Omelia in occasione delle esequie di don Santo De Caneva (14 maggio 2021)

14-05-2021

Cari Fratelli e Sorelle, 

nella prima lettura abbiamo ascoltato una delle visioni che san Giovanni descrive nel libro dell’Apocalisse: “Vidi un cielo nuovo e una terra nuova. E vidi anche la città santa, la Gerusalemme nuova”. E nella città Santa abita Dio assieme a tutti coloro che sono passati attraverso la morte e vivono con il Signore, e Dio stesso “asciugherà ogni lacrima dai loro occhi e non vi sarà più la morte, né lutto, né lamento, né affanno perché le cose di prima sono passate”.

In quella città santa noi speriamo che sia entrato ora il caro don Santo e celebriamo questa santa messa di esequie perché il Signore risorto gli doni questa grazia finale. Si ritrovi tra gli eletti ai quali Dio stesso asciuga ogni lacrima dagli occhi e dal cuore.

Don Santo ha conosciuto anche le lacrime e non poche fatiche durante i suoi 91 anni di esistenza terrena di cui 66 consacrati al Signore nel sacerdozio. La sua lunga vita è stata come un pellegrinaggio segnato da tante tappe. Si resta colpiti vedendo per quante parrocchie egli sia passato come cappellano e, specialmente, come parroco; sarebbe lungo l’elenco.

Possiamo immaginare come ogni volta don Santo sia stato chiamato a ricominciare, ad inserirsi in una realtà nuova, a conoscere nuove persone per, poi, salutarle dopo breve tempo, rifare i bagagli e andare altrove. Solo questo frequente cambiamento è stato sicuramente per lui un motivo di sofferenza anche se, in compenso, nelle comunità in  cui è stato ha lasciato tante persone che lo hanno stimato e amato per il suo animo buono e il suo spirito sacerdotale.

Pur dovendo attraversare tante prove don Santo non ha mai perso la sua grinta e il suo entusiasmo nell’affrontare le situazioni e nel dedicarsi al suo ministero di sacerdote. Era sostenuto da una grande forza d’animo che in parte era una dote del suo carattere forgiato tra le montagne della Carnia, ma che nasceva specialmente dalla sua fede genuina e profonda e dalla fedeltà alla chiamata di Gesù che lo aveva voluto suo ministro e pastore di anime.

Anche in tarda età don Santo mostrò la sensibilità del suo cuore di pastore che sapeva essere vicino alle pecore più deboli ascoltando e consolando le loro sofferenze. Penso in questo momento alla comunità dei ciechi a cui si dedicò per anni e in mezzo ai quali l’ho trovato anch’io andando a celebrare la santa Messa, invitato da lui stesso. Penso, poi, agli ospiti della casa di riposo di Paluzza e di Tolmezzo tra ai quali visse gli ultimi anni dedicandosi, finché le forze glielo hanno permesso, al ministero della consolazione.

Alla fine è giunto il momento della chiamata ultima quando – come abbiamo sentito nel vangelo – lo sposo è passato e lo ha preso con sé per entrare nella festa di nozze. Non ci è difficile pensare che don Santo fosse preparato a quell’incontro come le cinque vergini sagge che avevano le lampade accese. Gli anni della vecchiaia, segnati dalla crescente debolezza e dall’impossibilità ormai di muoversi dove voleva, sono stati certamente il tempo della sua ultima purificazione. La lampada della sua fede, alimentata dalla preghiera, era ben accesa quando il Signore è giunto e lo ha invitato a seguirlo oltre la morte nella vita eterna che lui ha inaugurato risorgendo da morte il giorno di Pasqua.

Ora egli riempia il cuore di don Santo di quella gioia che ha promesso ai suoi amici durante l’ultima cena: “La mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena”. Preghiamo con tanta fede e tanto affetto perché il Signore gli mostri il posto riservato a lui nella città santa dove troverà, assieme a Maria e a tutti i santi, anche tanti fratelli e sorelle che ha amato e servito qui in terra e che ora aspettano di fargli festa in cielo. 

Siano vere anche per don Santo le parole con cui si concludeva la prima lettura: “Io sarò suo Dio ed egli sarà mio figlio”. Si ritrovi tra le braccia misericordiose del Padre che lo accolgono nell’abbraccio eterno come figlio amato. In quell’abbraccio riposi in pace.