Omelia in occasione delle esequie di mons. Francesco Frezza (Tarcento, 9 gennaio 2020)

09-01-2020

Cari Fratelli e Sorelle,

l’affetto e la riconoscenza verso mons. Francesco Frezza ci hanno riunito oggi nel duomo di Tarcento per dare l’ultimo saluto cristiano a questo amato e stimato sacerdote. Questa chiesa parrocchiale è stata per 36 anni il centro della sua vita e del suo ministero. E non solo per averla salvata, con grande coraggio, dalla distruzione totale dopo il terremoto, ma perché sapeva che questo era il luogo in cui egli poteva donare ai suoi fedeli i beni più preziosi: la Parola di Dio e l’eucaristica. Proprio l’invito accorato a partecipare alla S. Messa è stato l’ultimo messaggio che mons. Frezza lasciò alla comunità cristiana di Tarcento al momento del suo addio il 6 ottobre 2002. Lui, per primo, trovava nella Parola del Signore e nel Corpo e Sangue di Cristo presente nell’eucaristia l’energia soprannaturale per il suo ministero di parroco consumato completamente nel tarcentino, prima a Segnacco e poi arciprete di Tarcento.

Da quanto ho sentito raccontare e ho potuto leggere, mi son fatto l’idea di mons. Francesco Frezza come di un parroco veramente “a tutto tondo”; capace di farsi carico delle esigenze umane e spirituali delle singole persone, della comunità cristiana e del territorio, promotore di  dialogo e di collaborazione sempre e con tutti.

Illuminato da vera sapienza che gli veniva dalla sua profonda spiritualità, ha saputo guidare con lucidità e fortezza, la comunità anche attraverso le prove fisiche e morali del terremoto verso una vera ricostruzione.

Molti di voi, però, potrebbero raccontare molto più di me l’opera di mons. Frezza come parroco e mi auguro, anzi, che si trovino i modi e le occasioni per tenere viva la memoria di questo sacerdote che è stato un parroco di grande statura.

Personalmente ho conosciuto e frequentato don Francesco quando era ormai anziano ed era dedito e offriva il suo ministero sacerdotale nella chiesa cittadina di San Giacomo. Ho avuto, anche, la grazia di essergli vicino quando l’avanzare dell’età lo rendeva più debole. Ho condiviso la sofferta decisione di ritirarsi nella comunità della “Fraternità sacerdotale” dove l’ho più volte visitato fino alla sua morte. Gli anni finali della sua lunga esistenza sono stati ‘ultima purificazione che Dio ha chiesto a questo suo sacerdote. La croce ha provata la sua fede come l’oro nel crogiolo per essere pronto all’incontro finale con il suo Signore.

Ho proposto come vangelo di questa S. Messa di suffragio per mons. Frezza la parabola delle dieci vergini perché mi sembra di vederlo in compagnia delle cinque vergini sagge che arrivano con la lampada accesa all’appuntamento più importante della loro esistenza e trovano, oltre la porta della morte, lo Sposo ad attenderle e introdurle alla festa di nozze.

La lampada delle vergini sagge era la lampada della fede e chi gli è stato vicino a don Francesco può testimoniare che egli  è passato attraverso la morte con la lampada della fede accesa. La fede è stata la luce che ha illuminato la sua intelligenza e il suo cuore durante 96 anni di pellegrinaggio terreno e 70 anni di ministero sacerdotale. La fede, piena di amore, per Gesù lo aveva profondamente plasmato ed egli, come una lampada, la faceva traspariva dalla sua persona, dalle sue parole e dalle sue azioni.

Porto impresso in me il suo sorriso con cui mi ha sempre accolto anche quando ormai era a letto con le forze al lumicino. Traspariva dal suo sorriso l’umiltà e la delicatezza del cuore di Gesù che egli trametteva alle persone che lo incontravano. Tante ne ha incontrate nella chiesa cittadina di S. Giacomo di cui è stato nominato rettore dopo aver concluso il suo ministero di parroco a Tarcento. Quella chiesa è diventata un punto di riferimento per molti perché trovavano in d. Francesco accoglienza e ascolto, la misericordia di Dio nel sacramento della Riconciliazione e aiuto spirituale grazie alle celebrazioni liturgiche curate e ad altri momenti di preghiera.

Devo dire che riservava un sorriso particolare al suo vescovo che non veniva solo da gentilezza e cordialità ma dalla sua fede. Capivo che era manifestazione spontanea della sua fede e del suo profondo amore per la Chiesa che vedeva rappresentata dal suo vescovo.

Ho condiviso con voi, cari fratelli e sorelle, questi cenni, brevi e parziali, di ricordo di mons. Frezza  perché ci permettono di sperare che questo caro sacerdote meriti ora un posto tra le vergini sagge della parabola evangelica e stia andando incontro a Gesù, con la lampada della fede e della carità bene accesa. Si illumini davanti a lui il Volto sorridente e misericordioso del suo Signore per il quale ha vissuto e si è consacrato nel sacerdozio. Entro gioioso alla festa delle nozze eterne da dove potrà intercedere per la sua amata Tarcento e per tutta la sua  e nostra Chiesa friulana.

Duomo di Tarcento