Omelia in occasione della Santa Messa del Mercoledì delle Ceneri (1° marzo 2017)

02-03-2017

Cari fratelli e sorelle,

le parole dell’apostolo Paolo ci ricordano l’importanza del tempo della Quaresima che oggi iniziamo: «Ecco ora il momento favorevole, ecco ora il giorno della salvezza». Nel messaggio che ho scritto alla diocesi, ho invitato a vivere la Quaresima proprio come un “tempo favorevole” per mettere ordine dentro la nostra casa. Si vive meglio dentro un’abitazione pulita e ordinata. La stanza più personale in cui ognuno di noi vive non è, però, fatta di pietre o di cemento, ma è la stanza interiore del cuore, della coscienza. Anche in essa accumuliamo disordine, confusione, sporcizia. Approfittiamo del tempo quaresimale per riordinare la nostra coscienza. 

 

Da dove possiamo iniziare? Ce lo suggerisce Papa Francesco nel suo messaggio per la quaresima imperniato sulla parabola evangelica del ricco e del povero Lazzaro. Il ricco, che si era concesso nella vita terrena tutti i piaceri, dopo la morte si trova in un luogo di tormenti e da lontano vede il povero Lazzaro che vive, invece, nella gioia del paradiso assieme ad Abramo. Era finito in quell’inferno perché, come una bussola impazzita, aveva perso l’orientamento dimenticandosi che, dopo la morte, lo attendeva la seconda parte della sua esistenza, quella più importante perché dura in eterno. Credeva di avere a disposizione solo pochi anni di vita terrena e aveva cercato di sfruttarli da perfetto egoista cercando ogni benessere possibile. Ripiegato su se stesso, neppure faceva caso al povero che stava alla sua porta e che sentiva solo come un disturbo da scartare.

 

Il disorientamento in cui è caduto il ricco della parabola è una tentazione sempre presente anche in noi e nella nostra società. Siamo dei disorientati quando l’esistenza è sentita come un viaggio senza meta e senza speranza perché punto di arrivo è la morte che spegne e distrugge definitivamente la persona. Di conseguenza, l’unica possibilità che resta all’uomo è quella di godersi i giorni del viaggio con le migliori soddisfazioni possibili. Se, poi, per disgrazia il viaggio diventa troppo difficoltoso a causa di malattie, vecchiaia o altre disavventure, si può anche decidere che non val la pena di continuarlo e scegliere di interromperlo per sempre.

 

Scelte di questo genere stanno trovando spazio nei mezzi di comunicazione proprio in questi giorni. Le ricordo con molto rispetto perché solo Dio vede l’intimo di ogni persona e la sofferenza e la morte meritano sempre delicatezza e riservatezza. In questo senso, non nascondo il disagio che provo nel constatare il clamore con cui vengono pubblicizzate e – il Signore non voglia – strumentalizzate.

 

Desidero, solo, accostare ad esse l’esempio di una donna friulana che, pure, ha trovato risalto nei giornali di questi giorni. Mi riferisco a Concetta Bertoli di Mereto di Tomba morta nel 1956 a 48 anni, dopo 32 anni di una malattia che la portò ad una prolungata paralisi totale delle membra. Nel 2001 S. Giovanni Paolo II l’ha dichiarata Venerabile, riconoscendo che ha vissuto in modo eroico le virtù cristiane della fede, della speranza e della carità.

 

Aveva 16 anni quando avvertì i primi sintomi del male è iniziò per lei una dura lotta interiore alla ricerca di un senso alla malattia che si trovava a subire. Questa lotta non la portò a rifiutare la vita ma, anzi, ad illuminarla con un amore sempre più purificato ed ad offrirla, fino all’ultimo istante, per i fratelli; specialmente per coloro che la rovinano col peccato e per i sacerdoti che hanno bisogno di particolari grazie di Dio.

 

Chi donò tante forza all’animo di Concetta? Il suo compagno di viaggio: Gesù crocifisso. Essa compì il suo difficilissimo pellegrinaggio terreno in comunione col suo Signore, sostenuta dalla fede e dalla speranza che Gesù sarebbe stato sempre con lei, sulla  croce e, oltre la morte, nella gioia della risurrezione.

 

Concetta Bertoli è stata una donna e una cristiana che, pur attraverso il buio di una prova durissima, non ha perso l’orientamento dell’esistenza. La speranza di essere sempre con il Signore ha riempito di amore la sua debole esistenza, senza sprecarne neppure un frammento.

 

Accogliendo il suo esempio, approfittiamo del tempo della Quaresima per rimettere ordine alla nostra vita. E iniziamo ricentrando la bussola del nostro cammino verso la meta che ci attende e per la quale val la pena di trasformare l’esistenza terrena in un quotidiano dono d’amore.

 

Udine, 1° marzo 2017