Omelia in occasione delle esequie di don Alessandro Belliato (19 gennaio 2018)

19-01-2018

Cari Fratelli e Sorelle,

con fede e con tanto affetto verso don Alessandro Belliato ci siamo riuniti per dargli l’ultimo saluto cristiano e offrirgli il dono prezioso della nostra preghiera di suffragio.

 

Possiamo veramente dire che don Alessandro si è addormentato nel Signore. Ho avuto la gioia di visitarlo il giorno precedente la sua morte e, anche se era provato da una forte debolezza, ero rimasto colpito dalla sua serenità sincera e semplice, da «povero di spirito» come afferma la prima beatitudine che abbiamo appena ascoltato. Questa serenità lo ha accompagnato fino al passaggio dal pellegrinaggio terreno alla vita eterna dove è entrato da buon cristiano e da buon prete, sostenuto dai sacramenti dell’eucaristia e dell’unzione degli infermi e dalla fraterna presenza e preghiera dei confratelli e di altre persone amiche.

 

Possiamo pensare che con Gesù e Maria abbia trovato ad accoglierlo sant’Antonio Abate, patrono dell’ospedale di Tolmezzo e da don Alessandro sempre venerato e onorato. Egli, infatti, si è spento appena iniziato il giorno dedicato alla festa del santo.

 

Ha avuto la grazia di morire in ospedale che per lui è stato, oltre che luogo di cura, il luogo del suo ministero sacerdotale negli ultimi 15 anni della sua vita. Date le sue precarie condizioni, si stava programmando di portarlo nella comunità della Fraternità sacerdotale a Udine. Ma Gesù ha esaudito il suo desiderio ed è venuto a prenderlo con sé tra le mura dell’ospedale.

Dal libro dell’Apocalisse abbiamo letto: «Beati i morti che muoiono nel Signore. Sì, dice lo Spirito, essi riposeranno dalle loro fatiche, perché le loro opere li accompagnano».

 

Don Alessandro è passato da questo mondo alla vita eterna partendo dal luogo in cui ha distribuito quotidianamente opere buone ai malati, ai familiari e al personale.

 

Ho sentito belle testimonianze che mi hanno parlato dell’animo semplice e delicato di questo sacerdote che gli permetteva di accostare tutti senza creare distanze o difficoltà e di portare una presenza e una parola di consolazione.

 

Quasi con spontaneità ha vissuto lo spirito del buon samaritano che si ferma accanto a chi soffre provato dalla malattia propria o di un proprio familiare. Don Alessandro era diventato uno di famiglia per coloro che dovevano passare del tempo ricoverati e per coloro che vi lavorano.

 

Queste belle qualità di don Alessandro non erano, però, frutto di un’umanità particolarmente felice ma sgorgavano da un animo che era profondamente sacerdotale. Erano doni dello Spirito Santo che aveva plasmato il suo cuore secondo il cuore di Gesù, Buon Pastore grazie alla fedeltà alla preghiera e ai sacramenti che egli ha sempre coltivato lungo gli oltre 57 anni di ministero sacerdotale e ha insegnato a tutti. 

 

Prima del ministero di consolazione in ospedale, don Alessandro si era dedicato come parroco per 10 anni a Forgaria e Flagogna e per 18 a Ronchis di Latisana dove era stato precedentemente come cappellano subito dopo l’ordinazione sacra per passare, poi, a San Paolino di Udine. Anche in queste parrocchie don Alessandro ha lasciato un ricordo pieno di affetto e di riconoscenza per la sua testimonianza di fede e di carità pastorale sempre vissute nella semplicità, col sorriso sulla bocca come era nel suo stile.

 

Ci sembra che la promessa che lo Spirito Santo suggerisce a Giovanni nel libro dell’Apocalisse si adatti bene al nostro caro don Alessandro.

 

È morto, infatti, nel Signore perché ha affrontato il passaggio supremo in comunione con Gesù e con il suo Mistero pasquale di morte e risurrezione grazie ai sacramenti ricevuto fino alla fine.

 

Si è staccato, poi, dalla vita terrena accompagnato dalle buone opere che ha compiuto lungo gli anni del suo sacerdozio e, in particolare, tra i letti del suo ospedale.

 

Noi, allora, preghiamo con tutto il cuore per lui perché riposi nel seno del Padre dalle fatiche compiute nel fare il bene, circondato dalla festosa famiglia della comunione dei santi.

 

Il Signore Gesù, l’Agnello immolato e vittorioso lo accolga tra coloro che si sono meritati l’elogio di “beato”. Ci resti vicino, caro don Alessandro, nella speranza di avere la grazia di morire come te nel Signore.

 

Tolmezzo, 19 gennaio 2018