Omelia in occasione delle esequie di don Severino Casasola (2 febbraio 2017)

02-02-2017

Cari confratelli e cari fedeli di Ronchis e delle altre comunità cristiane in cui don Severino Casasola ha esercitato il suo ministero presbiterale, la fede e l’affetto ci hanno riuniti per celebrare la Santa Messa di esequie in suffragio dell’anima di questo nostro amato e stimato sacerdote.

Lo Sposo è passato e, come le vergini sagge del Vangelo, lo ha chiamato a seguirlo ed entrare con lui nelle nozze eterne, oltre la porta della morte. La Provvidenza divina ha assegnato a don Severino un lungo pellegrinaggio terreno che è durato più di 93 anni, con la grazia particolare di consacrarne ben 70 al servizio di Cristo e della Chiesa nel sacerdozio.

È stato un pellegrinaggio ricco di tante tappe di cui ricordo appena alcune: parroco a Iutizzo, a Torsa e Paradiso, a Latisanotta e, infine, gli anni di collaborazione pastorale a Pertegada, Gorgo e Bevazzana.

Da San Paolo abbiamo ascoltato una consolante promessa: «Il momentaneo, leggero peso della nostra tribolazione ci procura una quantità smisurata ed eterna di gloria». Anche nella vita di don Severino non sono mancati  momenti  pesanti di prova e di tribolazione che hanno segnato la sua esistenza e la sua persona. Ha saputo sopportarli sempre con quel riserbo che caratterizzava il suo animo. Ora noi preghiamo Dio Padre, che scruta il cuori e ne conosce le sofferenze profonde, perché voglia trasformare le croci di don Severino in una quantità smisurata ed eterna di gloria.

Preghiamo ancora perché Gesù risorto, accolga questo suo servo fedele che nel tempo della sua vita terrena ha impegnato con fedeltà e senso di responsabilità i talenti che aveva ricevuto dalla Provvidenza. Aveva un’intelligenza fine che ha saputo coltivare con letture, viaggi e interessi culturali di qualità ma non per ambizione personale, bensì mettendo le sue doti a servizio delle persone e delle comunità cristiane che ha servito.

Si è fatto, poi, apprezzare e amare per la delicatezza del suo animo che traspariva nei rapporti con i confratelli e con i fedeli. Il suo modo di fare e di parlare era rispettoso e misurato, attento a non ferire la sensibilità e a non mancare di rispetto a chi aveva davanti. Il suo cuore di pastore si rivelava in modo particolare con le persone che erano provate dalla sofferenza. Sapeva capirle e star loro accanto perché lui stesso aveva imparato, come Gesù, cosa significasse il patire nella vita.

Don Severino ci lascia anche una testimonianza viva di fede e di preghiera. Aveva ricevuto una solida impostazione di vita spirituale dalla famiglia e negli anni della formazione in seminario e ha continuato a coltivarla con fedeltà lungo tutti gli anni del suo sacerdozio. La preghiera era il suo appuntamento per tener vivo nella sua vita il primato di Dio che è il perno di un’esistenza sacerdotale. Era, anche, una delle espressioni principali del suo ministero perché nella Chiesa il sacerdote ha il compito, come Mosè, di stare davanti a Dio e intercedere per il popolo cristiano che gli è stato affidato.

Queste qualità umane e spirituali trasparivano dalla persona di don Severino e venivano percepite da chi gli era vicino, come si sente il sapore del sale nella pasta. Per questo è stato amato e stimato nelle comunità cristiane in cui è passato; ha lasciato non un ricordo emotivo e superficiale, ma un segno profondo, una testimonianza di fede e di bontà che è entrata nelle anime delle persone facendo veramente del bene.

Questi sono i frutti che egli porta con sé mentre, varcata la soglia della morte, entra nella vita eterna e davanti al Signore Gesù fa il bilancio finale della sua esistenza. Come le cinque vergini sagge pronte a seguire lo Sposo che le svegliava improvvisamente di notte, crediamo che anche don Severino era preparato all’incontro finale con il suo Signore. Si era preparato lungo tutti gli anni di ministero e specialmente negli ultimi anni vissuti ritirato con altri confratelli anziani, purificato dal venir meno delle forse e dedicato alla preghiera.

Accompagnato dalla Vergine Maria, della quale è stato devoto, trovi il suo posto preparato nella Comunione dei Santi con tanti fratelli e sorelle che ha amato e che lo attendono.

 

Ronchis, 2 febbraio 2017