Omelia in occasione delle esequie di mons. Pietro Moratto (1° aprile 2021)

01-04-2021

Cari Fratelli e Sorelle,

quando è giunta la notizia del ricovero di don Pietro per Covid, in molti abbiamo iniziato a pregare insistentemente per lui perché ci sembrava impossibile perderlo a causa di questo maligno contagio che circola in mezzo a noi. Ci sembrava impossibile che dovesse rompersi il legame di fraternità e di amicizia, semplice ma profondo, che don Pietro aveva con ognuno di noi e con le sue comunità di cui era parroco. Ma con sofferenza e commozione, abbiamo dovuto accettare che la misteriosa volontà di Dio su di lui era diversa e che si erano consumati tutti i giorni che aveva avuto a disposizione dalla Provvidenza.

Quando, però, è giunta la triste notizia della morte del caro don Pietro la nostra preghiera non si è interrotta ma, anzi, si è quasi più intensificata; e questo è stato un segno grande di fede e di speranza, oltre che di affetto, che don Pietro avrà certamente gradito mentre passava da questo mondo al Padre con Gesù risorto. Spontaneamente abbiamo sentito che se la morte aveva interrotto il legame fisico con lui, restava viva la comunione di amore la quale aveva un canale privilegiato che era la preghiera. Per questo abbiamo continuato a pregare per lui e continuiamo a pregare per lui in questa celebrazione di esequie che ci vede tutti uniti attorno al suo corpo mortale e in comunione spirituale con lui.

Ognuno di noi ha nel cuore la propria preghiera per don Pietro che nasce dai ricordi personali che ha di questo sacerdote e dai motivi di riconoscenza che sente nei suoi confronti. Assieme a queste preghiera suggerisco anche di trasformare in supplica per don Pietro la Parola di Dio che abbiamo ascoltato.

Il libro della Sapienza ci ha assicurato: «Le anime dei giusti sono nelle mani di Dio, nessun tormento le toccherà. In cambio di una breve pena riceveranno grandi benefici, perché Dio li ha provati e li ha trovati degni di sé. Li ha saggiati come oro nel crogiuolo e li ha graditi come l’offerta di un olocausto».

Dio ha chiesto a don Pietro di concludere la sua esistenza terrena con una pena breve, durata pochi giorni, ma molto difficile e dolorosa per il suo animo sensibile. Una vera agonia sopportata nella solitudine come Gesù nel Getzemani perché non è stato possibile essergli vicino. Quando avevo ottenuto la possibilità di andare a visitarlo era troppo tardi perché era ormai in rianimazione. Solo Dio ha visto i suoi pensieri e il suo cuore. Crediamo che – come ci ha detto la Parola di Dio – gli abbia chiesto quest’ultima prova per purificarlo come l’oro nel crogiuolo e trovarlo degno di sé e accoglierlo, alla fine, tra le sue braccia di Padre misericordioso e portarlo tra le anime dei giusti che non possono essere più toccate da alcun tormento perché sono in eterno nelle mani di Gesù crocifisso e risorto. Questa è la grazia che speriamo per don Pietro e per questo preghiamo.

Da come lo abbiamo conosciuto nei suoi 51 anni di sacerdozio, possiamo dire al Signore che don Pietro merita di trovare posto tra le anime dei giusti. Può essere una specie di ritratto della sua vita la preghiera di Gesù appena ascoltata: «Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli». Portiamo, infatti, nel cuore il ricordo di un sacerdote semplice, umile, senza pretese di apparire, caso mai portato a mettersi al secondo posto. Ma questo suo modo di porsi non era segno di debolezza, di ingenuità o di poca capacità. Don Pietro saper capire in profondità le persone e le situazioni; sapeva, però, accostarle senza sentimenti di durezza o di giudizio ma con disponibilità e fedeltà; sempre con un sorriso di accoglienza e bontà profonda. Questo modo di essere che tutti abbiamo apprezzato e che ha fatto del bene a tante persone nasceva da un cuore che si era formato al Cuore di Gesù Buon Pastore. Da Gesù aveva imparato ad essere “mite e umile”; lo aveva imparato anche attraverso le sofferenze fisiche e morali che non sono mancate nella sua vita e che egli ha sempre sopportato in modo silenzioso e paziente.

Ricordandolo così, nella nostra preghiera vogliamo presentare a Gesù don Pietro come uno di quei piccoli per i quali egli ha reso lode al Padre perché capiscono il suo Vangelo. Lo accolga nella sua gioia in comunione con Maria, con i Santi e con tanti fratelli e sorelle che don Pietro ha amato e servito nel suo ministero e che ora sono nella Comunione dei Santi. Gli doni la grazia suprema di vivere la pienezza della Pasqua che in questi giorni stiamo celebrando nei segni della liturgia.

E don Pietro ci resti vicino e interceda per noi, per le persone che ha amato, per le comunità che ha servito a Biauzzo, Muzzana Premariacco, Orsaria e Ipplis, per i confratelli sacerdoti a cui è stato sempre legato e per tutta la sua e nostra Chiesa diocesana.

Premariacco, 1° aprile 2021