ogni giorno il dono di Dio che oggi ricevono; rianimare, cioè, con sempre più ardente amore il loro legame con Cristo. Questo, però, sarà possibile solo dentro l’ambiente vitale della preghiera. Per questo consegnerò ai nuovi diaconi l’impegno di celebrare quotidianamente la liturgia delle ore grazie alla quale potranno scandire il tempo delle giornate con la preghiera della Chiesa.

 

Grazie alla comunione di fede e di amore con Gesù Servo, lo Spirito Santo farà crescere in loro le virtù proprie del servo del vangelo che sempre Paolo ricorda a Timoteo: «Dio infatti non ci ha dato uno spirito di timidezza, ma di forza, di carità e di prudenza».

 

La fortezza è virtù necessaria per il servo del Vangelo. Paolo stesso ce ne dà testimonianza con queste parole: «Non vergognarti dunque di dare testimonianza al Signore nostro, né di me, che sono in carcere per lui; ma, con la forza di Dio, soffri con me per il Vangelo». La paura delle sofferenze e la vergogna del carcere non fermavano l’apostolo nel suo servizio al vangelo. Questa fortezza è richiesta anche nel nostro tempo perchè il Vangelo torna ad essere parola scomoda e la mentalità comune fatica ad accettare sia il Vangelo che coloro che l’annunciano.

 

Nel ministro del Vangelo la fortezza è nutrita dalla carità, la seconda virtù che Paolo ricorda. Egli non teme né croce, né impopolarità perché arde nel suo cuore la passione stessa di Cristo per il Vangelo e per la salvezza di ogni uomo,

 

L’apostolo nomina la prudenza che non significa saper fare calcoli umani senza rischiare troppo ma, piuttosto, alla mente illuminata dalla luce dello Spirito Santo per vedere quale sia la volontà di Dio nelle persone e nelle situazioni.

 

Ho ricordato alcune frasi della Parola di Dio perché in questa celebrazione parlano veramente ai nostri tre candidati al diaconato e rivelano a loro e a noi il senso profondo del dono di Dio che stanno per ricevere. Preghiamo perché sappiano mettere in pratica queste parole di Gesù e dell’apostolo Paolo diventando, da oggi, autentici testimoni di Cristo Servo di Dio e degli uomini.

 

Cattedrale di Udine, 1° ottobre 2016