Omelia in occasione delle esequie di don Raimondo Di Giusto

05-11-2014
Cari sacerdoti e fedeli tutti,
è giunto per d. Raimondo Di Giusto il momento in cui il Signore Gesù è passato e ha bussato alla sua porta per chiamare a sè il suo servo e concludere la sua lunga giornata di lavoro fedele nella vigna della Chiesa. È stato veramente lungo il tempo che Dio ha donato a d. Raimondo per amarlo e servire, con identico amore, i fratelli; è durato 94 anni di esistenza terrena e 70 di ministero sacerdotale. Con fedeltà e obbedienza ha esercitato il suo sacerdozio come cappellano a Savogna e a Gris e Cuccana, come economo spirituale a Muina e per 25 anni come parroco a S. Odorico al Tagliamento da dove è partito per vivere il suo ultimo tratto di strada nella comunità della Fraternità sacerdotale.
 
 
Nel testamento ha esplicitamente chiesto che il suo funerale fosse celebrato nella chiesa parrocchiale di Ospedaletto dove aveva ricevuto il battesimo. Vedo in questa scelta non solo un gesto di affetto e attaccamento al suo paese di origine, al quale era rimasto sempre affezionato, ma un atto di fede e di speranza: in quella chiesa in cui era iniziata la sua vita in Cristo col battesimo voleva essere accolto e accompagnato verso la pienezza di quella vita nuova che è la Comunione dei santi in paradiso. E proprio mentre la Chiesa celebrava nei giorni scorsi la festa solenne di Tutti i Santi, il Signore ha invitato ad entrare nella Comunione eterna dei Santi anche d. Raimondo.
 
Abbiamo voluto accogliere la sua volontà e siamo qui, nel suo paese, a celebrare la S. Messa di esequie per la sua anima. Per esaudire, però, il suo ultimo desiderio d. Raimondo ci chiede che in questa chiesa, in cui ha chiesto di essere portato, gli siamo vicini tutti – vescovo,  confratelli sacerdoti e fedeli – con la fede e la preghiera per accompagnarlo al banchetto eterno che il Signore Gesù ha preparato per i suoi servi fedeli.
 
Lo facciamo con quell’affetto umano che d. Raimondo ha saputo sempre suscitare nelle persone che avevano rapporti con lui, grazie al suo cuore buono e semplice e al suo volto del quale non possiamo dimenticare il sorriso spontaneo e sincero.
 
Lo facciamo specialmente in comunione con la sua fede essenziale e autentica che ha riempito sempre l’animo di questo nostro sacerdote. Di questa fede ci lascia l’ultima testimonianza nel suo testamento fatto di poche parole, come era nella sua indole; parole ferme che ci testimoniano quale sia le fede nella quale d. Raimondo è vissuto e nella quale ha consegnato la sua anima a Dio: “Muoio professando la mia fede a tutto ciò che Dio ha rivelato e la Santa Chiesa ci propone a credere. Spero per l’infinita misericordia di Dio Padre, Figlio e Spirito Santo per l’intercessione di Maria Santissima, Mamma Celeste e nostra Avvocata, di venire ammesso alla gioia eterna in Paradiso”.
 
Nelle ultime parole di fede e di speranza, che d. Raimondo ci lascia, non poteva mancare il riferimento a Maria per la quale ha nutrito un amore e una devozione totali, proprio con cuore di figlio; verrebbe da dire, con cuore da bambino che nella Mamma ha la sua sicurezza. Mi hanno raccontato i confratelli nella Fraternità sacerdotale che aveva bloccato la sua radio nella stazione ricevente di Radio Maria quasi a voler sentire solo la voce della Madre specialmente negli ultimi anni della sua esistenza quando, venendo meno le energie fisiche e psichiche, si cerca solo l’essenziale.
 
La Vergine Maria lo ha già accolto tra le sue braccia materne per consegnarlo a suo Figlio Gesù, come un piccolo fratello e figlio di Dio Padre. Gesù riconoscerà in d. Raimondo uno dei piccoli per i quali, un giorno, con gioia ha ringraziato il Padre, come abbiamo ascoltato nel vangelo: “Ti benedico o Padre, perché hai tenute nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli”.
 
Dopo che questo suo sacerdote, con fedeltà e amore pastorale, ha portato il giogo soave di ministro del vangelo, dell’eucaristia e della riconciliazione, il Signore lo accolga nella dimora eterna, non fatta da mani d’uomo, nei cieli.