Omelia in occasione delle esequie di don Luigi Cozzi (6 maggio 2017)

11-05-2017

Cari fratelli e sorelle,

 

nella chiesa parrocchiale di Premariacco, suo paese di nascita, ci simo raccolti per dare l’estremo saluto cristiano al nostro don Lugi Cozzi. L’indebolirsi generale del suo stato fisico l’aveva ultimamente convinto a ritirarsi nella comunità della Fraternità sacerdotale. Il soggiorno, però, è stato breve perché il Signore aveva stabilito che era giunto il tempo per il suo passo finale verso la  patria eterna che Gesù ha aperto a noi, poveri peccatori, con la sua resurrezione e nella quale ha preparato per ognuno di noi un posto.

 

La nostra assemblea liturgica è formata da cristiani delle diverse parrocchie a cui d. Lugi  ha dedicato con generosità la sua vita e il suo ministero sacerdotale. Ricordo che da giovane prete è stato vicario parrocchiale a Porpetto e Muzzana per tornare, poi, nelle sue terre dove ha seguito, come parroco, le comunità di Masarolis, Torreano, Grupignano, Rubignacco e, infine, per oltre 25 anni, l’amata comunità di Campeglio.

 

Sono certo che non abbiamo voluto mancare a questa S. Messe di esequie per l’affetto sincero e la riconoscenza che ci lega al caro don Luigi.

 

A me e a tutti voi resta impresso nel ricordo e nel cuore il suo volto sempre sorridente; il sorriso di un uomo buono e umile, senza arroganza e pretese. Dovendo scegliere la lettura del vangelo che abbiamo ora ascoltato, subito ho pensato alla preghiera di lode che Gesù elevò al Padre dicendo: «Hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza».  Credo che, con la nostra preghiera di suffragio, possiamo affidare al Padre questo suo sacerdote chiedendogli di accoglierlo nella comunione dei santi perché è stato tra noi uno di quei piccoli di cui parla Gesù. Con cuore semplice e sempre sereno ha messo  tutta la sua vita a disposizione del Signore e della Chiesa . Ha accolto e vissuto la vocazione al sacerdozio e il ministero di parroco, che lo poneva anche in un ruolo di responsabilità e di autorità, senza mai farlo pesare agli altri ma, caso mai, con la preoccupazione di non essere all’altezza e, di conseguenza, dedicandosi alle persone e alle comunità cristiane come un servo che, con umile generosità, mette a disposizione del suo Signore e dei fratelli il talento che ha ricevuto, grande o piccolo che sia.

 

Nei vari incontri che ho avuto, in questi anni, con don Luigi ho sempre sentito che traspariva dalle sue parole e dal suo sorriso questa generosità umile e serena che si manifestava anche nella battuta scherzosa ma sempre buona e rispettosa. Nella sua esistenza è stato accompagnato da precarietà e debolezze di salute che, negli ultimi anni, si sono trasformate in un piccolo calvario a causa del progressivo decadimento fisico. Questa prova non lo ha portato a perdere la serenità e a ripiegarsi su se stesso ma, anzi, ha purificato il suo cuore rendendolo ancor più semplice e aperto ai fratelli.

 

Tra i tanti ricordi che ci possono affiorare in questo momento, ho pensato di ricordare queste qualità di don Luigi perché sono quelle che lo hanno reso un uomo e un sacerdote amato e stimato dalle persone e dalle comunità in mezzo alle quali ha vissuto e alle quali si è dedicato. Don Lugi si è fatto voler bene perché trametteva un amore mite e umile come quello del Cuore di Gesù: «Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me che sono mite e umile di cuore». Questo nostro caro sacerdote aveva imparato da Gesù; si era lasciato formare il cuore da lui e dal suo Santo Spirito che aveva ricevuto nel giorno dell’ordinazione sacra. Ai vescovi e ai presbiteri è chiesta, prima di tutto, questa virtù evangeliche: essere pastori che hanno il cuore di Gesù, Buon Pastore. Nella sua umile generosità d. Luigi è stato in mezzo a noi un pastore con questa qualità.

 

Ringrazio, in questo momento, anche le persone che, toccate dall’affetto per don Luigi, le sono state vicine con delicatezza e fedeltà in questi ultimi anni più faticosi a causa della malattia. Tra di esse sento doveroso rivolgere un grazie particolare alla signora Pierina per la sua straordinaria dedizione. A tutti Dio renda merito.

 

Nell’Apocalisse abbiamo letto che Giovanni si sente dire da Dio: «Scrivi: d’ora in poi beati i morti  che muoiono nel Signore . Sì, essi riposeranno dalle loro fatiche perché le loro opere li seguono». Questa è la grazia che con tanta fede e speranza chiediamo per d. Luigi perché sappiamo che se l’è meritata. Abbia la grazia di riposare ora con Gesù mite e umile di cuore, che egli ha cercato di imitare lungo la sua vita terrena durante la quale non gli sono mancate anche le fatiche. Riposi nel Signore accompagnato dalle tante opere di bene che egli ha donato alla sua Chiesa e a tanti di noi e per le quali gli siamo affettuosamente riconoscenti. 

 

Premariacco, 6 maggio 2017