Omelia in occasione della solennità dei Santi Patroni dell’Arcidiocesi di Udine, Santi Ermacora e Fortunato

24-07-2015
Cari fratelli e sorelle,
una delle più belle immagini di Dio che troviamo nella Sacra Scrittura è quella del buon pastore. L’abbiamo appena ascoltata dal libro del profeta Ezechiele. Gesù ha applicato a sé le parole di Ezechiele e si è presentato come l’unico pastore di cui le pecore possono fidarsi. Gli uomini disorientati e dispersi hanno trovato nella sua parola il punto di riferimento e attorno a lui si è formato un solo gregge, una vera comunità.
 
L’opera di Gesù, buon pastore, è stata continuata dai dodici apostoli e dai vescovi, loro successori, da lui stesso chiamati e inviati. Essi hanno predicato il vangelo del Signore cominciando dalle città dell’Asia minore, della Grecia e dell’impero romano. Dentro queste città si è formato il gregge di Gesù; sono nate comunità cristiane che progressivamente hanno contagiato con la linfa cristiana la vita delle città stesse, le loro leggi e i loro costumi.
 
Così è successo ad Aquileia grazie all’opera pastorale del vescovo Ermacora e dei suoi successori. Il vangelo da loro predicato ha creato una nuova civiltà.
In questa S. Messa preghiamo i nostri Patroni perché questa osmosi tra il vangelo di Cristo e la vita sociale della città di Udine continui a realizzarsi.
Tutti desideriamo vivere bene nella nostra città e più volte si aprono giusti dibattiti democratici nei quali si cercano i modi per migliorare la qualità di vita comunitaria.
Papa Francesco dedica alcuni numeri (149- 155) della sua recente enciclica «Laudato Si’» all’ecologia della città; cioè alle condizione per vivere in modo sereno e armonico tra tutti gli abitanti, senza eccezioni e discriminazioni. Offre fondamentali indicazioni che sono impregnate di valori evangelici e che rimando alla lettura personale. Mi limito a due sottolineature che sono sempre importanti anche per il nostro vivere a Udine.
 
Il Papa parla di «esperienza di salvezza comunitaria». È un’affermazione forte perché ricorda che in città o a ogni cittadino è data la possibilità di vivere bene assieme o, a lungo andare, il cittadino pagherà qualche conseguenza. Una buona ecologia della città chiede che tutti cerchino di fare del bene a tutti senza creare esclusioni urbanistiche, economiche, culturali, religiose, razziali. Dice Papa Francesco: «In tal modo gli altri cessano di essere estranei e li si può percepire come parte di un “noi” che costruiamo insieme». A questa “salvezza comunitaria” ognuno può e deve dare il proprio contributo non pensando all’immediato tornaconto personale, ma al bene di tutti; cercando, per la sua parte, che la città non sia una convivenza anonima tra persone chiuse in se stesse o nei propri circoli. ma una comunità di fratelli che sanno di dipendere l’uno dalla solidarietà dell’altro.
Una seconda riflessione del Papa mi permetto di far presente. Al n. 155 dell’enciclica scrive: «L’ecologia umana implica anche qualcosa di molto profondo: la necessaria relazione della vita dell’essere umano con la legge morale iscritta nella propria natura, relazione indispensabile per poter creare un ambiente più dignitoso». Non commento questa densa affermazione. Mi limito solo a ricordare, con il Santo Padre, che in città deve essere curata una “ecologia umana”. Devono, cioè, essere tenute presenti tutte quelle attenzioni che favoriscono una vita personale e comunitaria serena e dignitosa. Sono certamente importanti la qualità delle strade, dei quartieri, delle abitazioni, dei servizi. Ma ancora più importate è la qualità dei rapporti tra le persone, la solidarietà reciproca, l’attenzione a non creare “scarti”, per usare una ripetuta espressione di Papa Francesco. In questo credo che a Udine la Chiesa dia un decisivo contributo grazie ai rapporti fraterni che promuovono le parrocchie, alle iniziative a favore dei ragazzi, dei giovani e delle loro famiglie, alle tante forme di solidarietà concreta a favore dei più deboli e dei più poveri.
 
Aggiungo ancora che una città è “ecologica” se assicura ai suoi cittadini proposte ed esperienze di grande qualità culturale perché esse elevano gli interessi delle persone e affinano la loro mente e il loro cuore. Altrettanto importanti sono proposte ed esperienze spirituali perché la persona per vivere bene deve tenere aperte due dimensioni: quella orizzontale dei rapporti con i fratelli e quella verticale del rapporto col suo Dio, partendo dal sacrario segreto della propria coscienza. Mi sto impegnando personalmente e assieme a tanti sacerdoti, religiosi e cristiani sensibili ad offrire occasioni di meditazione della Parola di Dio, di preghiera, di esperienza spirituale, di verifica della propria vita attraverso il sacramento della confessione. In questa cattedrale abbiamo moltiplicato incontri spirituali per i ragazzi, per i giovani, per gli adulti; e così in tante altre parrocchie e comunità della città. È un servizio che offriamo alla qualità di vita della città di Udine perché restano vere le parole di Gesù: «Non di solo pane vive l’uomo ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio».
 
Mi fermo qui su riflessioni che meriterebbero ben altro sviluppo e continuiamo la nostra preghiera che concluderemo invocando, sull’atrio della cattedrale, la benedizione di Dio su tutta la città, con le reliquie dei Santi Patroni.
 
Cattedrale di Udine, 12 luglio 2015